Cornetti e Zucchero a Velo

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Cornetti Coperti Di Zucchero A Velo.

Marzo 2013, nessun punto di vista.

La ragazza dai capelli castani si strinse nella pesante giacca antivento mentre le raffiche di ghiaccio facevano dondolare i rami gracili degli alberi secchi che decoravano i larghi marciapiedi.

Il freddo non le era mai piaciuto, proprio non lo tollerava e non capiva come fosse possibile che esistessero persone che lo preferissero al caldo tiepido dell'estate, ma forse quelle persone che hanno il debole per la neve hanno il cuore sempre caldo per l'affetto di qualcuno che si prende cura di loro e non hanno bisogno di sentire il calore del sole d'agosto per non ghiacciare.
Non le era mai neanche piaciuto camminare da sola per strada alle cinque e mezzo del mattino per paura d'incontrare qualche ubriaco che non era tornato a casa o qualche malintenzionato, ma anche in quel caso non aveva nessun'altra scelta se non quella di svegliarsi quando erano ancora accessi i lampioni e camminare il più velocemente possibile: aveva promesso che si sarebbe occupata del bar del padre tutti i giorni in cui non doveva andare a scuola e sapeva quanto facesse male vedere una promessa sgretolarsi al suolo, quindi nonostante avesse paura continuava per la sua strada distraendosi come meglio poteva ascoltando la musica.

La musica...
L'unica cosa che c'era sempre stata per Maya era stata la musica.
Se non avesse avuto quegli auricolari, probabilmente non sarebbe stata in grado di andare avanti.
Pensare che le persone a cui doveva la vita neanche sapessero che esistesse le riempiva il cuore di nostalgia: non tutti hanno la fortuna di nascere in una famiglia capace di amare e checché se ne dica, è la mancanza di questo amore a fare più male di qualsiasi altra ferita.
In quel periodo che profumava di cioccolato e lacrime, c'era un cantante che le aveva fatto compagnia durante le notti d'insonnia cantandole parole rincuoranti fino a quando la stanchezza non prendesse il sopravvento sulla paura degli incubi: si chiamava Marco.
Marco e basta.
Nella sua testa lei l'aveva sempre chiamato semplicemente Marco, quasi come se fosse un suo vecchio amico d'infanzia.
La musica di quel ragazzo, più di quella di chiunque altro, era stata l'unico punto fermo che Maya aveva trovato durante l'infuriare della tempesta.

Era un sabato mattina, lei si stava dirigendo verso il locale del padre per organizzare l'apertura e faceva freddo.
Sbadigliando si fece forza per tirare su la saracinesca e dopo aver imprecato per quanto fosse pesante, si decise ad entrare: chiunque avesse chiuso la sera prima, non si era affatto scomodato di mettere in ordine appropriatamente perché lei non dovesse fare il triplo del lavoro il giorno dopo e questa consapevolezza bastò a farla infuriare.
"Appena scopro chi ha chiuso ieri sera..." borbottò dopo aver infornato i cornetti "... giuro che gli rovescio una tazza bollente di caffè in testa!"
Non aveva mai avuto un caratterino semplice e forse, proprio per questa sua facciata da dura, tutti le avevano sempre detto che assomigliasse molto di più ad una giornata d'inverno che ad una d'estate.

Erano le sei e mezzo di quel sabato mattina quando la stanza si riempì con il suono della campanella che decorava la porta scura; un ragazzo dai capelli scuri fece il suo ingresso nel locale stringendosi nella pesante giacca e sospirò non appena il calore accogliente dei riscaldamenti gli colpì la guancia.
"Buongiorno..." esclamò con tono basso e delicato una voce non identificata.
Ci vollero un paio di secondi perché il ragazzo potesse comprendere a chi appartenesse e non appena la piccola sagoma entrò nella scena, un inaspettato sorriso gli si dipinse sul volto: una ragazzina che non poteva avere più di sedici o diciassette anni avanzava dalla porta dello staff legandosi frettolosamente i lunghi capelli scuri, tenendo lo sguardo incastrato sui suoi passi si diresse al lavandino per lavarsi le mani e mentre si asciugava chiese cosa avrebbe potuto portargli.
"Buongiorno..." rispose il ragazzo tenendole lo sguardo inchiodato addosso, quasi come se fosse stato vittima di un incantesimo "... un cappuccino ed un cornetto al cioccolato, per favore."
Per una frazione di secondi Maya pensò che non si fosse ancora veramente svegliata e che la stanchezza accumulata le iniziasse a fare dei bruttissimo scherzi, ma quando si girò per confermare l'ordinazione dell'ospite, un'espressione sorpresa e confusa le si disegnò sul volto liscio.
Marco se ne stava seduto lì come se nulla fosse: si sfregava le mani l'una contro l'altra per riscaldarle, si guardava intorno alla ricerca di chissà che cosa e sorrideva come poche persone fanno di prima mattina.
Fino a qualche ora prima, Maya non avrebbe mai pensato di vederlo di persona e non aveva la minima idea di quanto fosse bella la sua voce a così poca distanza, seppure fosse abituata a sentirla nelle orecchie tutte le notti.
Proprio la notte prima, lui le aveva fatto inconsapevolmente compagnia dopo che si era svegliata in preda ad un incubo ed aveva preso vita in uno dei suoi disegni scarabocchiati per intrattenere il tempo e poi, quasi per magia, le era comparso davanti con quell'espressione ancora assonnata.
Si era ripromessa che se mai lo avesse incontrato non avrebbe pianto, si sarebbe limitata a rivolgergli un enorme sorriso ed a ringraziarlo per la sua musica ed invece si era congelata sul posto con le mani davanti la bocca per la sorpresa e gli occhi che sembravano fiumi in piena.

Marco non si rese conto di quello che stava succedendo davanti ai suoi occhi per un paio di secondi e quando abbassò lo sguardo per andare alla ricerca della ragazza e del suo cappuccino, rimase sorpreso nel trovarla singhiozzante dietro il bancone.
"No..." aveva borbottato alzandosi dal suo posto per fare il giro del bancone "... no per piacere, non piangere!" aveva aggiunto abbracciandola.
Vicino a lui era piccolissima, quasi scompariva.
"Va tutto bene, sta tranquilla..." confessò asciugandole qualche lacrima.
I suoi occhi si incrociarono con quelli della più piccola ed una lama scura come le castagne gli tagliò in due il petto: di occhi come quelli non ne aveva mai visti in vita sua, c'era qualcosa in quello sguardo che gli scatenava un complesso mix di emozioni che non era in grado di spiegarsi.
"Scusami..." borbottò la ragazza allontanandosi con uno scatto improvviso, quasi come se si vergognasse di essere vista mentre piangeva; si scusò un paio di volte per quanto fosse stato imbarazzante il presentarsi in quel modo e ridacchiando per il modo in cui si sgridò da sola, il più grande tornò a sedersi al suo sgabello vicino il bancone.
"Adesso ti porto la colazione, non pensavo sarebbe venuto qualcuno così presto..." aggiunse lei sorridendo mentre armeggiava con la macchinetta per il cappuccino, saltellando da un angolo all'altro come se fosse una cavalletta.
Marco non riusciva a togliersi quel sorriso dalla faccia e per questo si sentiva profondamente stupido.
"Ti andrebbe di fare colazione con me?" domandò grattandosi la nuca imbarazzato, voleva semplicemente palarle un po' prima che le sfuggisse tra le dita come fosse sabbia.
Lei lo guardò perplessa, insicura su cosa avrebbe dovuto veramente rispondere in quella circostanza, ma si lasciò convincere non appena lui le confessò quanto odiasse fare colazione da solo.
"Ancora non so come ti chiami..." pensò a voce alta mentre lei poggiava la tazza stracolma sul bancone.
"Sul cornetto ci vuoi lo zucchero a velo?" domandò con un sorriso terribilmente dolce poggiando la brioche ripiena nel piattino chiaro.
Il ragazzo dai capelli scuri annuì con allegria esclamando come fosse raro trovare qualcuno che gli chiedesse se volesse lo zucchero a velo sul cornetto e rise divertito quando scoprì che la ragazza dagli occhi enormi lo chiedesse solo alle persone che le stavano simpatiche.
Mangiarono insieme, separati dal bancone scuro su cui era poggiata la colazione.
Ridacchiarono su quanto fosse improbabile l'incontrarsi in quel modo, di come lei sarebbe stata euforica per tutta la giornata grazie a quel fortunato evento, di quando le piacesse quel libro che sbucava dallo zaino del ragazzo.
Parlarono e parlarono, fin quando il cellulare del moro non prese a squillare per l'arrivo di una chiamata che indicò la fine del tempo a loro disposizione.
"Devo andare..." disse lui profondamente dispiaciuto, avrebbe voluto restare lì ancora per un po'.
Lei sorrise dicendo che non ci fosse nulla di cui essere tristi perché quell'incontro l'aveva resa profondamente felice e per ringraziarlo delle dolci attenzioni che le aveva dedicato gli mise in una bustina di carta un cornetto al cioccolato coperto dallo zucchero a velo.
"Potrai mangiarlo durante il viaggio."
Aveva detto semplicemente porgendoglielo con quel largo sorriso rincuorante.
Lui lo prese dopo averla abbracciata e si avviò verso l'uscita.
"Spero di rivederti presto, magari quando torno..." confessò toccando la maniglia di ghiaccio, il suo sguardo leggero si posò su di lei come fosse una vecchia amica e vide il capo abbassarsi per annuire mentre lo sguardo si velava di tristezza inspiegabilmente realistica.
La salutò con il cenno della mano e uscì nel vento freddo...
"Marco!" esclamò a gran voce facendolo tornare sui suoi passi con il cuore a mille, gli sembrava quasi di essersi intrufolato in un film senza neanche rendersene conto.
"Mi chiamo Maya."
"A presto, Maya."
Poi scomparve nell'inverno portandosi con sé tutta la felicità della ragazza dai lunghi capelli castani.

-SPAZIO AUTRICE-
Salve a tutti quanti voi,
rivedervi mi rende profondamente felice.
Se vi state chiedendo a cosa sia dovuta questa sostanziale modifica che subirà la storia, questo è l'angolo in cui troverete la vostra risposta: per tutto l'affetto e la forza che mi avete dato leggendo la mia storia, vi voglio regalare la versione definitiva di Mai E Per Sempre, quella scritta da Maya alla vera età indicata nel romanzo.
Io sono cresciuta e poiché la storia non è mai stata conclusa, lo è anche Maya.
Questa è la versione unica e matura della storia che avete amato, quella che ha fatto sognare anche me nel scriverla e quella che vorrei diventasse un libro.
Spero possiate amare anche questa versione e che rileggere la storia vi possa far provare nuovamente tutte le emozioni avute durante la vostra prima lettura.
Vi ringrazio di cuore per il vostro supporto,
per sempre vostra.


Mai e Per sempre [M. M.] (#Wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora