Capitolo 11

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Gli ospiti dell'hotel si stavano ormai spazientendo perciò era necessario trovare il colpevole il prima possibile. 

Dalle ipotesi che aveva formulato l'ispettore Marin emerse il fatto che presumibilmente l'assassino non era uno degli ospiti dell'hotel, perché quella porta lasciata aperta faceva intendere che il colpevole si era poi dato alla fuga dopo aver compiuto il fatto. E inoltre sempre quella porta è stata aperta solo con un paio di chiavi, perché non vi erano segni di scasso. L'ispettore si stava convincendo che l'assassino doveva essere tra il personale. La cuoca Martha anche se caratterialmente avrebbe potuto compiere quel gesto, dato che era una donna molto scontrosa e arrogante, dal punto di vista fisico non si sarebbe mai potuta arrampicare da una finestra. Bianca, la cameriera, aveva paura della sua stessa ombra e non c'era nessun possibile movente. Restava solamente John Warner, colui che teneva le chiavi e l'ispettore Marin decise di andare a fare ancora qualche domanda.

« Signor Warner lei è l'unico in possesso delle chiavi. Deve essere in grado di spiegarmi come mai quella porta in cucina era aperta.»

« Ispettore le ho già detto che io avevo chiuso tutto e che anche gli altri dipendenti dell'hotel avrebbero potuto prendere le chiavi.»

John Warner divenne rosso in faccia, il sudore colava sulla fronte e la voce tremava e a quel punto l'ispettore doveva sfruttare il momento.

« Signor Warner c'è qualcosa che non mi sta dicendo?»

John continuava a sudare e decise di parlare.

« Si è vero sono stato io a lasciare quella porta aperta. Ma non per quello che state pensando voi. Non ho ucciso nessuno.»

« Mi spieghi allora il motivo per il quale l'ha lasciata aperta.»

« Verso le undici circa mi sono svegliato improvvisamente e non riuscivo a respirare bene. Mi sono alzato per cercare le mie pastiglie ma non le trovavo e mi sono ricordato di averle lasciate sulla scrivania della reception. Così sono andato di corsa all'hotel con le chiavi e la porta più vicina era quella della cucina e sono entrato di lì. Era tutto in ordine, ho preso le mie medicine ma ad un certo punto ho sentito un rumore ma non ho capito da dove provenisse. Sono rimasto immobilizzato dalla paura e subito dopo ci fu un altro rumore, che sembrava più vicino rispetto all'altro. A quel punto mi sono messo a correre e sono scappato terrorizzato lasciandomi la porta aperta alle spalle e sono tornato alla casetta.»

« Perché non ce l'ha detto subito? È un particolare molto importante, se è la verità.»

« Avevo paura che i sospetti sarebbero ricaduti su di me e sinceramente me ne vergognavo anche un po'. Sono scappato come un bambino per aver sentito dei rumori.»

« Grazie comunque di questa testimonianza signor Warner.»

L'omicidio doveva dunque essere avvenuto dopo le undici, e l'assassino aveva sfruttato la porta lasciata aperta dal signor Warner.

L'ispettore decise di andare ad informare i familiari della vittima riguardo gli sviluppi delle indagini. Alexander era con il padre fuori dall'hotel e stavano discutendo.

« Ispettore ma è sicuro che il signor Warner stia dicendo la verità?» chiese perplesso il signor Mainbridge.

« Abbiamo verificato che i suoi problemi di salute esistono davvero ed anche le sue pillole. Secondo queste informazioni l'omicidio è avvenuto tra le undici e l'una e mezza circa.»

« E non avete ancora la minima idea del movente?»

« Non ancora ma lo scopriremo presto.»

Alexander aveva la testa fra le nuvole, e sembrava stesse pensando a qualcosa in particolare. Questo da quando aveva visto quella ragazza bionda, Bianca, alla reception. Ma improvvisamente il volto di Bianca gli comparve di nuovo in mente e capì finalmente dove aveva visto quella ragazza.

Spazio autrice 

Manca solo un capitolo alla verità!

Grazie per i voti e le views :)

Juliet

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