XX - La fine

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Atterrai sul davanzale di una finestra nella speranza di passare inosservata. La situazione sembrava dipendere da me, il futuro di tutto il regno era nelle mie mani.

Dovevo solo... dovevo cosa? Come ero riuscita ad evocare quell'uragano?

Spostai gli occhi su tutti i combattenti sotto di me, sorprendendomi del fatto che nessuno mi avesse ancora notata; poi intravidi un uomo dalle iridi nere e un sorriso sadico duellare con un ragazzo alto, possente e con uno sguardo cristallino.

Non potevo lasciare che Alexander morisse sotto i miei occhi e per mano di mio padre.

Quella visione bastò a scatenarmi nuovamente dentro una rabbia crescente che diede il via ad ulteriori formicolii alle dita; stavo seguendo la pista giusta, ora ne ero sicura.

Leonardo mi volò accanto ed atterrò a pochi passi da Alexander per dargli una mano: fu come rivedere il loro combattimento contro Sebastian e questo pensiero contribuì a farmi aumentare la voglia di vendicarmi contro Victor.

Mancavano pochi secondi e un secondo uragano si sarebbe abbattuto contro mio padre, quando una carrozza rossa entrò nel mio campo visivo, al limite del bosco che circondava la villa di mio cugino.

Scesero tre cardinali uno dietro l'altro, le cui mani stringevano una croce ciascuna e che puntarono dritte contro la battaglia che intanto infuriava a pochi passi da loro: i demoni iniziarono a piegarsi su se stessi, agonizzanti dal dolore, e gli angeli colsero l'occasione per pugnalarli al cuore con le loro spade di luce; perfino mio padre era arretrato, ma aveva avuto la prontezza necessaria a nascondersi tra gli alberi e Leonardo e Alexander – anche lui semi-agonizzante – corsero istantaneamente al suo inseguimento.

Poi fu il mio turno: sembrò che tutto il mio corpo fosse attraversato da centinaia, migliaia di lame incandescenti nello stesso momento, costringendomi ad inginocchiarmi per evitare che il senso di stordimento rischiasse di farmi precipitare dal davanzale; avevo come il presentimento che questa volta le mie ali non avrebbero obbedito al mio comando.

I suoni si attutirono fino a diventare inesistenti e l'unica cosa a cui ero in grado di pensare era la sensazione di morte certa che mi avrebbe assalita se solo avessi abbassato ulteriormente la guardia.

Ma ce la dovevo fare per tutte quelle persone che avevano creduto in me.

Pensai a Leonardo, la cui natura era esattamente l'opposto della mia, ma nonostante ciò non eravamo riusciti ad odiarci e la forza d'attrazione tra di noi aveva superato tutto il resto.

Pensai ad Alexander, che aveva rischiato di essere ucciso dai suoi stessi consanguinei per averli traditi, per aver cercato di salvare la sua famiglia dalla morte sicura e per aver salvato me da un destino orribile, nonostante il modo inappropriato in cui si era presentato.

Pensai ad Hannah, alla sua voglia di aiutarmi nella mia missione a tal punto da accettare le conseguenze che la sua scelta avrebbe potuto comportare.

Pensai a Carol, al modo in cui si era fidata di uno sconosciuto e che per questo era stata stuprata, uccisa.

Pensai a mia madre, dal volto così simile al mio, eppure talmente diversa da non riuscire a sopportare più del dovuto la mia presenza dentro di sé.

Non sarebbe morta invano, lo sapevo: non dovevo permetterlo per nessun motivo al mondo.

Lei mi aveva dato la vita ed era giusto che tentassi con tutte le mie forze di non rendere inutile il suo sacrificio.

Ricominciare a sentire il formicolio alle dita fu un vero e proprio sollievo: stavo riacquistando il controllo del mio corpo, sottraendolo a quelle lame letali che erano sul punto di dilaniarmi anche l'anima.

Eyes of ShadowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora