9- Presente

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I fasci di luce dorata del grande lampione si riflettono sulle strisce pedonali, illuminando gli ultimi gradini all'uscita del sottopassaggio. La "M" rossa della metropolitana, accanto alla saracinesca chiusa del giornalaio, splende in penombra. Le finestre del condominio vicino sono tutte spente, tranne una, dove si scorge un bagliore. Lì, nella luce fredda di un LED, c’è Mirco che si rade.
Di solito preferisce farlo alla luce del sole, ma stasera ha fatto un'eccezione, decidendo di portarsi avanti con la sua routine "mattutina". Domani è un giorno importante e dovrà svegliarsi presto per sbrigare le ultime scartoffie sull'acquisto del nuovo appartamento.
Il trasloco si è rivelato più faticoso del previsto, e l’idea di sottoporsi ai prossimi colloqui di lavoro aumenta il suo stress.

La paura di fallire è un tarlo che non riesce a scacciare dalla testa. “Non ti preoccupare, andrà tutto bene” è la frase che ripete alla figlia nei momenti difficili. Lui, invece, è costretto a ripetersela da solo, non perché Elisa non sappia confortarlo, ma perché l’amore ha fatto nascere in lui una forza tale da nascondere le proprie insicurezze alle persone che ama, per non ferirle.

Mentre sciacqua le mani e pulisce il lavandino dai residui della barba, Elisa fa capolino sulla porta. «Pà, allora io esco»

«Mmmh!» Mirco si gira a guardarla. «Dove hai detto che vai?» le chiede per la decima volta in pochi minuti. Sempre la stessa domanda, accompagnata da un'espressione che potrebbe sembrare stanca, ma che è solo l'ennesima sfumatura di un'unica preoccupazione.

Elisa alza gli occhi al cielo, quasi soffocando un sospiro. Afferra la maniglia della porta e sbuffa. «Papà! Te l'ho già detto. Vado da un'amica, una ragazza che ho conosciuto al Conservatorio l'altro ieri, a lezione. Si chiama Valeria. Niente di pericoloso.»

Mirco rimane in silenzio per una manciata di secondi, come se stesse assorbendo la risposta. «A casa per mezzanotte, mi raccomando. E fatti riaccompagnare da qualcuno, altrimenti mi chiami e vengo io» La sua voce ha un'inflessione che non lascia spazio a repliche. È l'ordine di chi, nonostante tutte le novità, vuole tenere il controllo.

«Sì, per mezzanotte. Ma stai tranquillo, mi riaccompagna questa mia amica, Valeria» Elisa si stacca dalla porta, fa per andarsene prima di dover affrontare l’ennesima conversazione che ormai conosce a memoria.  Ma quando lui la richiama, è costretta a tornare indietro. «Che c'è ancora, papà? Devo andare!»

«Sarete da sole?»

Elisa scuote la testa, solleva le spalle. «Penso ci sarà anche altra gente. Sembra essere una tipa da tanti, tanti amici»

«E pensi che siano tutti amici per bene?

«Boh, penso di sì. Tranquillo, eh. Se ti ho detto che non ti devi preoccupare, tu non ti devi preoccupare. E in ogni caso, so badare a me stessa. Ho diciannove anni!»

Mirco esce dal bagno con la busta dell'immondizia tra le mani, i piedi che scivolano leggermente sul pavimento umido. «Vuoi che ti accompagni con la macchina?» tenta speranzoso. «Tanto devo scendere a buttare la spazzatura»

Si avvia verso l'ingresso, ma Elisa, che sta già stringendo la maniglia, scuote la testa.

«No, grazie. Vado in metro. Ciaooo, ci vediamo dopo» Apre la porta e corre fuori senza aspettare una risposta. 

Mirco annuisce, riflette, la osserva scendere, ma insoddisfatto all’idea che viaggi da sola in metro, si precipita giù per le scale. «Ehi, aspetta un attimo!» Si ferma con l'affanno, pensando che una volta riusciva a correre chilometri e che ora, invece, bastano due rampe di scale per stancarlo. «Per fortuna ti ho fermata!»

Elisa si volta a guardarlo con un misto di noia e indignazione. «Cosa c'è ancora?» domanda, incrociando le braccia al petto, mentre lui sospira, incapace di non preoccuparsi per la sua bambina.

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