Lei e la sua città

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Billie rimase in Italia per una settimana intera, una settimana che Irene avrebbe ricordato come una delle più intense e dolci della sua vita. Non fu tutto rose e fiori; i primi giorni furono carichi di tensione. Irene era cauta, come se temesse che Billie potesse scomparire di nuovo, mentre Billie sembrava camminare in punta di piedi, timorosa di dire o fare la cosa sbagliata.

Ma c'era anche una determinazione in Billie, una luce nei suoi occhi che Irene non le aveva mai visto prima. Sembrava sinceramente intenzionata a rimediare, a dimostrare che il loro amore valeva ogni sacrificio.

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Era una mattina limpida e fredda, il tipo di giorno che Irene adorava. Aveva deciso di portare Billie a fare una passeggiata lungo le mura rinascimentali che abbracciano Treviso, un luogo che per lei era sempre stato sinonimo di pace. Billie, avvolta in un cappotto lungo e con una sciarpa di lana grigia, sembrava affascinata dal paesaggio, con le sue strade tranquille, le case in pietra e i riflessi dei canali che scorrevano sotto i ponti.

"*Non riesco a immaginare come deve essere vivere qui tutto l'anno,*" disse Billie, con lo sguardo fisso sulle foglie dorate sparse lungo il cammino.
"*Sembra così... reale. Così lontano dalla follia di Los Angeles.*"

Irene le sorrise.
"*È un posto tranquillo, sì. Ma a volte sembra troppo piccolo, come se non bastasse. Anche se ammetto che ora vederlo attraverso i tuoi occhi lo rende più speciale.*"

Billie le lanciò un'occhiata laterale, afferrandole la mano guantata. "*Forse perché adesso ha un significato diverso. È il posto dove posso stare con te.*"

Camminarono per un po' in silenzio, godendosi l'aria frizzante e il suono ovattato delle loro scarpe sul sentiero. Irene si fermò per indicare un punto panoramico. Da lì si vedeva il fiume Sile scorrere tranquillo, con i suoi riflessi che danzavano sotto la luce invernale.

"*Quando ero più piccola, venivo qui da sola per pensare,*" disse Irene. "*Guardavo il fiume e mi immaginavo un futuro diverso, una vita più grande.*"

"*E adesso?*" chiese Billie, stringendole la mano con dolcezza. "*Come te la immagini adesso?*"

Irene si voltò verso di lei, gli occhi colmi di una tenerezza che non aveva bisogno di parole.
"*Adesso?*" rispose piano. "*Non so dove, non so come... ma so che voglio viverla con te.*"

Billie si avvicinò, sfiorandole il viso con una mano, prima di chinarsi e darle un bacio leggero, il tipo di bacio che sembrava fatto apposta per un momento così perfetto.

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Il giorno successivo la cucina di Irene era in fermento quella mattina. La madre stava preparando un pranzo tradizionale veneto per accogliere Billie, ma con una sfida particolare: adattare i piatti alla dieta vegana di Billie.

"*Vegana, eh?*" aveva commentato il padre di Irene la sera prima, leggermente perplesso.
"*Vedremo se i nostri radicchio trevigiano e bigoli in salsa possono passare il test.*"

Billie, che non era abituata a stare con le mani in mano, si offrì di aiutare.
"*Posso fare qualcosa? Magari tagliare le verdure o mescolare qualcosa?*"

La madre di Irene sorrise.
"*Se proprio vuoi, puoi pelare le patate per il purè. Ma attenta, Irene mi dice che hai le mani di una principessa.*"

Billie rise, accettando il compito con entusiasmo. Ma pochi minuti dopo, Irene entrò in cucina e la trovò con farina sui capelli e il grembiule sporco di olio.

"*Non ci credo,*" disse Irene, ridendo. "*Mamma, cosa le hai fatto fare?*"

"*È stata lei a offrire il suo aiuto,*" rispose la madre, fingendo innocenza.
"*Ma ammetto che forse non è tagliata per i bigoli.*"

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⏰ Ultimo aggiornamento: a day ago ⏰

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