Capitolo 22

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Quando sono partita, dopo aver saputo della morte di mia madre, non pensavo sarei più tornata. Il mio intento era quello di rimanere nel mio paese, di essere amata e accolta dalla mia famiglia.. Ma su una scala da uno a dieci, quante volte le cose sono andate secondo i miei piani?

E infatti eccomi qui, su questo treno in corsa, che mi sta portando nel luogo che consideravo un incubo ma che adesso considero casa. Ammetterlo è triste, ma è ancor più triste averla davvero una casa e non essere la benvenuta.

Proprio io, che ho sempre messo la mia famiglia al primo posto, che sono sempre stata disponibile e ho sempre cercato di dimostrargli il bene che provo, o provavo. Sono state proprio le persone per cui mi sarei presa una pallottola a premere il grilletto.

Ma adesso, mentre il treno si ferma e raccolgo le mie cose per scendere, respiro un'aria diversa. Non voglio più pensare al passato e piangere, anzi.. Voglio ridere, voglio scherzare e godermi la vita: non ho nemmeno diciotto anni diamine! Li compirò proprio tra pochi giorni, e sapere che sarò qui a festeggiare, con le persone più care che ho, mi da una spinta in più per scendere da questo treno.

Prendo la valigia e mi precipito tra le braccia del ragazzo che mi ha aiutata, che mi ha vista cadere e rialzare, e mi è sempre stato accanto. Mi prende al volo e io respiro a fondo il suo meraviglioso profumo che mi entra fin nelle ossa, che mi è mancato tremendamente tanto. Mi stringe forte a se e per la prima volta dopo quattro giorni sorrido, un sorriso sincero.

-Bentornata- mi sussurra con la sua voce sempre roca e mi bacia la fronte. Prende la mia valigia e saliamo in macchina, il mio sorriso non scompare e anche lui sorride, mostrandomi quelle maledette fossette che possiede e che ogni volta mi fanno girare la testa.

-Ti aspettano tutti con ansia- mi dice poggiando la sua mano sulla mia coscia scoperta, e come ogni volta che Gabriele mi sfiora, la mia schiena viene percossa da un brivido e la mia pelle si ricopre di pelle d'oca. Annuisco. Non vedo l'ora di poter abbracciare tutti.

-E Tony? L'hai avvisato?- chiedo. Non so perché chiedo di lui in realtà, sono un po' delusa dal suo comportamento nei miei confronti. Non me l'aspettavo, non da lui. Forse mi aspettavo troppo, o forse gli sono bastati solo pochi giorni senza di me per dimenticarmi completamente.

-Ehm, a dire il vero è stata Silvia ad avvisare gli altri che venivo a prenderti. Non so se lo ha chiamato ma penso di si- dice mentre il suo sorriso svanisce. Si è infastidito, e lo posso ben notare dal fatto che ha tolto la mano dalla mia coscia e l'ha poggiata sul cambio. Non volevo fargli passare il buon umore, volevo solo sapere. Non ho sentito quasi nessuno e temo che si possano scordare di me, proprio come la mia famiglia.

Ormai è diventata come una fobia, quella di essere dimenticata. Forse perché lo hanno fatto così tante persone che temo davvero di rimanere sola un giorno. Odio la solitudine, odio la malinconia e la depressione. E le odio ancora di più perché sono state queste ad uccidere mia madre e nessuno, io per prima, è riuscito a salvarla.

Siamo arrivati al villaggio e Gabriele fa per scendere ma lo trattengo per un braccio e gli bacio una guancia, per ringraziarlo di tutto. Vedo comparire una sola fossetta ma per me è più di un traguardo. Scendiamo dall'auto e Gabriele prende la mia valigia. Ci dirigiamo verso l'entrata ed è proprio lì che trovo loro: ci sono tutti gli animatori, c'è pure Gigi e perfino il direttore, e ovviamente c'è Antonio.

Abbraccio tutti, in particolare Silvia e Alessio che mi sono mancati moltissimo. Perfino il direttore mi abbraccia sussurrandomi un 'mi dispiace' che accetto molto commossa. E' questo quello che intendo per famiglia. Mi avvicino piano a Tony, che non perde tempo e mi attira in un abbraccio più che caloroso. Mi è mancato tremendamente anche lui, non posso negarlo. Respiro il suo profumo, che mi pare più dolce del solito, e piano sciolgo l'abbraccio.

-Come è andato il viaggio?- mi chiede Silvia preoccupandosi per me. Le dico che è andato tutto bene e con lo sguardo cerco di farle capire che le spiegherò tutto quando saremo sole. Perspicace e sempre vispa, coglie il messaggio al volo. Sbadiglio, stanca della mezza giornata più stressante della mia vita.

Antonio prende la mia valigia dalle mani di Gabriele, in malo modo oserei dire, e poggiandomi un braccio attorno alle spalle mi guida verso la nostra camera.

-Mi sei mancata molto- dice continuando a tenere lo sguardo dritto davanti a sé. Mi accoccolo di più a lui, stringendogli il busto con entrambe le braccia, e respiro ancora quel dolce profumo: davvero dopo solo pochi giorni l'avevo dimenticato? Oppure lo ha cambiato? Non faccio domande, troppo stanca per sentire qualsiasi risposta e mi affretto ad entrare in camera seguita da Antonio.

Non parliamo, soprattutto lui. Non mi fa domande che dovrebbe porgermi e quasi mi ignora. Non ne capisco il motivo e francamente non voglio avere discussioni per oggi, così lascio stare e aprendo la valigia prendo dei vestiti puliti e mi chiudo in bagno.

Mi spoglio e mi affretto ad entrare sotto il getto d'acqua calda che immediatamente rilassa tutti i miei muscoli. Non mi guardo nemmeno allo specchio, so già di avere una pessima cera e preferisco evitare di romperlo. Si dice che porti sfortuna e io, di sfortuna, non ne ho proprio bisogno.

Esco dal bagno, pulita e vestita, e trovo Antonio già vestito per andare al lavoro. Sono soltanto le sei del pomeriggio, e di solito lui inizia il turno serale alle sei e mezza. Non posso fare a meno di chiedere.

-Mi hanno appena avvisato che un cameriere sta male e devo provvedere- mi risponde distrattamente mentre continua ad armeggiare con il suo cellulare. Mi limito ad annuire, incerta. Lui è il maitre e non può di certo sostituire un semplice cameriere, ma in fondo cosa ne so io? Siamo nel pieno della stagione, magari non possono chiamare un sostituto.

Se ne va. Senza parlare, senza guardarmi, senza baciarmi. Solo esce dalla camera, lasciandomi perplessa e immersa nei miei pensieri.

Inizio a sistemare i miei vestiti nell'armadio, piegandoli e appendendoli, e poco dopo qualcuno bussa alla porta. Apro e mi ritrovo Silvia che subito faccio entrare e ci sediamo sul letto.

-Ho un po' di tempo libero prima della cena, così mi spieghi tutto- dice e la ringrazio perché è davvero una cara amica.

Le racconto tutto, partendo dal primo giorno quando la nonna ha iniziato a trattarmi poco bene, e finendo con la scoperta di Michele e zia Tania che è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Le racconto di come mi sono sentita e di cosa ho provato e lei capisce. Mi abbraccia e mi consola come solo un'amica sa fare e io ringrazio Dio di avermi fatto conoscere questa ragazza meravigliosa.

Quando va via, riprendo a sistemare le mie cose nell'armadio e il tempo vola. Mi ricordo di non aver cenato, ma poco mi importa e quando vedo che sono già le nove e mezza mi affretto a mettermi a letto.

So bene che è presto ma sono stanchissima, sia fisicamente che psicologicamente, e poco tempo impiega Morfeo che già sono addormentata tra le sue braccia.

Finalmente sto bene, non sento dolore e frustrazione. Sento solo me e lo strano profumo che hanno le lenzuola oggi, così simile a quello di Tony.

Mi sveglio solo quando lo sento rientrare e con un occhio guardo la sveglia. Le cinque mi sembra di vedere ma non mi ci concentro più di tanto perché immediatamente rientro nel mondo dei sogni.

****

CIAOO!
Come state? Spero bene, io purtroppo no. Ho mangiato troppo salame piccante e ho vomitato tutta la notte, che belle le indigestioni.
Non vi interessa lo so, ma volevo condividere con voi questa esperienza ahaha.

Comunque un'altra cosa che voglio condividere con voi è questa:
Vi consiglio di passare a leggere una storia, si chiama Make A Wish.|Cameron Dallas, che potrete trovare sul profilo dell'autrice Loveisnotenough31 .
È davvero una bella storia.

Comunque vi lascio, e grazie sempre di esserci.❤️

-Marty

La Ragazza Della Stanza 257.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora