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Rigel rincasò tardi, assieme a loro si erano venute ad aggiungere altre due coppie di amici, nonostante il clima leggero e allegro che si era venuto a creare, per tutta la serata era stato distratto da un unico pensiero, come stesse Talitha.

La conosceva fin troppo bene, qualcosa la preoccupava, ciò che lo impensieriva di più era che non si volesse aprire con lui, eppure gli aveva sempre raccontato tutto. Possibile che le fosse capitato qualcosa di talmente brutto che riuscisse a parlarne con nessuno?

Salendo le scale tenendo le scarpe in mano, mille possibili scenari prendevano forma, doveva convincerla ad aprirsi, sapeva che di lui si poteva fidare, le cose tra loro non potevano essere cambiate fino a questo punto senza motivo.

Aprì la porta della sua camera, ritrovandola al buio, la tenue luce che entrava dalla finestra illuminava la sua sagoma sdraiata sul letto, il suo respiro profondo e regolare gli fece capire che dormiva e decise di lasciarla riposare, ma l'indomani avrebbe parlato con lei.

Una volta in camera sua accese la luce e invece di andare a dormire riprese a dipingere. Sorrise intanto che passava col pennello intinto nel blu sui suoi occhi, conosceva così bene ogni suo particolare, ogni sfumatura, linea, piega, che non aveva bisogni che fossero di fronte a lui a fargli da modella per poterla ritrarre. Smise all'alba, gli occhi si chiudevano da soli e avrebbe dovuto riposare almeno un paio d'ore se avesse voluto finire qualche lavoro quel giorno. Si spogliò e rimase per un poco di fronte la finestra a lasciarsi accarezzare la fresca brezza che entrava dalla finestra aperta.

Finalmente riuscì a svegliarsi, dopo i continui richiami da parte di Talitha che lo minacciava di gettargli addosso una secchiata d'acqua, la ragazza lo richiamava intanto che saliva le scale saltando i gradini due a due.

«Insomma sei finito in letargo?» Spalancò la porta della sua camera e non fece caso che fosse con solo i boxer addosso si fiondò su di lui.

«Cavoli Talitha così mi uccidi» sorrise, perché se si comportava a quel modo, significava che si sentiva meglio, ma le avrebbe parlato ugualmente.

Talitha si sistemò cavalcioni su di lui e scostò i capelli che le erano andati davanti agli occhi, accorgendosi del fatto che Rigel fosse in pratica nudo e lei era in una posizione tutt'altro che decente. Arrossì.

Rigel sorrise, era talmente bella quando arrossiva, intrecciò le sue dita a quelle di lei e la tirò a sé.

Talitha si strinse a lui e sospirò, chiedendosi perché dovesse essere tutto così complicato, o se dopo tutto era lei a porsi troppe domande, a fare mille congetture e lasciarsi travolgere da paranoie infondate. Sarebbe stato così sbagliato in fondo lasciarsi andare alle emozioni, dirgli quanto lui fosse importante. Confessare tutto in quel frangente le sembrò la cosa migliore da fare.

Il cellulare di Rigel risuonò un motivetto, era giunta una notifica.

«Non controlli chi è?».

«Sarà di sicuro Alhena».

Ecco uno dei motivi per cui era riluttante a dirgli tutto la sua ultima ragazza. Non aveva mai capito come mai un ragazzo come lui on riuscisse ad avere una relazione stabile, non che le dispiacesse, ma ciò la faceva riflettere.

E se quella del bravo e perfetto ragazzo fosse stata soltanto una facciata e in realtà in una relazione diventasse qualcun altro.

In fondo ne aveva sentite di storie finite male, proprio perché inizialmente si mostravano premurosi, gentili, perfetti e poi divenivano dei mostri pronti a risucchiare la volontà di chi avevano promesso di amare.

Lui no, non poteva essere a quel modo, Rigel lo conosceva fin troppo bene, poi non si era mai permesso di approfittarsi di lei, o di cambiarla.

«Rigel».

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⏰ Ultimo aggiornamento: 4 hours ago ⏰

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