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Talitha al suo risveglio comprese che Rigel l'aveva messa a letto come quando era piccola. Sorrise al pensiero, per poi arrossire, immaginandosi fra le sue braccia.

«Che mi prende?»

Non aveva mai pensato a lui sotto quell'aspetto, era abituata a stare in mezzo ai ragazzi, specialmente quando andava a casa di Miranda, sembrava di stare in mezzo a un branco di gorilla e non aveva mai badato se fossero belli, o si era messa a fantasticare su di loro con pensieri spicy.

Abbracciò la stella, ma che le stava prendendo? Proprio quell'estate dovevano assalirla le sue turbe ormonali?

O forse, semplicemente, era perché ancora non si fosse innamorata. Sì, aveva avuto una storia con un ragazzo, ma stare con lui era diventata più un'abitudine. Nessuno sfarfallio nello stomaco, nessun brivido quando la sfiorava o la baciava, i loro occhi non si perdevano a guardarsi e i ti amo sembravano più detti come frasi di circostanza.

Chissà se avrebbe mai provato un amore tale da sentirsi appagata, felice, serena, al sicuro tra le sue braccia. Desiderata, amata, baciata con passione tanto da sentire le gambe tremare e la testa girare. Sospirò, e l'immagine di Rigel a petto nudo tornò prepotente.

«No, lui no!»

«Lui no cosa?»

Talitha scattò seduta sul letto, alla porta a guardarla sorridente c'era lui, Rigel. Con indosso una canotta blu, che aderiva al suo torace in maniera oscena e dei jeans strappati a una gamba, sembrava che qualche animale l'avesse assalito. Notando dove stava guardando, si girò per far vedere meglio lo strappo.

«Questo è un ragalino di Pulce».

«Pulce?».

«Sì, il nuovo caso disperato di Maia, ma adesso scendi che la colazione e pronta».

Talitha si affrettò a prepararsi, Rigel era già sceso e lo ritrovò in cucina che assieme a Maia controllavano la cartina dove era rappresentato tutto il suo terreno.

«Tutto questo lato va rifatto entro l'estate» stava spiegando Rigel seguendo una linea sulla cartina «Non supererà un altro inverno, poi c'è la stalla per i nuovi arrivati da risistemare».

«Buongiorno» diede un bacio a Maia e sorrise a Rigel.

«Buongiorno cara» la donna si grattò una tempia, cercando una soluzione ai suoi problemi.

La donna, da sempre amante degli animali, sin da giovane si era occupata di animali in difficoltà. Vittime di maltrattamenti o scampati a qualche allevamento illegale. Con gli anni gli animali erano diventati sempre più numerose, anche se alcuni riuscivano a farli adottare, i più grossi, come le mucche o l'emù, finivano per rimanere da lei. Fortunatamente vi erano stati alcuni volontari che nel tempo le avevano fatto capire che era meglio aprire un'associazione, una pagina social su cui postare video e immagini dei suoi salvataggi e un fondo con cui raccogliere donazioni, ricevere un aiuto di qualsiasi genere fosse, sarebbe soltanto servito per far vivere al meglio gli animali.

Spesso i ragazzi volontari li aiutavano con la manutenzione della struttura, fornendo cibo o semplicemente parlando di quel luogo sul social.

«Hai qualcuno che ti aiuterà? Ḗ un bel lavoro da fare»

«Sì, ho già chiamato Hamal, riuscirà a venire tra un paio di giorni».

«Bene, lui sicuramente riuscirà a trascinarsi qualcun altro dietro».

«Per questo ho chiamato lui» disse sorridendo.

Talitha si perse a guardarlo, lui lo notò e le fece l'occhiolino, lei per cercare di sembrare il più naturale possibile disse :«Potrei aiutare, me la cavo con i lavori manuali».

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