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Il giorno seguente, a scuola, ero ancora arrabbiata per la faccenda di Calum. Ma più che arrabbiata, in realtà, ero soltanto delusa: delusa del fatto che si fosse ridotto ad andarmi contro per cose così. Lui sapeva come la pallavolo mi aiutasse a sfogarmi, lo sapeva davvero bene, ma questo non l'aveva fermato dall'insultarla.

Quindi, tutte le classi che avevo con lui si stavano rilevando difficili, dati gli sguardi truci che continuavamo a lanciarci. Non so neanche per quale motivo mi trattasse in modo così freddo, quando l'unica arrabbiata dovevo essere io. I ricordi di quella notte sono ancora troppo vividi nella mia mente.

"Perché non li hai fermati!" urlai piangendo e stringendomi le braccia attorno al corpo. "Ti odio!"

"Non sapevo cosa fare, ero impietrito! Mi ha ricordato tutto quello che ho passato quand'ero piccolo, e tu lo sai fottutamente bene Abeline." disse il moro, cercando di prendermi tra le braccia per calmarmi.

"Lo so, ma tu non hai fatto comunque niente." Singhiozzai ancora, guardandolo per un attimo. Poi chiusi gli occhi. "Non voglio avere più niente a che fare con te."

Mi riscossi da quel breve ricordo, quando Beth chiuse l'armadietto di fianco al mio. Sobbalzai per la sorpresa e mi misi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

"Tutto okay?" mi chiese la ragazza, con un'espressione visibilmente preoccupata. Annuii velocemente, facendo cadere il discorso. Non avevo proprio voglia di parlarne.

"Come vuoi, ma sappi che per qualsiasi cosa io ci sono." mi disse sorridendomi, ed io non potei fare altro che abbracciarla. Dopodiché, mi diressi verso la classe di Storia della Musica, salutando Beth che invece aveva Inglese.

Arrivata in classe, trovai tutti i banchi occupati. O meglio, lo erano tutti apparte due: quello di Luke Hemmings e quello di Hood.

Presi un respiro profondo e mi diressi senza pensarci al banco di Luke. Tutto, tranne che Calum. Ma quando arrivai al posto, il biondo mi guardò con aria mortificata.

"Scusa rossa, ma Michael mi ha detto di tenergli il posto...", mi guardò con quei suoi occhioni blu, "Mangiamo comunque insieme? Volevo parlarti di una cosa."

Sospirai, stringendo la cinghia della borsa tra le mani. Sforzai un sorriso ed annuii alla richiesta di pranzare insieme. Poi lo avrei detto alla squadra.

Con riluttanza, mi diressi verso il banco di Hood. Lanciai la borsa sul banco e mi sedetti a debita distanza.

"Uh, fino a prova contraria non ho nessuna malattia infettiva." disse, avvicinandosi di più alla mia parte. Le nostre spalle si stavano praticamente toccando, ed io non dovevo assolutamente pensare a come era strano riavere quel tipo di contatto con lui. Così, girai di poco la testa per rispondergli.

"Ne sei sicuro? Pensavo che Megan ti avesse già contaminato." feci un sorrisetto cattivo, prima di prendere il quaderno degli appunti dalla borsa. Calum non disse niente per un po', poi ridacchiò.

"Sei sempre la solita stronzetta, Abe." sorrise e socchiuse gli occhi. Io mi infuriai, non aveva il diritto di chiamarmi in quel modo. I nostri giorni erano finiti da un bel po'.

"Ti ho già detto di non chiamarmi così, Hood." ripetei per la milionesima volta, a denti stretti. Lui trattenne una risata e alzò le mani in segno di resa. Poco dopo arrivò il professor Polyte ela lezione poté finalmente cominciare.

A quindici minuti della fine, Hood riprese a tormentarmi.

"Sai che giorno è oggi?" chiese, ed io annuii sperando che avesse finito, ma ovviamente... "E' un anno da quella notte." Per poco mi cadde la penna, non poteva parlare sul serio. Sbarrai gli occhi, guardandolo con la gola secca.

"Non stai parlando sul serio." dissi, sperando che mi stesse prendendo in giro. Lui ignorò il mio commento e si avvicinò ulteriormente alla mia sedia.

"E' un anno di buio, di niente. Perché io mi sento così da quando non ci sei più tu a riempirmi le giornate. Mi sento vuoto, inutile. Non hai idea di quanto avrei voluto fare qualcosa quella maledettissima notte, non lo immagini neanche. Vedevo te e rivedevo al contempo mia madre con mio padre. Vedevo un me di sei anni, impotente davanti a quello che stava succedendo. E' un anno che maledico me stesso, che cerco di darti le colpe per esserti messa quel vestito corto, perché pensavo che se il testimone fosse passato a te, magari non mi sarei più sentito così una merda." disse, per poi puntare gli occhi sulle sue mani. Io rimasi ammutolita, non mi aspettavo di certo quest'interazione durante la lezione di Storia della Musica.

"Ti chiedo immensamente scusa, e sono disposto a chiedertelo per il resto della mia vita. Scusa perché sono un'egoista di merda, uno stronzo, una merda. Ma soprattutto, scusa per essermi innamorato di te. Perché lo sono ancora, non mi importa che tu mi creda o meno, io avevo soltanto il bisogno di dirtelo ancora una volta." mi prese la mano libera, cominciando ad accarezzarla. Le lacrime continuavano a scendere sul mio viso. Non potevo credere alle sue parole. Mi sforzai comunque di non guardarlo, stringendo gli occhi. Poi suonò la campanella della fine dell'ora.

"Non si cancella tutto così, Cal." dissi tirando su con il naso, "potevi pensarci prima di quella notte. Ora vado a pranzo, ciao."

E me ne andai, lasciandolo lì a guardarmi con gli occhi lucidi. Faceva male, ma non potevo permettermi di ricaderci.





BOOM

Sono passati tredici giorni dall'ultimo aggiornamento, madre de dios. Comunque, come state?

Per me sono apparentemente finite le vacanze, dal momento che forse è il caso che studi qualcosa per i test dell'università. Molto bene, yay.

Passando alla storia... TATATATAAAAAANNNNN

E mo? Eh, e mo, come dice De Sica, "so uccelli senza zucchero" lol

Ve l'aspettavate la confessione di Calumcito? MANCO IO HAHAHAHA

Comunque, fatemi sapere se vi è piaciuto, se vi ha fatto cagare ecc... sono aperta a tutti i commenti.

Adios xx

QOTD: Cabeline (Calum/Abeline) o Lubeline (Luke/Abeline)?

CHE BELLI I TRIANGOLI MUAHAHAHA

Just my type.||c.h. [Sospesa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora