Capitolo 7

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"Cavolo le chiavi! Adesso come faccio?"
Guardai sia a destra che a sinistra e notai in lontananza una grondaia che portava nel bagno. Corsi immediatamente e mi allontanai per pochi passi per vedere se la finestra era aperta.
"Ok...calma e sangue freddo"
Mi arrampicai e pian piano con la mia forza. La grondaia faceva male,era ruvida. Non l'ho mai fatto in tutta la mia vita. A malapena arrampicarsi nei alberi. Ma é una cosa completamente diversa.
"Perché deve capitarmi sempre a me!"
Arrivai alla fine della grondai. Appoggiai il piede destro su una cosa che sporgeva. Feci carica sulla gambe e con le mani presi il contorno del terrazzo e riuscii ad andare dentro casa mia.
"Si! C'e l'ho fatta! Woo"
Avevo le braccia che andavano a fuoco. Le mani erano tutte rosse, sembrava di aver toccato dei carboni ardenti.
"Hey Elisabel!"
Ayrton era giú che mi guardava. E con la mano mi salutava.
"Che ci fai lí?"
"Se te lo dico ti metti a ridere!"
"Che c'é?"
"Mi sono dimenticata le chiavi di casa"
"Sei grande!" e si mise a ridere come se non ci fosse un domani.
"Che ridi"
"L'ho sempre detto io"
"Spiritoso come sempre guarda!"
Si inginocchió dal male alla pancia da quanto stava ridendo. Mi verrebbe voglia di andare giú e farli vedere io chi é piú spiritoso!
"Io...vado dentro a cambiarmi...resti lí signorino?"
"Si resto qui!"
Andai dentro e corsi immediatamente in camera da letto per prendermi i miei pantaloncini e la canotta di sempre. Quella canotta che mi distingue da tutto e da tutti. Era di un color fluoresciente arrancione. Ayrton lo adorava.
Finii di vestirmi e corsi nel piano inferiore per aprirmi la porta-finestra. Mi fermai prima per guardare se nella piscina interna c'era ancora il cloro dentro la vaschetta. Il bordo era bagnato che per puro caso scivolai dentro bagnandomi tutta.
"Dio! PERCHÉ!"
urlando e spostandomi i capelli che mi ofuscavano la vista.
"Hey! Tutto bene?"
Corse Ayrton dentro casa.
"Ti sembra che vadi tutto a gonfie vele?"
"Ma dai! Non ci posso credere anche qui!" e ricominció a ridere di nuovo. Sembra la giornata ideale per farlo ridere di gusto.
"Si anche qui! Invece di ridere potresti semplicemente aiutarmi a venire su?"
"Si cara! Hahaha"
Mi prese per mano e mi tiró su velocemente dalla piscina.
"Guardati un attimo"
"Cosa?" con fare garbo.
"Sei...diversa"
"Grazie tante! Sono bagnata!"
"Si ok quello l'ho visto!" e sghignazzava al di sotto.
"Che ho di diverso?" mi guardavo intorno se mancava qualcosa.
"Sei...semplicemente...meravigliosa"
"Pure bagnata?!"
"Anche bagnata si!"
E ridemmo entrambi.
"Dai!...andiamo va"
"Meglio"

Cominciammo a correre verso la batigia piú estrema. La sabbia era umida e molto bagnata rispetto agli altri giorni.
Il vento era aumentato e la difficoltà di correre contro vento si faceva sentire. Il mare era molto agitato per via di questo vento. Le onde si facevano sentire e il rumore dei alberi anche.
"Forte il vento oggi"
"Già" era interessato ad abbattere il vento continuando a correre senza tregua, che nemmeno mi guardó. La sua corsa aumentava a pari passo con la velocità del vento. Lui aveva calcolato già tutto. Lui non si tirerà mai indietro.
"Posso domandarti?..." con un gran fiatone.
"Dimmi"
"Come hai fatto ad entrare dentro casa mia?"
"Ho...scavalcato" e continuando a correre.
"Io...avevo detto...se mi aspettavi"
"L'ho fatto! Dai non perdere il passo ci siamo quasi!"
"Ok"
Corremmo per ben 15 km di spiaggia. E raggiungemmo direttamente la batigia dove c'era un paio di barche ormeggiate e anche la sua.
"Sali che torniamo indietro"
"Si"
"Aspetta elisabel...riesci a mollarmi le corde dietro?"
"Si non ti preoccupare"
Mollai la corda sulla plancetta legata al palo della luce. Intanto Ayrton, dopo aver acceso il motore, anche lui molló le corde e i para-bordi negli angoli. E partimmo.
Solamente per far retro marcia si sentiva la barca andare su e giú incessantemente.
"Sei sicuro che arriveremo sani e salvi?"
"Non ti preoccupare! Vieni avanti qui con me"
Raggiunsi Ayrton e con le mani mi appoggiai sul vetro. Intanto lo guardavo. Era interessato a guidare la barca.
Era una barca targata anni 80. Era una specie di offshore, lunga e ben sviluppata. Aveva il rolbar 'al rovescio', moda anni 80. Con una gabina con cucinino e uno spazioso letto. Grande e perfetta. La plancetta era lunga e sotto due 'piedi' volvo penta duopro (due eliche).
Acceleró lasciando una lunga scia alle spalle.
Il rumore era assordante. Lo stesso sound che aveva la barca di mio padre. Soltanto piú piccola.
"SCARICHI FUORI?" urlai in modo che sentisse. Non potevo vicinarmi a lui. Se no la barca si sbilancia. Non sono obbesa!
"SI SCARICHI FUORI...PERCHÉ? DA FASTIDIO?"
Non é che sia tanto sopportabile sto rumore.
"NO TRANQUILLO...SI SOPPORTA"
Cercai di raccontare una bugia.
"OK TANTO SIAMO ARRIVATI...PRENDI I PARA-BORDI, SONO NEI LATI"
Cercai di muovermi il meno possibile. Lo spazio é abbastanza grande dietro. Potrei farci una festa quando voglio qui!
Raggiunsi i lati, mi inclinai per prenderli, intanto Ayrton aveva già abbassato i giri, e la velocità diminuí.
Feci un nodo nel angolo a sinistra e uno nella prua. In modo che con le onde non vada a sbattere.
"Tieni la corda. Fai un nodo nell'occhiello in basso a destra e lo allacci lí nel legno difronte"
Mi tiró la corda, io con veloci riflessi la presi immediatamente. Cercai di fare un nodo perfettamente. Mi allungai un po di piú per arrivare al legno difronte per poi congiungere di nuovo la corda nel occhiello e finire il nodo.
"Perfetto! Brava!"
"Posso scendere?"
"Si scendi, finisco di sistemare un po di cose e arrivo."
Alzò il vano motore per controllare la situazione se era tutto apposto.
Non avevo voglia di andarmene. Mi straiai per terra e lo osservai. Non si era accorto che me ne fossi andata. E restai li ad amirarlo. Mentre metteva le mani nel motore.
"Mi faresti vedere dov'é lo spinterogeno?"
Alzó la testa e andó a sbattere proprio sul legno che ricopre il motore.
Si mise le mani nella testa. Io rimontai abbordo e andai da lui abbracciandolo e chiedendoli scusa senza mai terminare.
"Scusa, scusami ti prego scusami non volevo. Ti prego perdonami"
"Non é stata colpa tua..." con voce rocca e dolorante.
"Scusami" Li baciai la fonte. E con le mani li tenevo la testa.
"Tranquilla sono vivo...sono vivo"
Lo guardai dritto negli occhi. E un'altro flashback arrivó, facendomi ricordare quel maledetto giorno all'ospedale a Bologna. Lui intubato e pieno di lividi in faccia. Che lottava, lottava fino a quando i battiti aumentarono all'improvviso un suono di macchina che diceva che il suo cuore si era fermato. Dottori, infermieri e tutto il personale per rianimarlo. Ma nulla da fare.
Mi appoggiai alla sua spalla, cominciai a lacrimare, cominciai a bagnarli la spalla destra. Le lacrime scivolarono giú lungo il suo corpo. Ansimavo, non volevo farmi sentire e farlo preoccupare.
"Tutto bene, non mi é successo nulla" ripete.
"Tranquilla..." una lunga pausa e disse:
"Che succede? Elisabel? Che hai?"
Con le sue candide mani mi prese dolcemente il viso e lo alzó. Incrociai i miei occhi pieni di lacrime con i sui marroni.
Splendevano dalla loro bellezza.
"Che succede elisabel?"
"Niente non preoccuparti..."
"Mi preoccupo e come di te, tu sei tutto per me. Dai dimmi che succede?"
"Niente, é solo che...sono troppo felice di averti qui con me!"
Inventai una bugia stratosferica. Non posso raccontargli tutto. Finirei per rompere i nostri sentimenti e lui mi crederebbe per una pazza furiosa. Non posso, non posso, lui é tutto per me.
"Hey, io sono il piú felice al mondo di poter stare accanto a te. Non ti lascerei mai e poi mai. Io ti amo Elisabel"
Avevo il cuore che non sapeva in che modo saltare dal mio corpo. Le gambe tremavano. Non sentivo un muscolo che non sia un muscolo. Ero immobile.
Mi bació con un lungo e appassionante bacio.
Infine mi guardó con un sorrisó meraviglioso.
"Peró..."
"Dimmi tutto"
"Adesso mi sapresti dire dové lo spinterogeno?"
Si mise a ridere e mi bació per un'altra volta.
"Come posso stare senza te?"
"É impossibile"
Chiuse il vano motore e uscimmo dalla barca. Mi prese per mano la mise dietro il mio ventre.
Mentre camminevamo, girai la testa per vedere il mare. Un brivido mi scese dalla schiena e una sbuffata di vento mi scompiglió i capelli. Sorrisi e camminai al passo di Ayrton.
L'ho sempre detto. Che qualcuno lí ci osserva!

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