14. Quanto è bella la luna?

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Gli occhi di Manuel lacrimavano a causa del vento che gli accarezzava il volto mentre percorreva la strada di casa, in sella al suo motorino.

Simone lo aveva accompagnato a riprenderlo, dopo averlo lasciato la sera precedente sul ciglio della strada e poi era tornato a casa, in sella a Paparella. Manuel era scoppiato a ridere quando aveva scoperto che il motorino di Simone e Jacopo aveva un nome vero e proprio ed era stato naturale, per lui, avvicinare il viso del ragazzo per dargli un lieve bacio a stampo e per protrarre quella risatina adorabile che Simone faceva quando era in imbarazzo.

Le guance di quest'ultimo erano diventate immediatamente color ciliegia e il cuore di Manuel aveva perso qualche battito.

Era così bello Simone, bello con la luce del sole che faceva emergere ancora di più i nei che costellavano il suo viso. Gli occhi avevano un luccichio diverso quando il sole si poggiava su di essi, diventavano più grandi e profondi.

Si sentiva più leggero Manuel, si sentiva stranamente sereno; quando aveva raccontato dell'incidente a Chicca e Matteo aveva pianto poi per giorni. Simone lo aveva ascoltato, lo aveva stretto tra le sue braccia e Manuel si era calmato percependo il battito del suo cuore che aveva sovrastato, per poco, le urla di sua madre che sentiva costantemente nel suo cervello.

Per qualche minuto, c'erano stati solo Simone e Manuel, lo scalpitare dei loro cuori che battevano forte, i loro respiri frammentati che si mischiavano al rumore delle onde.

C'era una sola macchia in quel dipinto fatto di pennellate rosse e arancioni, un'ombra proiettata sulla sabbia, un tocco di colore nero vibrante e vivido. L'ombra di due ragazzi che si respiravano addosso, guardandosi negli occhi mentre il sole calava dietro di loro.

Un trillio del telefono lo fece ritornare con i piedi per terra, era quasi arrivato a casa.
Accostò il motorino vicino ad un marciapiede e guardò il telefono.
Matteo gli aveva lasciato diversi messaggi chiedendo dove fosse finito e ora stava provando a chiamarlo.
Accettò la chiamata in pochi secondi e si portò il telefono vicino all'orecchio, per quanto il casco potesse permettergli.

"Fratè! Ma dove te sei cacciato? Sei uscito di casa come un ladro stamattina", la voce squillante dell'amico lo fece sorridere.

"Hai dormito sul divano per colpa mia Mattè, non volevo disturbare."

"Ma quale disturbo oh! Sei un fratello per me, lo sai, sì?"

"Lo so, te voglio bene anche io."

"Basta smancerie, ti va di venire a casa? Ce fumiamo qualche canna, solo io e te."

"Chicca non c'è?", chiese subito dopo Manuel.

"No, sta dalla madre."

"Dieci minuti e sono da te" e chiuse la telefonata.





Un'ora dopo, si trovava sul divano di Matteo leggermente su di giri a causa delle canne che si erano fumati entrambi.

"È roba buona oh!"

"Solo il meglio per il mio migliore amico".

"Smettila di far lo splendido Mattè."

Risero entrambi, una risata sincera e genuina tra due amici che erano cresciuti insieme per le vie della capitale, avevano fatto a botte per le prime conquiste nei corridoi di scuola.
Manuel era stato bocciato, ma il legame che lo legava a Matteo e Chicca era rimasto immutato; era felice di averli nella sua vita.

Crepe | Simuel.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora