Capitolo 12 - Solo un altro errore

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CAPITOLO 12

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CAPITOLO 12

~ SOLO UN ALTRO ERRORE ~


Appoggiando entrambi i palmi sulle piastrelle lisce della doccia, lasciai che le gocce bollenti si infrangessero sul mio corpo, lavando via i brividi che continuavano a corrermi sulla pelle. Ma neanche tutta l'acqua del mondo sarebbe stata sufficiente a cancellare le sensazioni che provavo in quel momento.

Cristo... che cazzo avevo fatto?

Non era stato quello il piano. Non era stato quello ciò che avevo avuto in mente quando avevo lasciato la moto in una delle strade parallele a quella in cui vivevano i Dove e avevo preso la maschera dallo scompartimento sotto al sellino.

Tutto ciò che avrei dovuto fare era entrare di nascosto in camera di Gwen e spaventarla. Giocare il ruolo del mostro in agguato sotto il letto e farle provare talmente tanta paura da farle credere che non sarebbe mai più stata davvero al sicuro.

Il detective Dove credeva che non esistessero eroi. Io sarei stato l'incubo personale di sua figlia. Il cattivo che non avrebbe mai potuto fermare e che avrebbe continuato a torturare la sua principessa.

Questo era stato il piano.

Un piano che era andato a puttane nel momento esatto in cui ero entrato nella sua camera e l'avevo trovata sveglia nel suo letto, mentre si inarcava sul materasso...

Mentre si toccava in modo lento...

Mentre reprimeva gemiti e mugolii...

Dio!

Esattamente come era successo in quel momento, la mia mente si annebbiò e tutto il sangue confluì alla mia erezione, tendendola in modo fottutamente doloroso.

Cristo santo, era... era...

"Qualunque cosa tu voglia..."

Reprimendo un ringhio, serrai le palpebre e strinsi una mano alla base dell'erezione, iniziando a muoverla a un ritmo disperato.

Rividi Gwen distesa sul letto, mentre le sue maschere cadevano e i suoi lineamenti si distendevano in una bellezza disarmante.

E poi, la rividi imprigionata tra me e la porta, con le guance più rosse del fuoco che mi aveva appiccato dentro e le labbra socchiuse mentre inspirava a fatica l'aria elettrica tra di noi.

Il riflesso del temporale si era specchiato nelle sue iridi, e per tutto il tempo nei suoi occhi non era esistito altro a parte i lampi delle saette e il bagliore blu dei miei led.

Mi ci ero perso, in quei cazzo di occhi.

E quando le avevo preso i polsi in una mano, quando avevo visto il suo tatuaggio...

Cazzo!

Scosse incandescenti mi risalirono il ventre, puro e devastante piacere mi inondò le vene.

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