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Giusy ha spento ogni passione e la gente ha spento lei, e si ricorda quando un tempo era più bello stare qua.
-Ultimo.

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Prologo
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Nasciamo con un nome che non scegliamo, in un mondo che non ci appartiene davvero.
Eppure ci insegnano a indossarlo come una seconda pelle, a difenderlo e a modellarlo fino a farlo diventare tutto ciò che siamo.

Ma cosa succede quando quella pelle inizia a soffocarti?

Amelia Thornton non sapeva più cosa significasse essere se stessa, o forse non l'aveva mai saputo davvero.

Ogni giorno indossava la maschera della ragazza perfetta, sorridendo alle persone che ormai la vedevano solamente come l'immagine ideale della ragazza Kook, figlia di una delle famiglie più potenti delle Outer Banks.

Le sue mani erano sempre ben curate e i suoi vestiti impeccabili, eppure dentro di lei sentiva una costante frustrazione che la divorava lentamente: il peso delle aspettative era diventato insostenibile, ma nessuno sembrava accorgersene.

Aveva imparato con il tempo a recitare il ruolo della ragazza perfetta, a mantenere un equilibrio tra ciò che gli altri si aspettavano da lei e ciò che sperava segretamente di essere.

Ogni tanto, nei momenti di solitudine, si chiedeva come sarebbe stato fare una scelta che la liberasse da quella prigione dorata, da cui non aveva mai avuto il coraggio di scappare.

Quella mattina Amelia si svegliò lentamente, come se il mondo fuori dalla sua finestra fosse troppo luminoso e rumoroso per essere affrontato.

Aprì gli occhi e fu accecata dalla luce che entrava dalla finestra semi aperta della sua stanza.

Tutto nella sua esistenza sembrava perfetto, ma Amelia sapeva che quella perfezione era solo una facciata.

Ogni mattina si sollevava dal letto con il cuore pesante, come se le stesse ricordando che sarebbe stata un'altra giornata da vivere sotto l'occhio attento e giudicante di chi la circondava.

Si girò verso la sveglia sul comodino che segnava le nove e mezza.

Con un sospiro, Amelia si alzò dal letto e si trascinò verso il bagno. La luce che entrava dalla finestra illuminava il suo profilo perfetto: pelle liscia, capelli castani, occhi verdi, naso perfetto e labbra carnose.
Era come una bambola, perfetta, controllata, ma vuota dentro.

Entrò in doccia e una volta uscita si preparò per la giornata.

Non era mai stata una ragazza che amava i riflettori, eppure la sua vita ne era circondata. Ogni passo che faceva, ogni gesto, era esaminato, analizzato.

"Amelia" la chiamò sua madre dal piano di sotto con voce dolce ma allo stesso tempo autoritaria "La colazione è pronta, non farci aspettare" continuò.

Scese le scale, già consapevole della routine che l'attendeva: una sobria colazione , il caffè che non la svegliava mai davvero, e poi la macchina che la portava via da casa sua.

La famiglia Thornton era perfetta, almeno all'apparenza. William Thornton, il patriarca, sedeva a capotavola con il giornale in mano, l'espressione severa di chi è abituato a comandare. Sua moglie, Elizabeth, impeccabile in un abito da casa che sembrava uscito da una rivista, sorseggiava il caffè senza una piega fuori posto.

"Buongiorno cara" disse Elizabeth, alzando a malapena lo sguardo dalla tazza "Hai la prova d'abito per il gala di beneficenza oggi, non dimenticarlo."

"Certo mamma" rispose Amelia con il solito sorriso.

William abbassò il giornale, fissandola con occhi indagatori "E non scordarti del progetto comunitario, voglio che i Thornton siano sempre al centro della scena" disse con tono severo.

"Sì papà" la risposta era automatica, priva di emozione.

La colazione si svolse come ogni mattina: silenzio, formalità e l'eco costante delle aspettative. Quando Amelia tornò nella sua stanza, si lasciò cadere sul letto con lo sguardo fisso sul soffitto.

Bianco e impeccabile come ogni altra cosa nella sua vita.

Aprì il telefono, scorrendo distrattamente i social. Foto di yacht, sorrisi smaglianti, feste esclusive. Tutto così perfetto, tutto così... falso.

Un messaggio illuminò lo schermo, era la sua migliore amica Sarah.

"Festa sulla spiaggia stasera. Isolata, niente adulti. Vieni?"

Amelia rimase a fissare lo schermo per un momento. Un'altra festa. Un'altra serata di facciate e superficialità.

Ma la voglia di scappare almeno per qualche ora lontano dalle mura soffocanti di casa sua la spinse a rispondere:

Ci sarò.

Non immaginava che quella decisione avrebbe segnato l'inizio di qualcosa che avrebbe cambiato tutto.

Oltre il confine~Rafe CameronDove le storie prendono vita. Scoprilo ora