Capitolo 4

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Asher's Pov
Erano le sei e venticinque, uscii rapidamente con indosso giacca, cravatta e camicia, e mi diressi in scooter fino alla casa di Jamila.
Dopo il bacio, non ci eravamo più parlati.
Din don.
Il suono del campanello era udibile dall'esterno.
- Sì? -
Aprì la porta Mike.
- Ehi, aspetto Jamila... -
- Bellaa! Hohoho sta sera avrai da divertirti... È veramente bella e sexy, se poi si lascia toccare... Arriva, è andata a prendere la sua pochette, sia mai che non possa tenere in mano il telefono... -
La canzonò lui.
- Grazie Mike dello sputtanamento online. -
Soggiunse lei tirandogli un ceffone sulla testa seguito da un bacio sulla guancia.
Era veramente bellissima: i capelli erano ordinatamente pettinati e sciolti lungo il lato sinistro del viso, gli occhi erano tinteggiati con una punta di trucco (cosa molto insolita) intonati all'abito e il suo vestito color acqua marina le stava benissimo.
- Sei molto bella... -
Riuscii a dirle in un soffio mentre scendevamo le scale.
- Anche tu. -
Ci sorridemmo, camminando lungo il porticato ed in seguito lungo la strada, erano pochi isolati di distanza.
Passammo un tratto di strada ombreggiato da alberi e contammo le foglie che cadevano dagli alberi.
- Settantacinque! -
Esclamò additandola.
- Sett... Nove... Ottantatré con quella lì rossa! -
Contai rapidamente.
- Ahaha! -
Rise lei appoggiandosi con una mano sulla mia spalla e piegandosi leggermente. Mi girai verso di lei e con l'altra mano le presi un braccio.
- Non mi sono mai divertito così tanto a fare una cazzata del genere. Soprattutto a sedici anni. -
Scoppiammo a ridere, di quelle risate che sanno fare solo i bambini ed i pazzi.
I pazzi d'amore.
- Guarda quel tipo... -
Accennai ad un uomo appena passato in macchina, con il viso coperto da un passamontagna.
- Magari è mussulmano. -
Ci scambiammo uno sguardo: la gente non girava con i passamontagna in ottobre, in una zona così calda. L'uomo ci passò davanti, poi inserì la retromarcia fino a raggiungerci.
- Buonasera... -
Ci disse, con un suono rauco. Jamila mi strinse forte la mano.
- Salve... Ha bisogno di aiuto? -
- Sì grazie ragazzi... Cerco l'ospedale, ho un mal di gola tremendo e tanto freddo... -
Le sue mani erano fasciate da guanti, come pure tutto il resto del corpo da pullover, giaccone a collo alto...
- Beh l'ospedale è abbastanza distante, saranno circa trenta minuti di auto... -
- Mi spieghereste la strada?-
- Certo, dritto fino all'incrocio sulla quinta strada, poi a destra e nuovamente dritto. Quando si troverà vicino al...-
- Ragazzo, ho già scordato tutto. Hai un pezzo di carta?-
- No... -
- Lo prenderesti dal sedile dietro? Avete una penna? -
- Io. -
Si annunciò Jamila, lasciandomi la mano e passandogli la penna che custodiva nella pochette.
Aprii lo sportello posteriore e, essendoci i finestrini oscurati, non potei vedere il contenuto.
Sentii Jamila gridare, non riuscii a girarmi che una figura alta e nera mi spraiò uno spray in pieno viso. Svenni.

Dentro quella stanza - Horror storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora