La vegetazione è alta e fitta all'uscita del grande raccordo anulare. Le case a schiera tutte dello stesso colore arancione. Dalla fermata dell'autobus parte l'imprecazione di una donna che non è riuscita a salire sul grande mezzo. Il suo vaffanculo urlato con forza si mischia al rumore del traffico all'ora di punta, mentre il conducente si allontana verso l'estremità destra della corsia per svoltare l'ennesima curva della sua carriera.
Accanto alla Dacia Logan di Mirco c'è una grossa moto nera, anche lei ferma al rosso, ma per andare nella direzione opposta. Il ragazzo alla guida gira contemporaneamente acceleratore e frizione con frenetici movimenti di polso, facendo rombare il motore ai massimi giri, come se non aspettasse altro di veder scattare il verde e ripartire alla velocità della luce.
Elisa lo guarda, cercando di abituarsi alla luce del sole. E intanto lui si volta, incastrando per un istante i loro occhi.
Succede tutto nell'arco di pochi secondi
Non riesce a vederlo bene perché la visiera del casco gli copre metà faccia come se indossasse una maschera.
Ma quando scatta il verde, sembra essere passata un'eternità. Lui riparte e a lei restano stampate in testa due iridi grigi magnetiche, con pagliuzze azzurre e pupille piccole quanto puntini.
Sbadiglia mentre suo padre riparte.
«Buongiorno bell'addormentata»
«Ho dormito tanto?»
«Quasi per tutto il viaggio»
«Quanto manca?»
«Siamo quasi arrivati, fiorellino»
Elisa odia quel nomignolo. Suo padre glielo ha affibbiato quando era bambina e da allora non è più riuscito a farne a meno. «Papà! Non chiamarmi così!»
«Va bene! Non ti ci chiamo più»
La musica non c'è di Coez lascia spazio a Smells Like Teen Spirit dei Nirvana, una delle canzoni più belle della storia del rock (almeno secondo suo padre Mirco).
Elisa odia quel genere di musica. Più che qualcosa che procura diletto all'udito, le sembra un vero e proprio rumore.
«Quasi quasi era meglio quando ascoltavi Califano» dice abbassando il volume. «Almeno era roba italiana!»
«Chi te lo dice che non lo ascolto più?»
«Sto sempre con te. Lo ascolti raramente. Ma hai cominciato a prendere le sue sembianze. Guarda che camicie hai addosso! Sembri lui. Lo copi?»
«È un modo carino per dirmi di nuovo che sono vecchio?»
«No. Mi piace il tuo stile. Tranquillo. Questi occhiali da sole sono, mmmh, fighi» Li prova davanti allo specchietto dopo averli sfilati, delicatamente, dal viso di lui. «Ma a quanto pare stanno bene solo a te!» conclude restituendoglieli.
Mirco se li rimette mentre svolta una curva. «Come fai a conoscere Franco Califano?» le domanda percorrendo un grande viale occupato, principalmente, da alberi e grandi costruzioni antiche.
Lei fa spallucce e lo guarda, pensando alle cose che i padri delle altre bambine odiavano fare quando era piccola, e che Mirco invece adorava, tipo correre sulla spiaggia il mattino presto o andare a fare la spesa al supermercato con la bici.
Quando si è resa conto della differenza abissale che c'era fra lui e i padri delle sue amichette, Elisa aveva sei anni.
Mirco era diverso perché aveva la pelle più liscia, la voce più limpida, un abbigliamento più trasandato, le cuffie nelle orecchie all'uscita di scuola.
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Destini Incrociati
Romance© 𝗧𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗶 𝗱𝗶𝗿𝗶𝘁𝘁𝗶 𝗿𝗶𝘀𝗲𝗿𝘃𝗮𝘁𝗶 (𝗔𝗹𝗹 𝗿𝗶𝗴𝗵𝘁𝘀 𝗿𝗲𝘀𝗲𝗿𝘃𝗲𝗱) Qualsiasi riproduzione dell'opera, totale o parziale, è vietata e punibile dalla legge. **Destini Incrociati segue le vite di Elisa, una giovane pianista con un...