Hermione percorreva il corridoio del reparto ortopedico con la consueta efficienza. I pazienti del San Mungo avevano già imparato a riconoscere il suo passo rapido e deciso. Era una delle migliori nel suo campo, rispettata e temuta in egual misura. Tuttavia, quando aprì la cartella del prossimo paziente e vide il nome "Harriet Williams, Auror" sentì un lieve nodo allo stomaco. L'incontro con Harriet quella mattina prima le aveva già lasciato un sapore amaro in bocca. Quando entrò nella stanza, Harriet era seduta sul lettino, con il braccio fasciato in modo temporaneo. Sorrideva, ma quel sorriso non aveva nulla di rassicurante. Era piuttosto un ghigno soddisfatto, come se fosse consapevole di avere in mano una carta vincente.
«Buongiorno!» disse Harriet con un tono allegro e troppo disinvolto, guardando Hermione che si avvicinava per controllare il suo braccio. «Veramente brutto colpo in missione, sai com'è.» Si osservò il braccio con un fare quasi compiaciuto, come se quella ferita fosse un trofeo.
Hermione mantenne una calma professionale, evitando di lasciarsi trascinare nel gioco di Harriet. «Sì, mi hanno detto che è stata una frattura complicata, ma recupererai presto.» Il tono di Hermione era neutro, distaccato, come se volesse ricordarle il confine chiaro tra dottoressa e paziente. Non c'era spazio per altro. Ma dentro, sentiva una leggera tensione. La presenza di Harriet non faceva che ricordarle i pettegolezzi che aveva sentito: Draco e Harriet insieme. E lui lo aveva confermato solo la sera prima.
«Sì, mi rendo conto, non è la prima frattura che ho sul campo.» continuò Harriet, cercando con noncuranza di trovare una posizione più comoda. «Solo che sarei molto interessata a recuperare velocemente, prima di questa sera almeno. Ho un incontro importante e vorrei essere al massimo delle mie... prestazioni, se sai cosa intendo.» La sua voce aveva assunto un tono mellifluo, quasi seducente, mentre i suoi occhi scivolavano su Hermione, cercando di osservare ogni minima reazione. «Si dice che tu sia la dottoressa più brillante della nostra generazione, Dottoressa Granger.» per un solo secondo le ricordò una frase detta da Malfoy.
Hermione non alzò lo sguardo, concentrata sui controlli di routine al braccio. «Proverò a fare del mio meglio.» La sua risposta fu breve, tagliente, ma senza lasciare spiragli per ulteriori approfondimenti. Era un tentativo di chiudere la conversazione prima che degenerasse.
Ma Harriet non si arrese. «Oh, certo.» disse, con una risatina leggera. «Ma questa era speciale. Sai com'è quando qualcuno riesce a entrare sotto la tua pelle? Quando lascia un'impronta che... beh, non va via facilmente.» Si passò una mano tra i capelli, il gesto palesemente studiato per attirare l'attenzione di Hermione.
Questa volta, Hermione si fermò un attimo, chiudendo la cartella con calma forzata. Dentro di sé, sentiva crescere una rabbia sottile e acuta, ma si rifiutava di lasciarla emergere. Non voleva darle la soddisfazione di una reazione. «Capisco.» rispose semplicemente, senza fare altre domande. Era chiaro dove Harriet voleva arrivare, ma Hermione non le avrebbe concesso di infierire.
Harriet, tuttavia, si avvicinò leggermente, facendo finta di sistemarsi la fascia. «Devo dire che è affascinante come certe cose succedano senza aspettarselo. Mi sento quasi una ragazzina alla prima cotta!» Il tono di Harriet era vagamente provocatorio, e Hermione non poté fare a meno di sentire il battito accelerare. «Pensi sempre di essere uguale alle altre, per poi scoprire di essere speciale e di poter avere la storia d'amore... ambita!» L'ultimo commento fu pronunciato con un sorrisetto tagliente, mentre osservava attentamente ogni dettaglio dell'espressione di Hermione.
Per la prima volta, Hermione sentì una fitta pungente al petto. Si limitò a un sospiro controllato, poi tornò al suo ruolo di guaritrice, fingendo di non aver capito. «Mi fa piacere, ma dovresti essere più attenta con quel braccio.» Il suo tono era gelido, ogni parola scandita con precisione chirurgica.
Harriet sorrise, vedendo che Hermione non stava abboccando, ma decise di fare un ultimo affondo. «Oh, sono sempre attenta. Ma certe situazioni meritano di essere vissute... anche quando sono ripetute.» Si alzò dal lettino con calma, come se fosse pronta a concludere l'appuntamento, e si diresse verso la porta.
Proprio mentre stava uscendo, Harriet si voltò brevemente. Fece scivolare il bigliettino dalla tasca, lasciandolo cadere sul pavimento in modo deliberato. «Grazie mille, dottoressa Granger.» Fece un cenno a Hermione, poi uscì dalla stanza senza voltarsi.
Hermione rimase immobile per un lungo momento, lo sguardo fisso sul bigliettino caduto. Il cuore le batteva forte nel petto, ma il viso rimase impassibile. Avrebbe potuto ignorarlo, fare finta di non averlo visto. Ma sapeva già cosa ci fosse scritto, e anche solo l'idea di leggerlo le dava fastidio. Eppure, non poteva non farlo.
Si chinò lentamente, raccogliendo il pezzo di carta con una mano tremante. Lo aprì e vide la calligrafia inconfondibile di Draco. 'Rivediamoci anche stasera, alle nove a casa mia. DLM.' Le parole erano scarne, asciutte, ma nella sua mente echeggiavano con il peso di un colpo al cuore.
Chiuse il biglietto in modo rapido, con un gesto secco. Dentro di sé, cercava di mantenere la calma, ma sapeva che questo le sarebbe rimasto addosso per tutta la giornata. Harriet era riuscita nel suo intento: insinuare il dubbio, aumentare il disagio. Hermione avrebbe potuto continuare a fingere che non le importasse, che la situazione non avesse peso. Ma la realtà era ben diversa.
Mentre si voltava per tornare al suo lavoro, sentì come se un macigno si fosse piantato nel suo stomaco. Draco e Harriet... e lei, in mezzo a tutto questo, cercando di capire dove stesse andando a finire. Ma una cosa era chiara: quel bigliettino aveva appena scatenato qualcosa che sarebbe stato difficile ignorare.
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Il matrimonio dei Potter
FanficHermione Granger e Draco Malfoy. Due mondi incompatibili. Hermione Granger ha costruito una vita di successo, ma nel silenzio delle serate solitarie, tra amici che parlano di matrimoni e futuri condivisi, sente il peso di qualcosa che le manca. Fors...