Capitolo 2

1.5K 60 17
                                    

-Siediti.- mi ordina e io faccio come dice. Mi dispiace di avergli parlato in quel modo ma io sono un tipo che perde la pazienza molto facilmente. Poi si aggiunge anche questa situazione.. Io non c'è la posso fare!
-Mi puoi spiegare che significa quello che mi hai appena detto?- sbotta.
-Allora, intanto mi scusi per il tono che ho usato poco fa- dico e lui alza l'indice.
-Dammi del tu, non sono poi così vecchio.- dice. Io lo guardo alzando un sopracciglio: Non avrà settant'anni ma almeno quarantacinque.
Scuoto la testa e riprendo a parlare.
-Mia madre e il suo compagno sono partiti e mi hanno abbandonata qui. Mi hanno preso il cellulare in modo che non possa rintracciarli e, prima di venire da te, sono stata alla reception dove mi hanno dato i numeri e ho provato a chiamare. Quello di mia madre dice che è inesistente mentre Michele mi ha risposto e urlato contro che devo levarmi dai coglioni.- dico.
Ha gli occhi chiusi, visibilmente infastidito forse dal linguaggio che ho usato. Lo guardo e aspetto una risposta. Finalmente apre gli occhi e mi guarda. Ha degli occhi così scuri da incutere terrore e io in questo momento ne ho parecchio.
-Proverò a chiamare tua madre.. Anzi lo facciamo adesso.- dice e inizia a cercare in mezzo a tante carte e documenti.
Trova il numero e mi guarda.
-Quello di mia madre risulta inesistente- dico di nuovo.
-Provo a chiamare il signor Rossi allora- compone il numero e lo mette in modalità viva voce.
"Il numero da lei effettuato è inesistente!" esclama una voce robotica.
Perfetto. Hanno cambiato numero entrambi. Sospiro e lui mi guarda.
-Senti, per me puoi rimanere.. Chissà magari cambiano idea. Però non appena il tempo stabilito sarà terminato, dovrai andare via.- dice.
-E dove cazzo vado?- chiedo abbastanza infastidita. Mi sento presa in giro. Mia madre mi abbandona e io devo andare via. Ma certo! Ovviamente!
-A me importa ben poco.. Non posso farti rimanere qui a tempo indeterminato e gratis per giunta.- dice calmo. Mi chiedo come faccia a rimanere così calmo.. Ma in fondo lo ha detto anche lui no? Gli importa poco. Mi chiedo se a qualcuno importi di me.
-Stai pensando solo ai soldi sai? Ma sai anche che ti dico? Troverò un modo e non verrò sicuramente a strisciare da te.- detto questo mi alzo e vado via dall'ufficio.

Mi siedo su una panchina là vicino, devo riflettere. Devo trovare una soluzione anche se non so davvero da dove iniziare. Questa vacanza doveva essere un modo per unire un po' di più la 'famiglia' e invece mi hanno allontanata.. Per sempre. Troverò un modo perché l'ho sempre fatto in diciassette anni, sono sempre riuscita a sopravvivere e ad andare avanti nonostante tutto e tutti. Sono forte e posso farcela.

-Ehi bella! Non vai a pranzo?- alzo lo sguardo e scopro che è stato Alessio a parlare. Alessio è un animatore del villaggio, un po' rompipalle si, ma è simpaticissimo e anche una brava persona. È basso quasi quanto me e anche molto mingherlino, infatti lo prendono in giro spesso proprio per questo.
-Non mi ero accorta che era già ora di pranzo- dico con voce debole.
-È successo qualcosa?- mi chiede subito. Non sono mai stata molto brava a fingere anche se dovrò imparare.
-No, mi sento solo un po' stanca.- dico e mi alzo.
-Okay, allora ci vediamo al ristorante- dice e va via. Io lo seguo a passo lento e con la testa china.
Raggiungo il tavolo e mi siedo in attesa dell'antipasto. Non ho molta fame a dire il vero ma devo mangiare, ne ho bisogno. La cameriera mi porta l'antipasto e mi chiede di mia madre e Michele. Le rispondo che sono andati via e, annuendo, si allontana anche lei.

Mangio in silenzio e nella completa solitudine, isolata da tutto e tutti nonostante il ristorante fosse pieno di persone che parlano tra loro.
Non sono in vena di parlare o scherzare.. Voglio stare da sola ma non voglio pensare. Voglio tutto e niente. Più che voglio dovrei usare vorrei.. Vorrei sputare in faccia a Michele e urlare contro a mia madre. Vorrei punire quel ragazzo che quella maledetta sera di sei anni fa si è ubriacato e ha causato l'incidente in cui mio padre ne è rimasto ucciso.
Vorrei fare tante cose, vorrei dirne altrettante. E invece, non posso né fare né dire nulla.

-Principessa, come va?- Antonio mi riporta alla realtà e mi distrae dai miei pensieri.
-Non mi va di parlarne, per favore lasciami sola- dico senza neanche guardarlo. Non mi va di ascoltare tutte le cose carine che ha da dirmi, non mi va di sentire proprio nulla.
-Non sei riuscita a rintracciarli?- mi chiede sedendosi di fronte a me.
Sbuffo e finalmente alzo lo sguardo su di lui. I suoi piccoli occhi marroni mi scrutano e un po' mi intimidisce.
-Hanno cambiato numero, è chiaro che non vogliono essere trovati. Per quanto ne so potrebbero anche essere dall'altra parte del mondo. Mi hanno abbandonata capisci? Come puoi abbandonare tua figlia? Posso capire Michele visto che non abbiamo nessun legame di sangue, ma mia madre? Quale mamma farebbe mai una cosa del genere?- sento gli occhi pizzicare e mi mordo il labbro inferiore per non piangere.
-Il direttore cosa ti ha detto?- mi chiede e allunga una mano per stringere la mia. Ricambio la stretta. Non gli ho mai dato molta confidenza ma in questo momento ho bisogno di conforto.
-Posso rimanere fino alla fine della permanenza, cioè domani. Ma poi devo andare via.. Oppure devo pagare.-
-Ma non puoi pagare..- dice ovvio.
Io annuisco e chino di nuovo il capo. Non so cosa dire. Mi stringe la mano più forte e lo guardo.
Le rughe accanto agli occhi lo fanno sembrare più vecchio, nonostante abbia solo ventisette anni. Il naso lungo e la bocca piccola, mi ricorda un cartone che vedevo da bambina.
Mi osserva e io mi sento un po' a disagio. Non sono abituata ai complimenti, anche se non arrossisco quasi mai, e non mi piace quando le persone mi fissano.
-Ascoltami, andrà tutto bene okay? Ho un'idea in mente.. Devo prima parlarne con il direttore, poi ti farò sapere.- dice cercando di rassicurarmi.
Io annuisco e lui mi da un bacio in fronte, accenna un sorriso e va via.

Finisco di mangiare e vado verso la mia stanza. Incontro Silvia e Ale e li saluto con un bacio. Mi ricordano che pomeriggio ci sarà una lezione di zumba ma io non assicuro la mia presenza. Anche se devo andare avanti non mi va di andare e poi devo ancora trovare una soluzione al mio enorme problema. Anche se forse il problema sono semplicemente io.

Mi stendo sul letto e chiudo gli occhi. Penso sia meglio che riposi un po'.

La Ragazza Della Stanza 257.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora