"Abeline, schiaccia!", urlò il coach. Presi la rincorsa, saltai e riuscii a fare punto. Le mie compagne di squadra mi abbracciarono. Era il punto decisivo, stavamo volando dritte in semifinale.
"Sei stata grande!", gridò Beth, la mia migliore amica e alzatrice della squadra.
"Io?! Senza quell'alzata spettacolare, non avrei potuto fare niente! E le battute di Grace, le ricezioni di Sam e Gemma?! E' merito di tutte se abbiamo vinto questa partita, ce la meritiamo!" dissi guardandole tutte quante, sorridendo felice. Mi avevano nominata capitano all'inizio del campionato, e devo dire che non potevano affidarmi incarico più bello e complicato. Era bello incitare la squadra, ma eravamo pur sempre ragazze: nervose, lunatiche, ragazzi, suscettibili, ciclo. Capito, no?
"Voglio festeggiare," disse Sam,"quindi stasera tutti da me! FESTA" urlò, alzando le mani al cielo. Sorrisi, felice e soddisfatta. Stava andando tutto bene.
"Che ti metti stasera?" mi chiese Grace, da dentro il suo armadio.
Dopo la partita, eravamo andate negli spogliatoi per lavarci e cambiarci. Poi ci siamo salutate e date appuntamento a casa di Hessler per le otto e mezza. Grace mi ha chiesto se volevo cenare da lei, ed io ovviamente non potevo rifiutare un invito del genere.
"Non ne ho la più pallida idea" dissi, a pancia in sotto sul suo letto e con la faccia immersa nel cuscino. "Ho sonno, Grace, sono stanca."
"Oh no, non ci provare neanche. Tu staserai verrai a quella festa, Abeline Ebony McCoy. Non accetto né ma né però.", disse decisa la mia amica. I capelli neri legati in una coda, gli occhi azzurri ridotti a due fessure e le braccia incrociate al petto. Poteva sembrare carina, ma sapevo che se mi fossi azzardata a protestare mi si sarebbe scagliata contro. Così sbuffai, mi alzai dal letto e la affiancai davanti all'armadio.
"Che cosa mi consiglia, Grace Jenna Malone?" sorrisi, guardando i suoi vestiti. Fortunatamente eravamo molto simili fisicamente, e quindi il problema vestiti non era poi così problema.
"Odio quando mi chiami con il mio nome intero, lo sai."
"Sì, lo odio anch'io, ma vedo che non ti ferma niente dal chiamarmi così."
"Hey, ragazze! Pensavamo vi foste perse", rise Samantha con un bicchiere di non so che in mano. Io e Grace sorridemmo, entrando in casa. Inutile dire le condizioni di quel posto, dopo neanche mezz'ora dall'inizio della festa. C'era praticamente tutta la scuola. Potevo vedere la squadra di basket, il gruppo di scacchi, la squadra di hockey su prato maschile e femminile. Per fortuna noi delle squadre andavamo tutti molto d'accordo tra noi.
Beh, di certo questo non si poteva dire delle cheerleader e della squadra di calcio. Ecco, tra loro si trovavano bene, ma quando ci confrontavamo noi con loro... beh, diciamo che non scorreva buon sangue. Le cheerleader erano convinte che loro dovevano essere le uniche ragazze della scuola a dover portare un pantaloncino corto; la squadra di calcio odiava in modo particolare solamente noi. Ed erano ragazzi. Dicevano che gli rubavamo la scena, dal momento noi eravamo le uniche due squadre ad ottenere dei successi nelle nostre categorie. Mah, spirito scolastico sotto terra.
"Perché ci sono anche quelli?" chiesi a Gemma indicando i due gruppi. Grace probabilmente era andata a cercare Tom della squadra di basket, una delle sue conquiste. Così avevo trovato Gemma che girava senza una meta.
"Uh, li odio anch'io. Quando Sam ha urlato della festa, devono aver sentito anche loro.", sbuffò la ragazza dai capelli colorati. Io la seguii, bevendo ancora la mia birra. Feci per andarmene, quando una mano mi si posò sulla spalla. Mi voltai e davanti mi si presentò l'ultima persona che avrei voluto vedere.
"Oh, Hood, il motivo della tua presenza?" chiesi con un falso sorriso. Calum Hood, capitano della squadra di calcio, fidanzato del capitano delle cheerleader, Megan Forbes. Lascio a voi i commenti.
"Hey, McCoy. Ho sentito della tua vittoria, di come tu abbia deciso la partita." fece un sorriso storto, portandosi alla bocca la sua Tennents.
"La partita non l'ho decisa io, siamo una squadra. Perdiamo insieme e vinciamo insieme. Ma probabilmente non sai di che sto parlando, "capitano".", alzai gli occhi al cielo, guardando poi Gemma che stava soffocando una risata.
"Divertente come un calcio nelle palle. Beh, comunque ero venuto per non farti i complimenti.", pensava veramente di farmi arrabbiare? Povero illuso.
"Sai, è proprio vero quello che si dice. Il calcio è uno sport da signori, giocato da animali. Devo dire che tu ne sei la prova evidente. Complimenti Hood! Detto questo, evapora." dissi sorridendo cattiva. Non mi importava se era carino, alto e possente. Io, a differenza sua, non avevo paura di dire le cose come stavano.
"Io non credo proprio, Abeline." mi afferrò il polso, stringendolo. Lo strattonai, allontanandolo.
"Non chiamarmi Abeline, non siamo amici.", non più, pensai, "e non toccarmi mai più, o ti giuro che hai finito di vivere. Vedila come una minaccia se vuoi, ma ti giuro che se ti riavvicini in quel modo... Sai di cosa sono capace. Adesso, se permetti, vorrei godermi la nostra vittoria."
Mi allontanai da lui, portando Gemma con me.
Ah, giusto. Calum Thomas Hood mi ha rovinato la vita.
TATAAAAAAANNNN
Che dite? E' un po' lungo come primo capitolo, ma saranno tutti un po' così, anche perché non penso che la storia avrà più di venti capitoli.
Potete lasciare un commento? Un voto? Un insulto? Quello che vi pare? Ci tengo veramente a questa storia, vorrei sapere cosa ne pensate.
Adios xx