ANNABETH (LIII)

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La Madre Terra era lì, davanti a lei, e Annabeth non sapeva se aveva veramente distrutto tutto o se quel caos fosse solo il frutto di una visione combinata e malefica; sperava ovviamente nella seconda opzione e pregava il cielo che tutto ciò attorno a lei sarebbe tornato normale dopo la morte della madre dei giganti. Si girò per guardare Percy e la visione la fece rabbrividire: il figlio di Poseidone aveva gli occhi socchiusi come se fosse stato ipnotizzato.

-Percy che fai? Svegliati..

"AHAHAHAHAHAHAHAHAHAH" Gea rise.

La sua risata scosse tutta la collina, alcuni alberi caddero, un pezzo di terreno della collina crollò e venne risucchiato dalla bufera di terra attorno.

"POVERA SEMIDEA, NON PUOI FARCI NIENTE ORMAI, CIÒ CHE VEDI È TUTTO VERO, HO DISTRUTTO TUTTO E RESTATE SOLO VOI ORMAI ... E LUI!" la Terra indicò Percy.

Ad Annabeth venne un colpo al cuore –Non è vero! Non ci credo! –urlò- Ma.. aspetta! Come hai fatto a leggermi la mente?

"DISCUTI ANCORA LE MIE CAPACITÀ? AHAH, MA D'ALTRONDE DA UNA FIGLIA DI ATENA COSA CI SI PUÒ ASPETTARE?!"

Gli occhi ancora chiusi di Gea insospettirono tutti, soprattutto Annabeth: non erano chiusi ancora per caso, c'era un motivo, Gea stava aspettando solo il momento decisivo o già aveva programmato qualcos'altro. Annabeth ne era certa.

"SAI COME RIESCO A LEGGERTI LA MENTE? PERCHÉ FORSE SONO LA DEA DELLA TERRA? BEH, PUÒ DARSI.. MA C'È UN MOTIVO BEN PIÙ GRANDE."

Tutta la terra si mosse ancora più forte, e ad Annabeth non piacque.

-Hai per caso vinto qualche concorso di Veggente per una sera su MTV? –chiese amaramente Leo ancora scosso dalla perdita della nave.

"AH! NON CREDO PROPRIO.."

Il corpo di Gea si proiettò e si stanziò davanti ad Annabeth.

In quel momento la semidea sentì all'interno del suo corpo come uno strato fangoso che stava percorrendo le sue viscere; percepiva l'afflusso di emozioni che scemavano dentro di sé, le stava scoppiando la testa e le riaffiorarono i ricordi con Percy, tutta la loro storia d'amore. Gemette e cadde in ginocchio.

-E allora, –disse appoggiandosi al ginocchio –brutta massa di lardo terroso, perché riesci a sentire le mie emozioni e a percepire il mio stato d'animo?

La dea sembrava ingrossarsi sempre di più. Il suo sguardo- anche se aveva gli occhi chiusi- sembrò essere divertito e sulle labbra la terra stava prendendo la forma di una sorta di sorriso. Sì proprio così, Gea stava sorridendo e non prometteva nulla di buono.

La Dea non parlava.

-Perché? –Annabeth con la voce sforzata dal dolore si rialzò.

Gea sembrava sorridere sempre di più.

"OH PICCOLA MIA, PERCHÉ IO HO IL TUO CUORE"

Ad Annabeth la vita si accorciò di almeno vent'anni, sempre se non fosse morta quel giorno stesso, s'intende.

-Il mio cuore? Non ho capito..

Annabeth non capiva cosa volessero significare quelle parole, poi per apprendere la dura realtà le bastò distogliere lo sguardo dalla Terra e lasciare che gli occhi fissassero l'unica cosa bella in mezzo a tanta distruzione: Percy.

-Non puoi! Lui è mio, Percy diglielo!

Ma Percy non rispose, era lì immobile a fissare la Terra.

Gea sparì nella bufera di terra, si sentì un grosso boato che echeggiò per tutta la valle. Annabeth si avvicinò a Percy, lo guardò, lo abbracciò, ma niente.. era ancora il "buon" impassibile Percy.

Finale alternativo: Il sangue dell'OlimpoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora