Arrivò alla stazione di Torino Porta Nuova alle 18 e 20, in orario. Rifiutò educatamente l'offerta di un ragazzo che voleva aiutarla con la valigia e scese dal treno.
Era una bella serata di settembre e l'aria era dolce. Iniziò ad arrancare verso l'uscita della stazione, trascinandosi dietro il bagaglio troppo pesante. Fece la coda in edicola per comprare il biglietto dell'autobus, uscì dalla stazione e aspettò l'autobus per un tempo infinito. Quando finalmente arrivò, timbrò il biglietto e iniziò a contare le fermate ma si distrasse un attimo ad ammirare la sua nuova città e perse il conto.
"Perfetto" borbottò.
"Se ti perdi chiedi al conducente" le aveva detto sua cugina. Certo, facile, non doveva far altro che attraversare un autobus sovraffollato con appresso quel mostro di trolley carico di vestiti, libri, cd, computer, scarpe, saponi, creme e filo interdentale. Decise di fidarsi del suo istinto. In fondo sapeva che l'appartamento a cui era diretta si trovava lungo la Dora Riparia.
Quando vide il fiume schizzò fuori dall'autobus, attraversò il ponte gettando qualche occhiata all'acqua che lambiva gli argini di pietra e trovò senza intoppi l'indirizzo giusto. Il sollievo mutò in disappunto quando alzò lo sguardo sulla casa. Non era propriamente nelle migliori condizioni, l'intonaco era scrostato in più punti e i teli verdi che pendevano flosci dai balconi davano un'impressione di trascuratezza. Almeno c'era un piccolo cortile interno che separava le abitazioni dalla strada e il via vai di studenti dava al quartiere un'aria allegra.
Fece un respiro profondo e suonò il campanello della portineria, restando saldamente aggrappata all'enorme valigia. Il meccanismo scattò con un rumore sordo e il cancello si aprì cigolando. Vera avanzò sul vialetto, varcò il portone d'ingresso e si avvicinò timidamente allo sportello.
"Ciao, mi chiamo Vera Luminari, credo che Lucia Servadei mi stia aspettando" disse.
Di fronte a lei c'era un ragazzo molto carino. Castano chiaro, occhi verdi, lineamenti dolci. Probabilmente tutte le studentesse che vivevano nel palazzo gli sbavavano dietro. Probabilmente metà di loro c'era andata a letto. Vera trattenne a stento una smorfia. Non le piacevano i bei ragazzi, soprattutto quando avevano stampato in faccia quel sorrisetto sicuro di sé che diceva "Sì, lo so che mi desideri, vedrò cosa potrò fare per te."
Tenne i muscoli del viso completamente immobili per non fargli capire che lo trovava carino. Dopo un attimo si accorse che il ragazzo la fissava con aria perplessa. Non aveva sentito una parola di quello che aveva detto.
"Come hai detto, scusa?" chiese.
Lui corrugò la fronte in un'espressione da calendario. "Sì, Lucia mi ha detto che saresti arrivata e ha lasciato un mazzo di chiavi per te. L'appartamento è al terzo piano, interno C1, prendi l'ascensore" disse con tono professionale. "Hai bisogno d'aiuto coi bagagli?" aggiunse squadrando la valigia.
Vera smise di trattenere la smorfia. "No, grazie, è una questione tra me e lei" disse. "E comunque, nel caso te lo stia chiedendo, non ti trovo affatto carino."
Come al solito aveva detto la cosa peggiore possibile. Il portinaio aveva sgranato leggermente gli occhi e lei optò per un sorriso a trentadue denti, che sul suo viso tondo non riusciva troppo male. Fece dietrofront e marciò verso l'ascensore.
In qualche maniera riuscì a coordinarsi e a entrare tirandosi dietro la valigia. La sua irritazione era alle stelle. Uscì dall'ascensore al terzo piano e iniziò a cercare l'interno C1. Sulla porta era attaccato il disegno di un pentacolo con la scritta: L'antro della Strega, girare al largo.
Vera sorrise, improvvisamente calma. Era l'ultima cosa che si si sarebbe aspettata ma la fece sentire a casa. Senza mollare il manico del trolley bussò alla porta.
"Sì?" gridò una voce dall'interno. Non sembrava la voce di una strega.
"Mi chiamo Vera" disse, "Dovrei abitare qui."
Un attimo di silenzio.
"Hai la chiave, no?"
"Beh, sì, ho bussato solo perché..."
"Entra, dai! Non posso venirti ad aprire adesso."
Vera entrò, convinta di trovare la sua coinquilina chiusa in bagno, e si bloccò a metà di un passo. Il lato positivo era che la casa sembrava carina, la porta d'ingresso dava sul salotto con un grosso tavolo rotondo e vecchie librerie straripanti di libri su tutte le pareti. Quello che lasciava perplessi era la coinquilina.
Doveva essersi data molto da fare per spostare il tavolo a ridosso della parete, in modo da ricavare un grosso spazio vuoto al centro della stanza. Qui campeggiava un cerchio di polvere viola, con dentro un piccolo altare, candele, incensi e tutto il resto.
"Scusa se non ti ho aperto! E' che non posso uscire dal circolo."
Vera non si scompose. "Sì, ovvio, fai con calma, io cerco la mia camera, ok?" disse, e senza aspettare la risposta si avventurò nello stretto corridoio che delimitava la zona notte.
)) Nota dell'autrice ((
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Ibrido
Paranormal"Non esistono più il mondo umano e il mondo specchio: esiste solo l'Ibrido." )) Nuovi capitoli tutti i venerdì! (( Vera si trasferisce a Torino per l'università, ma quando entra in una casa condivisa con Lucia, una ragazza dal forte legame con il pa...