Caro amico... Addio

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Ed eccoci, un'altra volta faccia a faccia, la prima è stata qualche anno fa, sì, mi sembra un venerdì, dopo scuola, non avevo nulla da fare, o meglio, dovevo scriverti, ma non sapevo cosa. Devo sempre fare tutto da solo? Adesso capisco che la vita degli scrittori non è poi tanto semplice come sembra, questi sono sempre alla ricerca del pezzo giusto, il pezzo che forse non arriverà mai, o che arriverà troppo tardi, o in casi puramente casuali subito, ma con la mia sfiga dubito che sarà così. Mi rilasso un po', controllo la finestra e noto quel cielo cupo, mi ispira, mi parla di mondi sconosciuti, mondi mai visti e mai esistiti, pura immaginazione sostengo, eppure perché dovrei essere egoista e tenerla tutta per me, è il momento di raccontare questa storia seppur non così entusiasmante... Ci metto me stesso, passo una-due- tre ore a scrivere ma in sostanza mi accorgo di non aver prodotto nulla di buono, getto il mio lavoro nel cestino con aria non troppo soddisfatta. Ho deciso, esco, dovrò pur calmarmi in qualche modo, maledetto me quando ho deciso di prendere quel caffè macchiato caldo alle 23 e 47... Sono le quattro e mezzo del mattino e non riesco a chiudere occhio, eppure passeggiando nella deserta città che sente i miei passi come unico ritmo, mi ritrovo ancora ad ammirare quel cielo stellato, pieno di cose, persone, animali, città, boschi, campagne, montagne e tanta natura di simil genere. Questo mi parla, una lingua strana, che purtroppo non riesco a trasmettere su un foglio, è come un dialogo personale, solo il diretto interessato sa di che cosa si sta parlando, eppure mi sembra così chiaro...
Si non lo nego, questa sera mi sono dato alla pazza gioia, ho bevuto, ballato, giocato e cosa più grave, mi sono dimenticato, dimenticato perché sono qui e che cosa sto dicendo, intorno a me comincia ad uscire un frastuono tale da poter buttare giù una casa, sebbene sia solo, come è possibile? Se non lo sai tu...risponderete. Capisco solo ora che il discorso da me intrapreso deve partecipare di qualche strana filosofia, forse legata al comportamento, ma no che dico, alla vita. Io non l'ho ancora capito ma intorno a me, in questa città vuota, mi basta alzare lo sguardo, tendere gli occhi al cielo per vederti, si amico mio, so che nonostante noi siamo lontani tu stai guardando in alto, anche tu con occhi ingenui, pieni di speranza, che gocciano lacrime di sapienza. Non temere alza gli occhi e ci ritroveremo, anche se non ci riuscissimo più a vederci faccia a faccia guarderemo un punto comune, e come se fossimo vicini, quella luna che cade sotto gli occhi di molti, toccheremo con lo sguardo, e non passerà un attimo senza quel tocco che ci renderà vicini, ci stringeremo la mano con lo sguardo, capiremo com'eravamo, come siamo e come saremo... Lontani eppur vicini.
Questo è un addio amico, perché tu non mi puoi più rispondere, perché io sono ancora impuro e la mia anima prigioniera. Ma il mio pensiero libero come il tuo spirito, ti raggiungerà ... In quello sguardo.

Nicolò Galasso

Sensazioni dimenticateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora