Contro ogni sua aspettativa, Vera si ambientò in fretta nella nuova città. Superò l'incubo dell'iscrizione in segreteria studenti e conobbe alcuni studenti in università, anche se in modo superficiale. Iniziò a frequentare i corsi di Storia delle religioni e superò gli esami della sessione di novembre. Il rapporto con Lucia si approfondiva e iniziò addirittura a partecipare a qualche rituale per la buona sorte e l'equilibrio spirituale. Stava diventando una vera studentessa fuori sede e la vita universitaria le piaceva, con la sua routine di lezioni, studio, esami, caffé e passeggiate serali lungo il fiume.
Tornò a Cuneo per le vacanze di Natale. Gli zii furono felici di vederla serena, cosa rara per Vera, e sua cugina Nicoletta volle sapere ogni minimo dettaglio sulla nuova casa e sulla coinquilina. Vera le raccontò tutto e Nicoletta sembrò soddisfatta. Il momento dei saluti fu una prova difficile, ma promise che sarebbe tornata per le vacanze di Pasqua.
Prese il regionale per tornare a Torino, con un nuovo trolley gigante pieno di vestiti e di libri, e ripensò al primo viaggio che aveva fatto su quel treno. Era stato solo pochi mesi prima, ma lei era già una persona diversa. Si sentiva più calma, più sicura di sé, anche se l'ansia a volte continuava ad assalirla riusciva a tenerla a bada ricordandosi delle persone che l'amavano e che l'avrebbero sempre protetta.
A gennaio affrontò una nuova sessione d'esame, che andò meglio del previsto. Poi arrivò il freddo. Nevicava in tutta Italia e alla fine del mese la temperatura toccava spesso i dieci gradi sotto zero.
Una mattina stava facendo una lunga doccia bollente, tentando di scacciare il gelo dalle ossa, quando Lucia bussò alla porta del bagno. Per fortuna l'abitudine di bussare era stata introdotta in modo efficace dopo una conversazione imbarazzante sulla privacy e gli spazi personali che la sua coinquilina aveva preso con molta filosofia.
Vera sussultò. Si era dimenticata di dover uscire per una passeggiata. Non ne aveva nessuna voglia, soprattutto considerato il freddo. Certo, avrebbe potuto sfoggiare le nuove calze colorate, ma in inverno il suo carattere diventava intrattabile e in quel momento si sentiva come un orso costretto a uscire dal letargo prima del tempo. Avrebbe voluto rimanere a casa a guardare l'ultima serie di A Discovery of Witches, ma Lucia non avrebbe sentito ragioni.
Sospirando chiuse il rubinetto e aprì il box doccia, avvertendo subito la differenza di temperatura.
"E va bene" bofonchiò, "rendiamoci presentabili."
Fuori era un freddo maledetto (come previsto) e i corvi raspavano nella neve ghiacciata in cerca di cibo. Le file di palazzi storici fronteggiavano la strada deserta. Nell'aria mulinavano impazziti i fiocchi di neve sullo sfondo di un cielo livido.
"Sei sicura che sia una buona idea?" bofonchiò Vera, rivolgendo un'occhiata scettica all'amica.
"Certo, anche i bambini giocano a palle di neve, smetti di lamentarti!" rispose Lucia.
"Ti ricordi quando mi hai trascinata a fare un giro notturno della città in autobus? Volevi fermarti alle quattro estremità cardinali di Torino e compiere un rituale di qualche tipo, invece siamo rimaste a piedi, nel cuore della notte, nel cuore della periferia. Per tornare a casa abbiamo dovuto fare l'autostop. Anche quella ti era sembrata una buona idea e adesso stiamo andando a fare una passeggiata in mezzo a una tormenta di neve."
"Muovi quel culo secco e seguimi" commentò Lucia.
Vera capì che sarebbe stato più facile assecondarla. Arrancarono fino al vialetto che costeggiava il fiume e si appoggiarono all'argine di pietra bianca, chinandosi a osservare la Dora. Tutto era bianco tranne l'acqua che sembrava fatta di metallo liquido. Alzando lo sguardo, Vera osservò la neve che si era posata sugli alberi alti in linee bianche compatte, così che i rametti sembravano ombreggiature in un dipinto.
"Allora?" chiese Lucia.
Vera fece una smorfia. "Va bene, avevi ragione tu, è bellissimo."
Detto questo si chinò rapida ad assemblare una palla di neve e la lanciò, sbagliando mira di un metro buono.
"Sei una schiappa!" gridò Lucia e si preparò al contrattacco.
Si bersagliarono fino al ponte e continuarono dall'altro lato del fiume. Vera si stupì della gioia infantile che provava facendo quel gioco. Da quanto tempo era che non si sentiva così libera? In giro non c'era quasi nessuno. Le macchine parcheggiate sembravano colline bianche e le strade erano deserte. Si fermarono a riprendere fiato e, ridendo, trattarono una tregua temporanea.
"Abbiamo il latte per una cioccolata calda?" chiese Vera.
Lucia rise. "Ma tu pensi solo al cibo?"
Vera alzò le spalle. Stava per replicare che non c'era niente di male e poi non è che pretendesse la panna montata, ma vide qualcosa che l'inquietò. Indicò a Lucia un punto vicino all'acqua.
"Guarda" disse. La gioia di prima era svanita in un attimo, lasciando spazio a un'ansia terribile.
C'era qualcosa di scuro che arrancava nella neve e rischiava di scivolare nell'acqua gelida.
"Dobbiamo andare a salvarlo, affogherà!" gridò Vera.
"Che cosa? Ma sei impazzita? Chiamo i vigili del fuoco, non ti muovere" disse Lucia estraendo il cellulare.
Vera però stava già correndo giù per la rampa di accesso all'argine, scivolosa per la neve ghiacciata. "Non arriveranno mai in tempo!" gridò.
)) Nota dell'autrice ((
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Ibrido
Fantasía🌕 Non esistono più il Mondo Umano e il Mondo Specchio: esiste solo l'Ibrido 🌑 Due ragazze, un rituale, una profezia. Cosa può andare storto nella vita di Vera, che si è appena trasferita a Torino per iniziare l'università? La città è magica, si sa...