Ci sono attimi infiniti di silenzi, che interrompe lui.
-Pronto?- dice.
Mi mordo il labbro inferiore, guardando la mia amica che mi intima a parlare.
-Pronto? –dice una seconda volta. - Beh, forse ha sbagliato numero.- dice, più a qualcuno che è con lui che a me.
Sta per riattaccare e non so se avrò il coraggio di richiamarlo più se attacca.
-Ho chiamato io.- dicendolo tutto d'un fiato.
-Cosa?- mi dice lui, probabilmente non ha capito.
-Ho chiamato io.- ripeto, più con calma.
-Ah, bene, e?- mi intima a continuare.
-Io, beh... me l'ha dato tua mamma. – dico senza un filo logico. Aspetto qualche momento. –si beh, il numero, me l'ha dato.- aggiungo.
-E perché mia mamma ti avrebbe dovuto dare il mio numero? Per caso l'hai minacciata? Sei una saesang?- mi dice preoccupato.
-No, beh, sarei potuta diventarla.- dico senza pensare. –Beh, scherzavo, eheh.- ridacchio, poi torno seria, pensando a che faccia strana avrebbe potuto fare se fosse qui davanti a me. –Beh, io sono...sono Haneul.- dico.
-Eh?- in un primo momento la sua voce mi fa capire che è spaesato. Poi sussulta. –Impossibile.- dichiara.
-Ho detto la verità.- dico sbuffando.
-IMPOSSIBILE.- marca. Nella sua voce posso sentire un velo di rabbia.
Mi mordo il labbro.
-Ascolta, io sto dicendo la verità, okay? Piano piano sto ricordando tutto e quindi mi sto ricordando anche di te ok? Mi dispiace... - sospiro. –Sai, per quella volta all'ospedale...- dico accorgendomi di star lacrimando. –Ora attacco, che sto per diventare una fontana.- acchiappo una lacrima che sta per cadere sulla mia guancia e allontano un po' il telefono per riattaccare.
-NONO, NON RIATTACCARE PER L'AMOR DEL CIELO.- grida la voce al telefono.
Ridacchio e tiro su col naso.
Rimetto il telefono all'orecchio e dico un flebile 'ok' come risposta.
C'è qualche secondo di secondo, poi lui parla.
-Neul...? Davvero sei tu?- dice titubante.
-Mh.- rispondo. –Mi dispiace davvero, Jaebongi.- dico per poi tapparmi la bocca.
Beh, ho scoperto che lo chiamavo così, nelle lettere.
Lui si mette a ridere.
-Mi sei mancata, Neul.- dice e io mi sento togliere il fiato. –Ora devo dormire, che domani mattina mi devo svegliare presto.-
-Mh, okay. Scusa per averti disturbato.- dico mordendomi l'interno guancia.
-Uno: ho chiamato io, quindi in teoria non dovresti scusarti.- mi fa notare. – Due: Non hai perso le tue abitudini.-
-Cosa?- chiedo non capendo.
-Quando ti senti in imbarazzo ti mordi o il labbro e l'interno guancia.- ride.
Trattengo il respiro, non so se è per la cosa che ha detto o per la sua bellissima risata, comunque decido di riprenderlo.
-Ya! Non mi prendere in giro e vai a dormire.-
-Agli ordini- dice. –Buonanotte.-
-Ok.- dico senza pensare. –Cioè, b-buonanotte.- mi schiaffeggio mentalmente e fisicamente e dopo che la telefonata si è chiusa con la sua risata mi massaggio la guancia sinistra.
Dopo essermi assicurata di aver chiuso la chiamata mi trattengo a stento di trattenere un urlo e quello che ne esce sembra il miagolio di un gatto strinto all'uscio.
Io e Cho Hee ci salutiamo all'incrocio in cui le nostre strade si dividono.
Quindi prendo a camminare nella via che percorro sempre, per andare a casa.
E' buio e fa freddo, ma camminando veloce, arrivo a casa in un batti baleno.
Quando arrivo percorro il piccolo vialetto e quando arrivo davanti alla porta infilo le chiavi nella serratura.
Entrando noto che è tutto buio, accendo la luce e quasi mi spavento vedendo mia madre addormentata sul divano, con gli occhiali addosso ma mal messi.
Mi avvicino e gli tolgo gli occhiali, poi glie metto una coperta di pail, visto che fa freddino, anche con il riscaldamento acceso e poi spengendo le luci salgo in camera mia.
Mi metto sul letto e mi spoglio velocemente per non prendere troppo freddo e mi metto il pigiama, poi leggo qualche pagina di 'Teorema Catherine" di John Green e commento il fatto che il protagonista è così sfigato che si è fatto mollare da ben diciannove Catherine, e il bello non è che si chiamano tutte Catherine (o forse si), ma il fatto che è stato con diciassette ragazze e tutte e diciassette lo hanno lasciato. Poi mi metto sul letto, dove resto immobile a fissare il soffitto bianco per quasi dieci minuti, mi riscuoto grazie ad un trillo breve, segno che mi è arrivato un messaggio.
Prendo il mio telefono e lo sblocco, aprendo automaticamente il messaggio.
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Remember you • im jaebum
Romance-Annyeong haseyo.- dico formalmente squadrandolo da capo a piedi. Forse è qualcuno che conosco. Mi guarda ancora senza parlare per più di una ventina di secondi. Il che mi fa rabbrividire, ma sostengo lo sguardo. -Cos'è ora mi parli formalmente?- pa...