XVII - La villa fantasma

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Hannah e Sebastian non potevano scegliere un momento peggiore. Decisamente.

"Leonardo", iniziai, cercando di trattenere l'impulso di ignorare Alexander e la voglia di restare lì per sempre.

"Mmm?", mormorò lui con una risatina, facendo scendere lentamente la mano sinistra fino alla coscia e rendendomi di conseguenza tutto più difficile.

"Sebastian e Hannah stanno... uscendo dalla locanda", sussurrai con una vocina piccola piccola. Stavo cominciando ad odiare mio cugino – ancora più del solito –, la mia migliore amica, Alexander e perfino me stessa per aver deciso di dare ascolto al buonsenso anziché divertirmi insieme a Leonardo restando per una volta fuori dai problemi della mia vita. "E tu non mi stai aiutando a riordinare le idee".

La sua mano sinistra finì il suo percorso e Leonardo abbassò la testa, frustrato. Fu con riluttanza che si alzò dal letto e si chiuse i bottoni della camicia, negli occhi un'espressione quasi omicida: sperai per Alexander che quell'avvertimento non fosse solo uno scherzo.

Mi alzai a mia volta e uscii dalla stanza con Leonardo al mio seguito: Alexander ci aspettava ai piedi delle scale e dallo sguardo che mi rivolse mi resi conto della sua sincerità.

Poi però mi fissò con più insistenza e sulle labbra gli spuntò un sorriso. "Ho forse interrotto qualcosa? Oppure hai litigato con una spazzola?". E mi indicò i capelli.

"Taci", rispose Leonardo al mio posto prendendomi per mano e conducendomi fuori dalla locanda.

Alexander accelerò il passo, ci superò e, indicando una carrozza poco lontano, ci disse: "Eccoli, devono essere loro".

Sia lui e sia Leonardo si fecero spuntare le ali dopo essersi assicurati che non ci fosse nessuno nei paraggi; saltai tra le braccia di quest'ultimo e, librandosi in cielo, iniziammo a seguirli mantenendo però una certa distanza di sicurezza.

Superammo le case di Florentia, la foresta e persino l'Arno, fino ad arrivare in un fitto bosco oltre i confini del regno; pochi minuti più tardi, una villa spuntò in mezzo agli alberi e la carrozza di Hannah e Sebastian si fermò.

Leonardo e Alexander atterrarono dietro un tronco in modo che il cocchiere non potesse scorgerci sulla via del ritorno. In lontananza vidi un ragazzo alto e possente a braccetto con Hannah – la quale continuava a guardarsi intorno nervosa – entrare nella villa e chiudersi la porta alle spalle.

"Come facciamo ad oltrepassare la porta?", chiesi, rendendomi conto solo in quel momento di non aver considerato quella opzione mentre Leonardo mi rimetteva giù.

Alexander si strinse nelle spalle. "Penso ci sia un'entrata secondaria. Sarebbe strano se non ci fosse, visto che comunque la maggior protezione per la villa è proprio il bosco".

"Un'entrata come quella?". Leonardo indicò una porticina semi-nascosta dai cespugli nell'ala laterale della casa e, senza aspettare alcuna risposta, corremmo tutti e tre in quella direzione.

Un grido proveniente dall'interno, però, ci fece accapponare la pelle.

Sentii il mio cuore saltare un battito dallo spavento e con orrore mi accorsi che si trattava di una voce indubbiamente femminile. "Hannah", sussurrai.

Leonardo e Alexander buttarono giù la porta con un calcio ed entrammo in una stanza completamente al buio in cui aleggiava un intenso odore di polvere e muffa. Alexander accese una candela trovata chissà dove e ci fece strada verso la porta conducente alle altre stanze della villa.

Sfociammo direttamente nell'atrio dalle cui scale si accedeva ai piani superiori: sarebbe stato tutto perfettamente normale, se alle pareti non fossero state appese decine e decine di corde che circondavano il collo di altrettante donne dallo sguardo vuoto e il colorito pallido.

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