VIII - Gelosia

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"Mio cugino?", urlai, con gli occhi fuori dalle orbite.

Alexander annuì. "Ovviamente da parte di tuo padre, sì. Si chiama Sebastian".

"Come se non avessi già abbastanza problemi", sbottai. "Davvero, mi mancava solo un altro pazzo demoniaco con istinti omicidi, tra l'altro mio parente".

Sul viso teso di Alexander si formò un sorriso. "Un altro?".

"Sai cosa intendo". Posi fine all'argomento con un gesto della mano e ripresi: "Ma, se Leonardo è figlio di angeli... be', teoricamente non dovrebbero esserlo anche Josh e Cory? Sono cresciuta vedendoli tutti i giorni e non hanno mai dato segno di riconoscermi come demone, e il ciondolo non acquisisce calore come invece fa sempre quando sono con il re".

Alexander socchiuse gli occhi senza smettere di sorridere. "Giusta osservazione. Devi sapere che la madre di Leonardo, Annabelle, era un semi-angelo, esattamente come tu sei un semi-demone: perciò non è stato molto strano il fatto che suo fratello David fosse un comune mortale, così come i suoi due figli".

"E invece il padre di Leonardo era...".

"Era anche lui un angelo, si chiamava William".

Inarcai le sopracciglia. "Non sapevo esistessero tante famiglie di angeli. A meno che la madre di Leonardo non fosse imparentata con William".

Alexander rise. "Il divieto di vivere a Florentia è stato esteso anche gli angeli, non soltanto a noi: solo che loro non hanno alcun problema ad abitare altrove, visto che se vivessero qui dovrebbero rispondere agli ordini di Leonardo; lì invece non c'è un angelo con più poteri, ma solo un gruppo di persone che si riuniscono regolarmente per stilare le leggi".

"In parole povere regna l'uguaglianza, da loro", riassunsi.

Lui annuì. "Da noi invece regnano tutte le famiglie più importanti, come tuo padre, e nessuno sembra avere il coraggio di lamentarsi".

"Tu però sembri avere un'opinione diversa dagli altri", gli feci notare.

Alexander abbassò lo sguardo e si guardò i piedi in quella che mi sembrò chiaramente un'espressione di imbarazzo. "Quando inizi ad assaporare la vita delle altre speci cominci anche a notare delle differenze con il tuo popolo. Ad esempio". E iniziò a saltellare da seduto sul materasso come aveva già fatto una volta. "non abbiamo questi letti morbidi".

"Sì, è un gran peccato", ridacchiai. "Ma tu sai tutte queste cose sugli angeli perché...?".

"Sono notizie che vengono tramandate di generazione in generazione", rispose. "Ma è da tanto tempo che qualcuno non mette piede nel loro regno".

Abbassai gli occhi a mia volta, non riuscendo a trovare una risposta adeguata. Era raro ascoltare un discorso fatto da Alexander che non fosse intriso di mistero, ma quel giorno sembrava essere stato persino fin troppo chiaro e nonostante ciò la sua decisione di dirmi tutta la verità in così poco tempo ancora non mi piaceva: era evidente che avrebbe voluto raccontarmela in un'altra occasione e in fin dei conti non potevo certo fargliene un torto.

"Sai cosa vuol dire Elenoire?", mi chiese lui interrompendo il silenzio. Alzò lo sguardo, mi vide scuotere la testa e aggiunse: "Significa cresciuta nella luce. Tua madre non poteva fare una scelta migliore, visti i progetti che aveva per te".

"Sì, ho capito che mia madre era una grande". Sorrisi, cercando di smorzare la tensione.

Alexander ricambiò il sorriso. "Sì. Da questo momento in poi, comunque, dovrai restare in collegio molto più spesso, visto che è l'unico luogo in cui Sebastian non può mettere piede".

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