Ombre 1.1

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Quando si risvegliò, il sole aveva appena iniziato a schiarire il mondo, penetrando nella camera con i suoi tiepidi raggi.

Talitha si strinse ancora di più al cuscino che conservava il suo profumo e sorrise, si strofinò gli occhi e li aprì, era da sola nel letto. Si sollevò appena alla sua ricerca.

«Non muoverti» le chiese con quel suo tono dolce.

Non lo aveva notato perché era nascosto dalla tela, intento a dipingere, se lo immaginava bene con quella sua espressione concentrata, le sopracciglia aggrottate e l'accenno di un sorriso, le era sempre piaciuto osservarlo quando dipingeva, sembrava riuscisse a sconnettersi dal resto del mondo e in quella sua dimensione, riusciva a catturare l'essenza del soggetto che aveva scelto di ritrarre.

Talitha, si sistemò comoda e sospirò :«Buongiorno anche a te» sorrise «Alla fine io ho dormito nel letto».

Rigel rise : «Sono troppo gentile».

«Che cosa dipingi, l'alba?» nessuna risposta poi ripensò alla sua richiesta di non muoversi e si sollevò poggiandosi sui gomiti «Non starai mica dipingendo me?».

«Ti ho detto di stare ferma».

«Lo voglio vedere» lo supplicò mettendo il broncio, sperando di intenerirlo.

«Quando sarà finito».

Talitha sbruffò, sapeva bene che pur di non farlo vedere sarebbe stato capace di nasconderlo chissà dove, aveva sempre fatto così con i suoi quadri, non permetteva a nessuno di vederli finché non avesse terminato.

«Va bene, tranquillo» e ritornò ad abbracciare il cuscino, vagò con lo sguardo in cerca di un modo per passare il tempo. Sul comodino accanto al letto c'erano il libro e il suo cellulare che lampeggiava.

«Ti è piaciuto?» e allungando la mano afferrò il cellulare per controllare i messaggi.

«Cosa?».

«Il libro».

Rigel si fermò, rimanendo col pennello in mano a mezz'aria, lasciò vagare lo sguardo su quel cielo da cui le stelle si erano nascoste per far spazio al nuovo giorno :«Sì, anche se è triste».

Talitha pensò al senso di malinconia che gli stava lasciando dentro le volte che lo aveva letto. Non sapeva a cos'era dovuto, ma un senso di nostalgia, rimpianto, come se qualcosa di prezioso le fosse sfuggito tra le dita e non potesse più ritrovarlo. Scosse la testa a scacciare quella sensazione e scrollò il cellulare, eliminando notifiche di applicazioni e rispondendo a un paio di messaggi delle sue amiche. Fino a che non arrivò al messaggio da parte di Altair.

Si sentì stringere il petto, ma più per il nervoso, non le era piaciuto affatto quel suo silenzio, come a pretendere che fosse lei a riallacciare la conversazione.

Ieri ero senza campo.

"Tutto qui?" Alzò un sopracciglio e storse il naso, pensava davvero che si sarebbe bevuta una scusa simile?

Uscì dalla loro chat e andò a controllare quella con Miranda, i suoi ultimi messaggi erano arrivati due ore dopo il penultimo di Altair, Miranda è una di quelle persone che inviano decine di messaggi per scrivere una sola frase.

Sospirò e controllò la chat seguente, un numero sconosciuto, come immagine profilo aveva il mare. Aprì, la curiosità era troppa per passare oltre.

Ciao, come va col tuo fidanzatino? Qui ci stiamo divertendo.

Sirio.

«Questa poi» sbottò.

«Tutto bene?» Si alzò dalla sua postazione, prese un panno con cui si tolse la vernice dalla mano e andò a sedersi sul bordo del letto.

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