(VII) Frecce invisibili.

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<<Je sens que je vous aime, mais je ne sais pas encore de quelle manière.>>
~George Sand

(Sento che vi amo, ma non so ancora in che modo.)

CALLIOPE.

Sto camminando verso scuola, la testa persa tra pensieri che mi appesantiscono più dello zaino sulle spalle. Il viale è illuminato da un sole pallido, nascosto a metà dalle nuvole autunnali, e le foglie secche scricchiolano sotto le suole delle mie converse nere. Ma la luce e il rumore scompaiono nella mia testa, dove una frase riecheggia senza sosta:

Lunedì, papà tornerà.

È stata l’ultima cosa che mi ha detto mia madre stamattina, mentre infilavo di fretta una felpa e prendevo lo zaino.
Papà torna.
Sono mesi che è fuori, lontano, immerso nel suo lavoro da geologo, o almeno questa è la scusa che usa per non essere quasi mai a casa. Quando ero piccola, credevo che viaggiasse solo per scoprire segreti nascosti sotto la terra. Col tempo, invece, mi sono resa conto che cercava solo una via d’uscita, un modo per allontanarsi senza destare troppi sospetti. Io per lui sono sempre stata la principessa di casa, ma… non riesco a ricambiare. Non come vorrei, non come lui si aspetta. È colpa di quei suoi occhi verdi: ogni volta che li guardo, vedo Sophie, la mia sorella maggiore defunta due anni fa, la sua copia quasi perfetta. È come se ogni volta papà mi ricordasse tutto ciò che non siamo riusciti a tenere insieme.

Un brivido mi risale lungo la schiena, scuotendomi da questi pensieri, giusto in tempo per accorgermi che sto entrando in cortile. I gruppi di studenti sono già raccolti fuori dall’ingresso della scuola, immersi in conversazioni indistinte e risate. Il cielo è limpido, anche se c’è una strana tensione nell’aria, come se qualcosa di insolito stesse per accadere.

Forse sto solo dando troppa importanza a una frase casuale…
Perché sto diventando così? Penso di continuo, ho paura che la mia testa possa scoppiare da un momento all'altro.
Inspiro, espiro, cammino.

Infine sospiro, pronta ad affrontare la giornata, e varco la soglia dell’edificio, che è già pieno di passi veloci e di chiacchiere. Passo accanto alle ragazze della mia classe: tra loro vedo Violetta e Camelia, le mie fidate compagne di classe, pronte a lanciarmi sorrisi e battutine come al solito. Violetta mi raggiunge subito, con un sorriso sornione e un’occhiata che so già dove mira.

«Tesoro, ti sei svegliata bene oggi?» mi chiede con un tono malizioso, afferrandomi per il braccio.

Le lancio un'occhiata di sbieco. «Diciamo che ho avuto risvegli migliori…»

Non faccio in tempo a spiegare oltre che, per fortuna, Vanessa arriva in soccorso. È la mia compagna di banco e ha una capacità innata di spostare le conversazioni in una direzione totalmente diversa.

«Calliope, hai visto? Ethan si è fidanzato di nuovo, e stavolta pare sia per davvero!» esclama, divertita.

Quella notizia mi colpisce in un modo che non avrei mai ammesso ad alta voce.
Ethan, il mio ex.
Non è che provi ancora qualcosa, ma il pensiero che lui abbia trovato qualcun’altra così in fretta, quando sembrava che ci stessimo riavvicinando… mi lascia un retrogusto amaro.
Mi costringo a scrollare le spalle.

«Beh, contento lui…»

La campanella mi salva dal continuare quella conversazione e prendo un respiro profondo mentre ci avviamo verso la prima ora. So già che non sarà semplice tenere la mente lucida. E non è solo per la notizia di stamattina: una parte di me spera, e teme allo stesso tempo, di incontrare Lauren. Negli ultimi mesi, i nostri sguardi, i momenti che abbiamo condiviso, sono diventati come un filo invisibile che mi avvolge e mi trascina sempre più vicino a lei. La sua presenza è un’ombra costante che avverto in ogni angolo della scuola.

Il sottile Fil Rouge.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora