IV

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Quando mi risveglio dal trans mia madre si è alzata e sta facendo la lavatrice.
-Quel ragazzo...- inizio piano, non volendomi far sentire.
Mia madre mi sente e si gira verso di me.
-Haneul, era venuto qualcuno?- mi chiede allarmata.
-Beh in realtà qualcuno è venuto, ma...penso che avesse sbagliato persona...- dichiaro.
-Me lo descrivi...questo ragazzo?- mi chiede rimettendosi a sedere.
Guardo il legno marrone della tavola e poi alzo gli occhi.
-Era...era bellissimo.- mi lascio sfuggire. –Alto, i capelli erano nero corvini, un po' muscoloso e...-
Non finisco in tempo che lei fa un espressione stupita, che mi fa tacere.
-Era lui.- Si lascia cadere sullo schienale della sedia. –Era Jaebum.- sostiene.

Mi trovo nel letto, girando e rigirando tra le lenzuola calde in cerca di un po' di sonno, che, sfortunatamente, non arriva.
Quel ragazzo non si decide a lasciare i miei pensieri, quindi sono costretta ad addormentarmi pensando al ragazzo.
Non mi ero mai ritrovata a sognare un ragazzo in questi due anni e questa cosa mi fece un po' preoccupare, tant'è che mi ritrovai anche ad abbozzare qualche schizzo sul mio taccuino. Era da tanto che non disegnavo qualcosa di reale, come un ragazzo. Di solito disegnavo fate, sirene, cavalieri, manga e cose varie.
Era uno dei miei passatempi preferiti, insieme all'ascoltare musica e al leggere.
Guardo la mia camera che è illuminata dalla luce dei lampioni davanti a casa mia che passano attraverso i buchini della serranda, facendo luce sulla mia stanza.
Ci sono vari poster, tra cui quello dei Super Junior, che animano insieme agli exo la mia stanza bianca e celeste. Kai mi sta guardando con un sorriso, lo prendo come un incoraggiamento.
Mi alzo a sedere e guardo il mio ultimate storto.

- Jongino cosa dovrei fare?- chiedo al vento. Ascolto il silenzio che mi circonda e riguardo di nuovo il poster. –Non sei per niente di aiuto.- Metto il broncio, ma lui mi sorride. –Mi prendi per il culo, Kim Jongin?- Silenzio. –Questo ragazzo mi fa impazzire.- sussurro, per poi girarmi verso la sveglia per guardare che ore sono.

Per poco non mi escono gli occhi dalle orbite, visto che sono quasi le 4 e ancora io non ho chiuso occhio.
Mi rimetto giù, e provando a chiudere occhio mi addormento profondamente.






Sono in un parco, a sedere su una panchina di legno.
Mi guardo attorno con un' espressione interrogativa, è deserto.
Ci sono dei giochini da bambini, quindi mi alzo e mi avvicino per curiosare.
Quando sto per sorpassare lo scivolo alla mia destra sento delle risate
che provengono da sotto lo scivolo.
Mi sporgo piano per non essere vista, tenendomi allo scivolo,
e scorgo due bambini abbastanza piccoli che si stanno nascondendo.
Mi sporgo ancora, non riesco a vederli in viso,
ma la mia mano cede e cado rovinosamente a terra.
Per lo spavento ho urlato e chiuso gli occhi,
mi massaggio il deretano e poi riapro gli occhi.
I bambini stranamente non si sono accorti di me.
-Scusatemi...- li chiamo.
Non si girano.
Alzo la mano e provo a toccare il bimbo, ma senza nessuna reazione.
Rendendomi conto di essere invisibile me ne sto a sedere accanto a loro.
Li guardo e li scruto, vedendo qualcosa di familiare nella bambina che è seduta
di fronte a me e di fronte al bambino.
-Facciamo una promessa!- sussurra il bambino.
-Mh.- risponde annuendo la bambina.
-Promettimi che saremo per sempre amici!- il bambino alza veloce il mignolo.
La bambina guarda il bambino e sorridente incrocia il suo mignolo con quello del bimbo.
-Mh.- risponde la bambina.

-Haneul! Jaebum! La merenda è pronta!- dice una voce.
I bambini si alzano velocemente dal loro nascondiglio e si catapultano
dalla voce che li ha appena chiamati.
Mi alzo e mi affretto a seguirli.
Quando sono arrivati a destinazione guardo la donna che è in piedi davanti a loro.
E' giovane, alta e molto bella.
I suoi capelli neri sono raccolti in uno chignon alto e la sua carnagione è quasi pallida.
Poi la donna li prende per mano e se li porta con se da qualche parte.
Li seguo, non so il perché, ma dato non so che ci faccio in questo posto,
meglio dare un' occhiata in giro.
Superano una siepe da un vialetto e faccio lo stesso.
-Mamma!- grida la bambina
che si stacca dalla mano della donna per correre verso qualcun altro.
Alzo gli occhi verso una donna seduta su una panchina.
-Haneul!- gli sorride la donna.
Mi avvicino cautamente anche se non mi possono vedere
e guardo per bene la donna sulla panchina.
La guardo storto: quella è mia madre.

Remember you • im jaebumDove le storie prendono vita. Scoprilo ora