Making up afterwards

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Hola!!! Questo capitolo è collegato al precedente, la Challenge chiedeva di far litigare i due... e poi scrivere un dopo, facendo fare ai nostri piccioncini pace.


Quindi...


Ventiquattresimo prompt:
Making up afterwards



"Dovresti andare a letto.", sussurrò Sherlock, posando il bicchiere sul tavolo.

John deglutì, seduto sulla sua poltrona, dopo tanto tempo, le ultime braci che ardevano nel caminetto. "No."

Sherlock si voltò verso di lui, gli occhi azzurro ghiaccio interrogativi.

"Non... non voglio. Stiamo qui, solo un altro po'."

Il detective scosse la testa, "Hai bisogno di dormire."

"No, per favore. Qui." ripeté, quel bisogno, così raro, nella sua voce.

"Perché?"

"Te ne andresti, te ne andresti e mi sveglierei ancora avvolto nella tua vestaglia e le lacrime secche sugli occhi. Voglio restare qui e guardarti, fino a quando non... potresti andartene. Al mio risveglio ti cercherei e tu saresti semplicemente andato. Non voglio che succeda di nuovo, non voglio preparare due tazze di tea, apparecchiare la tavola per due, per poi rimanere da solo. Non voglio fingere di vivere con un fantasma. Non puoi chiedermelo. Ogni volta che batto le palpebre ho paura che dopo sarai scomparso. Ogni volta che chiudo gli occhi, ogni volta che distolgo lo sguardo temo che tu non sarai lì, a ribattere, ad analizzare. E fa troppo male. Dio, Sherlock, non so nemmeno se sei reale, se sei vivo, se non è solo frutto della mia mente!"

Sherlock sbatté le palpebre. C'era qualcosa di umido, proprio nel retro dell'occhio. Qualcosa di estremamente fastidioso. La gola leggermente irritata, gonfia, come se ci fosse stato qualcosa che aveva l'impellente bisogno di uscire.

Sbatté le palpebre.

Questa volta uscì del liquido cristallino, che gli rotolò sulla guancia.

Sbatté le palpebre.

Le gocce d'acqua erano di più.

Forse stava piovendo.

Una perdita dal condizionatore.

Ma non provenivano d'alto, quelle goccioline che sembravano non volere smettere di cadere, venivano da lui.

Uno di quei piccoli ammassi d'acqua gli arrivò a toccare la bocca.

Era salato.

Oh.

Lacrime.

Stava piangendo.

Lo faceva raramente.

Era una sensazione strana, quel blocco, quel nodo alla gola che si stringeva sempre di più.

Emise un suono sfocato. Era un singhiozzo, forse.

"Forse... forse potremmo trovare altre soluzioni. - disse, una voce che non sembrava nemmeno la sua. Così umana, così... emotiva. Si alzò, avvicinandosi alla poltrona di John, ancora immobile. - Potremmo decisamente farlo." sussurrò, chinandosi verso di lui, le labbra bagnate di quelle lacrime che non accennavano a fermarsi.

John gli si avvicinò leggermente, sigillando il bacio.

Un po' umido, un po' tremante, un po' incerto.

Perfetto.

"Ti sembrava reale, Dr. Watson?"

Sherlock: Every fairy taleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora