Capitolo 19

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Viaggiare è sempre stata una mia passione. Vedere posti nuovi e scoprire tante cose, mi è sempre piaciuto. Sono sempre stata curiosa e Dio solo sa quanto viaggi ho fatto con la mia mente. Quante volte mi sono persa a guardare fuori dal finestrino e immaginare cosa avrei trovato una volta arrivata.

Ed è quello che ho fatto anche per questo viaggio. Le cuffie nelle orecchie e la mente tra le nuvole, che neanche mi sono accorta che il viaggio è finito.
Certo, tornare al mio paese in treno è stata una passeggiata considerando che con la macchina abbiamo impiegato tre ore.

Ma sono davvero pronta ad affrontare tutto?

Le parole di Antonio mi frullano ancora in testa e mi aggrappo a queste per avere un po' di conforto mentre scendo dal treno e prendo la mia valigia.
Alla stazione si vede di tutto: ci sono persone che scendono di corsa per abbracciare un loro caro, c'è chi lo fa lentamente e senza fretta perché non c'è nessuno ad aspettarli, che ci piange e chi ride e poi ci sono io, che cerco con lo sguardo una persona quasi sconosciuta.
Michele non è ancora arrivato e quasi non mi meraviglio. Cosa mi aspettavo? Che ci fossero gli striscioni di benvenuto? Ovvio che no, neanche mi considerano qui.

Respiro la brezza leggera che è sempre presente nel mio paese e mi appoggio alla valigia in attesa. Attesa che durerà poco perché riconosco una macchina entrare nel parcheggio, e quella macchina la conosco bene.
Michele parcheggia in malo modo e mi viene incontro. Mi sorride ma io non ricambio, non vedo il motivo di sorridere.
-Miranda, com'è andato il viaggio?- dice mentre prende la mia valigia. Non un abbraccio, nemmeno un bacio o delle scuse, niente di niente.

Nemmeno gli rispondo e mi dirigo in macchina dietro di lui ma prima che possa avvicinarmi troppo, dall'auto è scesa un'altra persona: capelli biondo platino, occhi azzurri e pantaloni di pelle.
Ci metto pochi secondi a focalizzare la scena e a scoprire che la donna davanti ai miei occhi è mia zia Tania.
Mi corre incontro e mi abbraccia forte e io ricambio l'abbraccio lievemente.
Non siamo mai andate d'accordo e a dire il vero non mi va molto a genio, ma almeno si è degnata di essere sensibile in un momento del genere.
-Tesoro come sei diventata bella! Quell'abbronzatura ti dona, dovrò venire con te la prossima volta!- cinguetta ridendo e io mi rimangio immediatamente quello che ho pensato pochi secondi fa.
Le rivolgo un debole sorriso e entriamo in macchina.

Il viaggio in auto è silenzioso e carico di tensione, la si potrebbe tagliare con un coltello. Non capisco perché la zia è venuta a prendermi: non siamo mai andate d'accordo, non si è mai comportata da zia con me nonostante fossi figlia di sua sorella e sua unica nipote. Ma la cosa non mi infastidisce più di tanto, più che altro ad infastidirmi è il fatto che nessuno dei presenti ha preso parola o solamente commentato quello che è accaduto e il perché io sia qui. Sicuramente, e ci tengo a sottolineare sicuramente, se mamma fosse ancora viva io sarei ancora al villaggio.

Dannazione, perché tutte a me?

Arriviamo a casa e Michele prende la valigia entrando. Lo seguo e sento parecchie voci. Prendo un respiro profondo ed entro in quello che è il salotto di casa mia.
Mia nonna, seduta in poltrona, sembra regnare su di tutti. Vedo lo zio Mario, fratello di mia madre, insieme a sua moglie, zia Rosalia, giocare con il loro bambino di soli tre anni. C'è il nonno che legge il giornale. E nessun altro.
Non siamo una famiglia numerosa: mio padre era figlio unico e i suoi genitori, i miei nonni paterni, sono morti quando io avevo circa sei anni, infatti ho soltanto vaghi ricordi di loro. Zia Rosalia e zio Mario hanno solo un figlio, e poi c'è zia Tania, che essendo più giovane dei fratelli non è ancora sposata.

Quando mi notano nella stanza cala il silenzio. Non so cosa ha spinto da sempre la mia famiglia ad essere fredda nei miei confronti, ma sono molto rari i momenti in cui mi dimostrano il loro affetto: molte volte ho sentito parlare zia Rosalia e zia Tania di me, dicendo che sembro una ragazza asociale; e altrettante volte ho sentito la nonna parlare con mia mamma di come sarebbe stata felice se fossi nata maschio. Ovviamente mamma l'ha sempre sgridata su questo punto, lei era l'unica ad amarmi veramente.

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