Se avete cliccato questa storia vuol dire che siete molto curiosi, quindi non vi terrò sulle spine.
Per favore prendetevi cura di me e di questa storia, a cui tengo molto.
E' una storia improvvisata, un giorno ho avuto l'ispirazione e bambam(?), è nato questo.A te
che stai leggendo.Novembre, 2014.
Piove, di nuovo.
Non avevo mai visto la pioggia, forse perché quando iniziava a venire giù qualche gocciolina chiudevo la finestra e la tenda, così da non poterla vedere, ma sapere comunque della sua incombente presenza.
Di solito le situazioni le affronto, ma non saprei come affrontare la pioggia, se non provando a fare una ridicola danza invocando qualche stupido dio e cantando a squarciagola mentre magari qualcuno mi guarda storto e qualcuno mi butta una secchiata d'acqua gelida sulla schiena mandandomi a quel paese.
Rido al pensiero e sospiro chiudendo la finestra e le tende, come mio solito.
In casa regna il silenzio, si sente le goccioline di pioggia picchiettare sul vetro, sembra quasi una melodia percettibile solo con un po' di fantasia, forse è così, penso.
Mi avvicino alla libreria, decisa di prendere un libro, forse il solito, forse no. Analizzo tutti i titoli, escludendo quelli che ho già letto e tiro fuori un libro a caso, di cui ricordo la copertina per averlo visto tra le mani di mia madre, lo giro e rigiro tra le mani e quando sono decisa a leggerlo vado verso il divano intenzionata a leggerlo. Mi metto comoda e apro lentamente il libro sfogliandolo velocemente. Vedo un piccolo spazio creato tra una pagina e l'altra, segno che c'era qualcosa di spesso nel mezzo. Fermo il libro tra le mie cosce e con gli indici mi faccio spazio tra le due pagine. Quando riesco ad aprirlo mi fermo qualche secondo immobilizzata dal contenuto, è una foto. Una foto vecchia, per quello che riesco a vedere, i colori nitidi e il riquadro della foto, deve essere stata scattata da un'istantanea. Ci sono due bambini che abbracciati fanno un sonnellino. Sorrido all'immagine stampata su quel pezzo di carta, è veramente una bella foto. La bambina, che è sulla destra, che avrà massimo cinque anni, ha il pollice in bocca e accenna un sorriso, mentre un bambino, forse un po' più grande di lei, la stringe in un abbraccio, che sembra molto rassicurante, in qualche modo, anche se si tratta di due bambini.
La bambina ha dei capelli castani a caschetto con una frangetta scomposta sulla fronte, indossa un pigiama rosa pesca con stampati degli orsacchiotti, è piccola ed ha la pelle candida e chiara, quasi pallida che la fa sembrare in qualche modo fragile, come una bambola di porcellana. Ha gli occhi chiusi e sembra a suo agio e confortata in quella posizione. Forse il bimbo dorme in quel modo perchè vuole proteggere la bambina da brutti sogni o da qualunque cosa possa danneggiarla o fargli male.
Che cosa tenera, penso.
Fisso il bambino per qualche strano motivo, forse perché credo sia un qualcuno che tiene alle persone a cui vuole bene, forse per altro. Vengo riscossa dallo squillo del mio telefono che non la smette di emettere trilli fastidiosi, decisa a mettere fine agli squilli mi allungo verso il tavolino aggrappandomi ad esso e tirandomi su.
Agguanto il telefono e mi rimetto comoda sul divano leggendo sullo schermo 'Mamma'.
Scorro col dito sullo schermo dove è disegnato un cerchietto verde e rispondo alla chiamata.-Pronto?-
-Cara, sono la mamma.-
-Mh, ciao mamma, cosa succede?- chiedo preoccupata. Mia madre non mi chiama molto spesso, quindi quando chiama mi succede di essere forse un po' troppo allarmata.
-Oh niente di preoccupante, tranquilla. Faccio un po' più tardi a lavoro, quindi non aspettarmi per cena.- Oh...allora è per questo.
-Mh, allora credo che preparerò qualcosa anche per te.-
-Ok tesoro, ora devo riagganciare, ci vediamo dopo.- prima che io possa riattaccare però mamma mi ferma per qualcosa che ha daaggiungere quindi rimetto il telefono all' orecchio. - Dovrebbe tornare anche Shou, quindi non saresti così gentile da preparare il pranzo anche a tuo fratello?-
-Va bene.- dico, per poi chiudere la chiamata.Mi alzo con calma e pongo il telefono sul tavolino e corro in cucina per sperimentare qualche nuova ricetta, magari segreta, della mia nonnina.
Mentre taglio la verdura penso alla mia piccola ma accogliente famiglia.
Mia mamma, che da quando papà ci ha lasciati trascorre almeno 8 ore in ufficio al giorno, se non di più facendo straordinari su straordinari come stasera.
Mio fratello Shou che dopo essersi diplomato con pieni voti, ha dovuto lasciare il suo sogno di laurearsi in giurisprudenza per aiutare la mamma nel mantenimento della casa e della famiglia.
E poi ci sono io. Io che ero brava in tutto, a scuola soprattutto; la mia vita era perfetta. E poi è successo quel che è successo. Quel brutto incidente di due anni fa mi tolse tutto, la mia vita perfetta, la possibilità di fare carriera in medicina, e anche...e anche i ricordi che avevo di mio padre. Non ricordo il suo sorriso, posso solo immaginarlo, dalle foto che mamma tiene sul cassettone della camera. Non ricordo il senso di paternità, non ricordo quando mi portava al parco giochi, non ricordo quando mi comprava lo zucchero filato, non ricordo quando mi insegnò ad andare in bicicletta, non ricordo quando mi accompagnò il primo giorno di scuola, non ricordo la sua voce quando mi sgridava, o quando mi diceva qualcosa di carino, o quando mi cantava la buonanotte.E' frustrante non ricordare.
Canticchio qualche strofa di Mamacita dei Super Junior mentre apparecchio la tavola e aspetto che il cibo sia cotto. Guardo di sfuggita l'orologio, sono le 20.05, Shou dovrebbe arrivare tra una decina di minuti. Schizzo verso i fornelli e interrompo la fiamma. Depongo sulla tavola una decina di piatti di pietanze diverse tra di loro accompagnate dal solito e amato kimchi*(7). Guardo di nuovo l'ora ed è passato solo qualche minuto, quindi mi rimetto sul divano e accendo la televisione per guardare qualcosa di interessante. Ma il mio piano viene interrotto quando punto lo sguardo su quella foto, di nuovo. Questa attrazione involontaria è totalmente sconosciuta. Riprendo tra i polpastrelli quella foto e la analizzo. La bambina, il bambino che la protegge vestito di purezza, e la data della foto, che non avevo minimamente visto prima, magari ero troppo imbambolata dalla posiziona carina dei due bambini. Guardo la data e il luogo in cui probabilmente è stata scritta, osservo che è stata scritta a mano sul bordo bianco della foto e rimango a bocca aperta, non per la data, bensì per la scrittura, quella è la scrittura di mia madre.
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Kimchi = "Il kimchi, altrimenti detto gimchi o kimch'i, è un piatto tradizionale coreano fatto di verdure fermentate con spezie; è nondimeno un ingrediente utilizzato nella preparazione di altri piatti coreani come il e il ." (via Wikipedia)
Lo so, lo so è un po' corto, ma più che un primo capitolo è un'introduzione, perdonatemi.
Non so che dire, spero vi piaccia questa storia.
Lasciatemi un commento se vi piace, o anche uno se non vi piace, bo, datemi dei consigli...
Ricordatevi però che è la mia prima storia su wattpad.
Vi starete chiedendo se quindi ho mai scritto fan fiction.
Ebbene si, ho scritto su EFP qualche anno fa, ma poi non ho avuto il coraggio di andare avanti con la storia che ora è persa nell'oblio con Augustus Waters.
E niente, vi saluto!
Al prossimo capitolo.-jinosauro
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Remember you • im jaebum
Romance-Annyeong haseyo.- dico formalmente squadrandolo da capo a piedi. Forse è qualcuno che conosco. Mi guarda ancora senza parlare per più di una ventina di secondi. Il che mi fa rabbrividire, ma sostengo lo sguardo. -Cos'è ora mi parli formalmente?- pa...