Kissing

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Quinto prompt:
Kissing

Sherlock aveva letto un sacco sull'argomento ovviamente, si era documentato.

Avevo preso dei libri in biblioteca, naturalmente senza farlo sapere a John, usando però la sua tessera.

Aveva persino guardato su internet, su WikiHow, e dopo svariare consultazioni aveva deciso che quello era sicuramente il metodo migliore.

Nonostante tutto, c'erano dei rischi. John era sposato, ne era consapevole.

Ma non importava.

Era pronto.

Aspettò John sulla poltrona quella sera, le mani giunte sotto il mento appuntito e perfettamente liscio, i capelli e il corpo ancora umidi per la doccia. Quando l'ex coinquilino entrò con uno sbuffo, Sherlock alzò lo sguardo, "Buonasera."

"Ciao Sherlock." rispose stancamente John, passandosi una mano tra i capelli e appoggiando con l'altra il latte sul tavolo. Era diventata una pratica comune portargli del cibo da quando se ne era andato.

Il detective si alzò in piedi, avvicinandoglisi con circospezione, passandosi la lingua sulle labbra, "Com'è andata?"

"Bene, sai, come al solito, nulla di interessante, anche se il signore con la sepsi che è venuto poco prima della fine del turno somigliava decisamente a quel tassista, ricordi?"

Sherlock annuì, arretrando di qualche passo, lo sguardo fisso sugli occhi di John, "Hai fame? Possiamo andare da Angelo's se vuoi, o devi tornare subito da Mary?"

John scosse la testa, ignorando del tutto le inusuali attenzioni dell'amico, "No, credo che resterò solo per un tea e che me ne andrò."

Sherlock annuì vigorosamente, "Bene, un tea! È proprio quello che ci vuole, verde magari?"

"Oh... sì, magari..." confermò John, le sopracciglia leggermente aggrottate. Si diresse in cucina, mettendo sul fornello il bollitore e chiudendo per un attimo gli occhi, era stata una giornata stancante.

Pochi minuti dopo, il medico tornò in soggiorno e si lasciò cadere sulla poltrona, una tazza di tea sul tavolino di fianco a lui, l'altra posta di fronte a Sherlock.

"Fatto qualcosa di interessante, oggi?"

"Ho pensato." rispose, prendendo un sorso dalla tazza, ancora bollente.

"A cosa?"

Sherlock s schiarì la gola, "A tante cose. Ho finalmente capito come reagiscono i singoli arti al rigor mortis."

"C'entrano quei piedi nel frigorifero?"

"Già." annuì Sherlock. Il detective si alzò di scatto, avvicinandosi all'amico, "John, io..."

"Mmm?" chiese l'ex militare, guardandolo negli occhi.

Sherlock si inginocchiò di fronte al medico, facendo scivolare lo sguardo dalle iridi grigie fino alla bocca, a quelle labbra perfette. Poi si avvicinò ancora di più al viso di John, fino a toccargli il naso, mentre lui continuava a guardarlo, immobile come in una fotografia. Sherlock deglutì, leccandosi le labbra prima di posarle sulla bocca leggermente aperta dell'uomo di fronte a lui.

Watson non si ritrasse, ma continuò a guardarlo negli occhi, e poi li chiuse. Sherlock si allontanò leggermente, poi lo baciò di nuovo, questa volta in modo più diretto, passionale. Fece scorrere la sua mano sotto la maglietta di John, incontrando le cuciture della stoffa, chiuse gli occhi, mentre le mani di John gli stringevano la schiena. Iniziò ad alzare il braccio, raggiungendogli le scapole, e poi...

John si staccò improvvisamente, le guance di un rosso scarlatto, chiuse gli occhi, andando in dietro, verso la poltrona dalla quale era scivolato, "Sherlock, cosa...?"

Il detective sbatté le palpebre, "Io non..."

John per tutta risposta si alzò in piedi, infilandosi le mani tra i capelli e chiudendo gli occhi, il respiro ancora leggermente affannato, "Cosa... Sherlock io non..." lo fissò, la bocca mezza aperta, gli occhi spalancati, indecisi, confusi.

"Pensavo che anche tu..."

"Certo che io... cioè non ho... insomma..." John scosse la testa, le sopracciglia aggrottate, "Sono stanco, dovrei andare..."

"Ma ho fatto come le guide dicevano! Mi sono rasato, lavato, ho inumidito le labbra, ho bevuto del te verde per rinfrescarmi l'alito, ho iniziato con un bacio senza lingua per vedere come reagivi, ho..."

"Non è... non è questo il punto." sussurrò lui, dirigendosi silenziosamente verso le scale.

"Mi dispiace, io... John - lo bloccò, la mano sulla spalla - qual è il punto allora?"

John scosse la testa, "Io non posso, ho Mary e... sono sentimenti, Sherlock."

"Ma tu mi hai... io ho dei sentimenti, davvero, capisco cosa... io..."

"Lo so. Mi dispiace Sherlock... Io... m dispiace." rispose, iniziando a scendere le scale.

Sherlock sentì le scarpe di John sui 13 gradini delle scale. Il portone del 221b chiudersi di scatto.

Mentre si rimetteva sulla sua poltrona, le mani di nuovo giunte in una preghiera, si chiese se quella sarebbe stata l'ultima volte che avrebbe sentito quei passi.


Lo so, me perfida, sono cattiva! Ve la lascio così, quella di domani sarà più fluffosa e meno triste, o meglio, spero che questa sia stata triste!

Ah, se avete qualche domanda sui vari passaggi che ha fatto Sherlock, come per esempio quello del te verde... si ecco... mi sono davvero ispirata a "Come dare il bacio perfetto di WikiHow", perchè... boh... forse Sherlock farebbe così, di certo non arriverebbe al fatidico momento impreparato!

Sherlock: Every fairy taleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora