Prologo

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Un pallido raggio di luna illuminava i boccoli castani della ragazza che camminava ingenuamente per le strade del paese, inconsapevole dei pericoli che correva passo dopo passo. La gente comune del popolo sosteneva con insistenza che in quel posto di notte tirasse una brutta aria ed era ormai diventata un'abitudine chiudersi in casa prima del crepuscolo: nessuno osava tentare la sorte imbattendosi in quelle che in termini semplici non si definivano proprio "creature umane". In quei tempi la caccia alle streghe era più attiva che mai, persone innocenti venivano catturate con la scusa di avere una qualche caratteristica conducente al demonio: che fossero gli occhi neri, i nei nelle iridi o i capelli rossi, a nessuno importava.

La Chiesa premeva con tutte le sue forze per un controllo più costante e meno dato al caso, facendo pressione sulla casata reale che non dava al problema la giusta attenzione: la stregoneria e la magia in sé erano banditi da secoli e il re in carica non considerava opportuno sprecare molti dei suoi uomini migliori alla ricerca di qualcosa che, secondo lui, non esisteva più da generazioni.

I manifesti per le strade erano appesi ugualmente sotto la continua oppressione della Chiesa, come a consigliare un'attenzione costante mista ad un coprifuoco che scattava con l'arrivo del crepuscolo.

Ma alla ragazza dai boccoli castani non importava, si rifiutava di credere a tutto ciò che riguardasse la Chiesa, demoni compresi: il suo ateismo sarebbe potuto essere condannato se non avesse avuto la decenza di tenersi per sé qualsiasi cosa la riguardasse personalmente. Riservata e silenziosa, contava i suoi amici sulle dita di una mano e si guardava bene dal conoscere chiunque la degnasse di un'attenzione un po' fuori dal comune: i suoi occhi azzurri non passavano inosservati e questo la portò col passare del tempo ad amare incondizionatamente le iridi scure.

Camminava al chiaro di luna cercando disperatamente di ignorare i manifesti riguardanti il coprifuoco, esposti proprio accanto a quelli grazie ai quali ogni singolo abitante del reame ormai era venuto a conoscenza della gravidanza della regina.

Sbuffando, oltrepassò l'ennesimo manifesto per dirigersi lentamente verso casa sua. Quella passeggiata le era servita per schiarirsi le idee e pensare più attentamente ai mesi che la attendevano: si vociferava che nel regno vicino fosse scoppiata una peste improvvisa e non voleva restare nel suo paese più del necessario; si sarebbe trasferita al nord non appena fosse finito il suo ultimo mese di lavoro, lontana dal contagio.

Stava pensando alle parole da dire al suo capo quando un urlo agghiacciante la distrasse dai suoi progetti: veniva dagli alberi della foresta adiacente al paese, a pochi passi da lei.

Si guardò i piedi nella speranza di capire cosa fosse meglio fare: restare lì, nella strada principale, o inoltrarsi nella foresta e cercare di aiutare il povero malcapitato? Del resto sembrava si fosse semplicemente ferito, viste le radici sporgenti degli alberi della foresta.

Si guardò intorno nella speranza che non ci fosse nessuno pronto a giudicarla un'incosciente per il gesto eroico di andare in posti sconsigliati solo per salvare uno sconosciuto. Non sarebbe stata la prima volta, per lei, sapeva cosa fare in caso di pericolo: se solo avesse sentito che qualcosa non andava nel verso giusto sarebbe scappata senza guardarsi indietro, tacendo sull'accaduto per evitare che le stesse persone che avrebbero potuto darle una mano le potessero puntare il dito contro per incolparla.

Prese coraggio, raddrizzò le spalle e corse nel punto da cui provenivano le urla: ci mise un po' a rendersi conto che quella voce apparteneva ad un ragazzo, probabilmente della sua stessa età. Si infilò nei vicoli tra le case sperando di passare inosservata, si guardò alle spalle e, conscia che nessuno la stesse seguendo, iniziò a correre.

Non ci mise molto ad arrivare: sembrava che gli stessi alberi la guidassero da lui.

Si fermò non appena vide una figura nera accucciata su un tronco spezzato: la luna illuminava i suoi capelli scuri come se avessero dei riflessi violetti, i quali rendevano ancora più chiara la sua pelle diafana; sembrava avere non più di diciassette anni.

Gli si avvicinò, cauta, e disse: "Posso aiutarvi?".

Il ragazzo alzò gli occhi e la guardò confuso: i suoi occhi neri la ispezionarono da capo a piedi, come se non si aspettasse di trovare qualcuno disposto a dargli una mano.

"Sì", rispose, nel tono una vaga incredulità. "Dovrebbero iniziare a dare la caccia ai cinghiali e non alle streghe". Indicò la sua gamba destra, coperta accuratamente dal mantello. "Non avevo idea che fossero così pericolosi. Se l'avessi saputo di certo sarei stato alla larga dalla foresta, almeno di notte. E voi cosa ci fate qui a quest'ora? Nemmeno voi avete intenzione di rispettare il coprifuoco, signorina?".

La ragazza dai boccoli castani si fece avanti e, con un sorriso, tese una mano al ragazzo, esitante. "Mi chiamo Claire. E no, non rispetto il coprifuoco: penso che questa storia delle streghe e della magia sia un'assurdità. La Chiesa fa questo solo per avere più potere nel regno di Florentia e il re non dovrebbe concederle questi diritti".

Il ragazzo guardò prima la mano, poi lei. Sorrise. "Siete coraggiosa ad esprimere il vostro parere ad uno sconosciuto".

"Vi sto aiutando a rialzarvi", rispose Claire ricambiando il sorriso, allungando ancora di più la mano verso di lui. "Fossi in voi non resterei ancora là a terra".

"Mi chiamo Victor, comunque", ridacchiò. "E anche se mi alzassi non credo che riuscirei a fare più di qualche passo". E indicò la gamba destra.

"Vi aiuterò io". Claire si abbassò abbastanza da potergli scostare il mantello che lo copriva. "Fatemi vedere la ferita, posso...".

"No", disse lui a denti stretti, all'istante, allontanandosi di scatto.

Claire rimase lì, con la mano tesa a mezz'aria, sconvolta per l'improvviso cambio di tono del ragazzo. "Oh, sarebbe meglio se restaste qui per tutta la notte", sibilò sarcastica.

Un lampo di comprensione sfrecciò per un istante negli occhi neri di Victor. "No, certo, scusate, non volevo...". Sorrise, triste. "Non avevo intenzione di aggredirvi".

Claire si rese conto solo in quel momento di essere ancora lì con la mano tesa verso di lui. Sospirò ricambiando il sorriso e si sedette al suo fianco sul tronco. "Non preoccupatevi".

"Allora, come mai stavate girando senza alcuna protezione per il reame?". La sua voce era tornata come prima, limpida e serena nonostante l'aggressione.

"Avevo bisogno di un po' di aria fresca". Claire si strinse nelle spalle. "E voi?".

"Anche io", ridacchiò. Alzò lo sguardo e lo posò sul suo. "Siete così bella, sapete?".

Claire sentì improvvisamente le guance diventare più calde del normale: non arrossiva molto frequentemente, ma nemmeno con tanta frequenza le capitava di incontrare un ragazzo del genere. "Grazie".

"Sarebbe davvero un peccato sprecare una notte come questa", sospirò Victor con una strana luce sinistra negli occhi.

Fu in quel momento che Claire si rese conto di aver commesso un errore. Com'era possibile che un ragazzo che fino a poco prima strillava di dolore improvvisamente fosse diventato così gentile con lei, a tal punto da farle dei complimenti? Come poteva sorridere quando era stato aggredito quella stessa notte? E soprattutto perché non voleva l'aiuto che Claire continuava a porgergli tanto altruisticamente?

Costrinse le sue gambe ad alzarsi da terra molto lentamente per sopportare il suo peso e permetterle di correre via, com'era solita fare quando una situazione non prendeva la piega aspettata: quel ragazzo non era innocente come voleva sembrare.

Fu più veloce di Claire: Victor si piegò a quattro zampe verso di lei, bloccandola tra il terreno e il suo petto. Il suo respiro le accarezzava la pelle mentre le sussurrava: "I coprifuochi sono stati fatti apposta. Continuo a pensare che non sareste dovuta venire".

La strinse tra le sue braccia possenti, impedendole di andare via a chiamare aiuto nella speranza di salvarsi, mentre con una piccola parte della mente si rendeva conto che per compiere quel gesto Victor aveva dovuto aver bisogno di due gambe perfettamente sane.

E la baciò bloccandole il grido di paura in gola.

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