Quando Vera e Lucia uscirono, il cielo non era ancora scuro ma il tepore della giornata aveva lasciato il posto all'aria fresca della sera, primo sintomo dell'autunno alle porte. Cenarono in un ristorante cinese, ordinarono una quantità enorme di cibo e giocarono al Riassunto della mia vita, molto di moda tra gli studenti che si trovavano a convivere senza conoscersi per niente.
Lucia era originaria di Torino ma i suoi genitori vivevano all'estero. Quella in cui vivevano era casa di sua nonna, una strega femminista che le aveva insegnato buona parte di ciò che sapeva e che da qualche anno si era ritirata a vivere in montagna. Lucia aveva da poco aveva conosciuto un ragazzo con cui manteneva un rapporto poliamoroso. Frequentava il secondo anno di lingue e non aveva un problema al mondo. Era uno spirito libero.
Vera ascoltava quel torrente di parole, addentando un raviolo al vapore o bevendo tè al gelsomino. Faceva qualche commento, cercando di capire se e quanto le piacesse la sua nuova conoscenza torinese. Uscirono dal ristorante dopo aver buttato giù un paio di Montenegro per digerire, ma evitarono accuratamente il caffé perché Lucia diceva che era imbevibile, e iniziarono a fare il giro turistico della Torino magica.
La serata era tersa e la luce dei lampioni illuminava le facciate dei palazzi creando un'atmosfera che sapeva di segreti. Vera si sentiva strana, aveva passato gli ultimi anni in una piccola città, nell'ambiente protetto della casa degli zii e non aveva fatto nuove amicizie. Sua cugine Nicoletta era più o meno l'unica persona della sua età con cui potesse confidarsi. Ora invece aveva la possibilità di aprirsi con una ragazza che sembrava il suo esatto opposto: spigliata, simpatica, sapeva sempre cosa dire. Avrebbe trovato il coraggio di essere se stessa?
"Da quanto pratichi la magia?" chiese Vera, dopo aver ammirato i Dioscuri di Piazza Castello, Castore e Polluce, che indicavano il centro nevralgico delle energie positive della città.
"Ho partecipato al primo rituale quando avevo diciassette anni" rispose Lucia. "Le colline qui intorno sono un posto magico di notte, sai?" aggiunse.
"Uhm" fece Vera, che cercava di non farsi travolgere dalla nostalgia di sua cugina Nicoletta e della sua congrega Wiccan. Erano più che altro ragazze che ascoltavano Enya, ma per lei erano state delle streghe madrine in un periodo molto difficile della sua vita.
"Se te lo stai chiedendo, io non ho niente a che fare con le energie negative della città" aggiunse Lucia. "Lo dico perché Torino ha una certa fama, lo sai, no?"
Vera annuì, lo sapeva. Cercò di dissimulare il sollievo che provava a quelle parole. Qualche dubbio l'aveva avuto, in effetti.
"Certo" disse. "Quindi sei una strega bianca?" chiese, giusto per essere sicura.
Lucia si illuminò. "Allora non sei digiuna di stregoneria!" esclamò. "Sì, sono una strega bianca, ma non faccio davvero delle magie, più che altro per me è una pratica spirituale" spiegò.
"Anche per mia cugina è così" disse Vera, e si concesse un sorriso.
Lucia sorrise di rimando e la prese per mano mentre entravano al quadrilatero romano, un quartiere di locali. Vera notò che Lucia la guardava di sottecchi, tra un sorso e l'altro, e si preparò all'inevitabile domanda.
"Ma cosa hai fatto al labbro?" le chiese infatti Lucia.
Vera si passò le dita sulle labbra, per sentire al tatto il tessuto cicatriziale che le divideva il labbro inferiore in due metà imperfette. Non era una cicatrice molto evidente, poteva addirittura passare inosservata, soprattutto se indossava una sciarpa o se i capelli la coprivano almeno in parte. Chiunque la guardasse con un minimo di attenzione, però, la notava per forza.
Quando arrivava quella domanda le nuove conoscenze di Vera potevano dileguarsi rapidamente. Per qualche tempo, quando era ragazzina, aveva mentito. "È stato un cane" diceva, oppure "Da piccola sono caduta dal tavolo". Da qualche anno invece la risposta era sempre la stessa. Il suo viso si faceva serio e con voce ferma, senza esitazioni, diceva: "È la cicatrice che mi è rimasta dall'incidente in cui sono morti i miei genitori."
Lucia si fermò di colpo. "Cavolo, mi dispiace" disse.
"Non fa niente" disse Vera. "In un certo senso è un sollievo quando me lo chiedono."
"Ci credo, non deve essere facile cercare di essere amica di qualcuno senza parlare di questa cosa enorme della tua vita" disse. "In un certo senso sei fortunata ad avere quella cicatrice."
In quel momento Vera sentì un grosso peso sollevarsi dal suo cuore, e seppe che Lucia sarebbe stata per lei una grande e ottima amica.
)) Nota dell'autrice ((
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Ibrido
Fantasy🌕 Non esistono più il Mondo Umano e il Mondo Specchio: esiste solo l'Ibrido 🌑 Due ragazze, un rituale, una profezia. Cosa può andare storto nella vita di Vera, che si è appena trasferita a Torino per iniziare l'università? La città è magica, si sa...