Capitolo due ~ scambio di persona

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Dove sono?

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Dove sono?

Lentamente sentii la coscienza tornare.
È tutto così freddo intorno a me.
L'odore di muffa e polvere mi riempiva le narici mentre mi risaliva un senso di vuoto e di nausea.
Piano piano aprii gli occhi senza riuscire a mettere a fuoco l'ambiente circostante. Vedevo solo buio denso e una luce giallastra dall'alto che mi dava una sensazione di calore alla testa. Non riuscivo ad avere il pieno controllo dei miei arti.
Non riuscivo... O non potevo?
Provai spostarmi due ciuffi di capelli che mi cadevano delicatamente sul viso. Niente non ci riuscivo.
Fu allora che capii.

Ero legata mani e piedi ad una sedia con la corda che mi stringeva i polsi e anche se erano fini non riuscivano a scivolare via.
Dello scotch mi tappava la bocca.

Poi improvvisamente mi ricordai tutto.

La musica a tutto volume, le luci stroboscopiche che mi confondevano e quelle mani su di me. Avevo bevuto troppo e non ero stata in grado di controllare le mie azioni.

Improvvisamente udii dei passi venire verso la porta che avevo di fronte a qualche metro di distanza.
Finsi di essere ancora addormentata.

La porta si aprì e si richiuse dopo che due figure maschili vi entrarono.

<<É lei.>>
Io?
<<Perfetto Damon, hai fatto un ottimo lavoro, come sempre.>>
<<Si sarebbe dovuta già svegliare...>>
<<E allora svegliala.>>
Sentii un ghigno divertito.

Uno dei due mi si avvicinò e riuscii a percepire il suo calore.

Mi strappo lo scotch dalla bocca e spalancai gli occhi impaurita e sudata.

Quello che dovrebbe chiamarsi Damon si chinò su di me. Ci guardammo fissi negli occhi.
Quegli occhi scuri come la pece.
Ma certo, era il ragazzo del Cotral.
Mi ha sempre seguito.
Le fermate.
Fuori la discoteca.
Cosa vuole da me?

Appoggiò la sua bocca vicino al mio orecchio e sussurrò:
<<Il capo vuole che ti svegli... Per bene.>>
Un brivido mi passo per tutta la spina dorsale.
Riprese a guardarmi. Il suo sguardo si insinuava nei recessi più profondi della mia mente.
Mi allungò una mano e le sue dita, fredde e leggere, tracciarono una linea invisibile lungo il mio collo scendendo lentamente verso la spalla nuda.

Come dovrei reagire?
Quel tocco vellutato mi stava facendo perdere il controllo, visibile sulle mie due guance ormai rosse fuoco.

Poi estrasse un coltellino.

Non farà sul serio vero?

Guardando il mio volto terrorizzato si avvicinò sempre di più.
<<Che c'è non avrai mica paura?>> Sibilò per poi puntarmi il coltellino dritto al seno.
<<Ricorda Eleonor, la paura è il nostro più grande nemico. Non potremo mai nasconderla, è come un ombra che ci perseguita senza lasciarci via di scampo. È sempre lì. La si percepisce guardandoti in faccia... Ascoltando il battito del tuo cuore... Dipende solo da noi stessi controllarla.>>
È una minaccia? Dovrei avere paura?
Bhe perché se era questo l'obbiettivo l'ha colpito a pieno.

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