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Tornavo ogni giorno da Patrick e chiedevo ai medici se la sua situazione fosse in stato di miglioramento o peggioramento.

Ma la risposta era sempre la stessa.

《Heather, la situazione del povero Patrick resta sempre quella di ieri, di avant'ieri, dell'altro giorno, dell'altro giorno ancora e così via. Se cambierà di una virgola, la avviserò io stesso, glielo prometto》dicevano tutti, ma nessuno mi avvisava mai.

Un pomeriggio come tanti andai da lui e gli feci il mio solito discorso, in cui gli parlavo di tutto: della mia giornata, di quanto mi mancava, di tutta la nostra famiglia che gli era sempre vicino, di quanto avevo bisogno di lui.

《Ciao amore, sono io, Heather. Sì, non ti lascio in pace mai, neanche un giorno. Vengo qui dal giorno del tuo incidente e ci verrò fino a quando non sarai di nuovo a casa. I medici dicono che la tua situazione non cambia di una virgola, ma io sono sicura che cambierà presto, in meglio ovviamente. Stamattina mi sono svegliata presto e accanto a me non c'eri tu, c'era il vuoto nell'altra parte del mio letto e ti ho pensato. Non ho fatto colazione, come al mio solito, e sono andata a pranzare a casa dei miei genitori, come ogni giorno da quando la casa è vuota senza la tua presenza, senza te. Poi oggi pomeriggio sono venuta da te e infatti sono qui a parlarti e stasera cenerò a casa dei tuoi genitori. Ho chiesto loro diverse volte di venire a trovarti, perché ti farebbe bene e magari ti farebbe risvegliare, ma il loro no è sempre irremovibile. Non vogliono vederti in questo stato e neanch'io lo voglio, ma ho bisogno di te e non posso starmene a casa se tu sei qui da solo. Non vedo l'ora di vederti aprire gli occhi, così potremo finalmente andare a Parigi! Sono così felice di questa nostra futura vacanza!》gli dissi, accarezzandogli la fronte. Era bello anche attaccato ad un respiratore. Quanto mi mancava vederlo girare per casa.
《Heather, sei qui dalle 15 e si sono fatte le 21, torna a casa. Hai una cena, giusto?》mi disse l'infermiere che si occupava di Patrick.
《Ha ragione... a domani amore mio, a domani, signore!》
《A domani, Heath!》

Andai a casa dei genitori di Patrick, c'era anche Nicole, sua sorella, stasera.

《Buonasera!》dissi io, entrando in casa.
《Buonasera, Heather!》risposero tutti all'unisono.
《Sei passata da lui oggi pomeriggio?》mi chiese mia suocera.
《Sì, sono appena tornata dall'ospedale》risposi io.
《E... ci sono novità?》
《No, nessuna...》
《Tu non sai quanto vorrei vederlo》
《E allora devi andarci! A lui farebbe bene》
《Ho paura... il mio incubo peggiore, avere uno dei miei figli in coma, si è avverato e ti giuro che non passa un singolo giorno senza che io preghi per farlo stare meglio》
《Lo so, l'ho sempre saputo...》
《Adesso mangiamo, dai》
《Sì, andiamo》

La serata proseguì per il meglio e alla sera Nicole venne a dormire da me, non voleva lasciarmi sola neanche un minuto.

Tutto andò bene nei giorni successivi, in casa non ero più sola, c'era Nicole, che si era trasferita da me fino a quando Patrick non si fosse ristabilito e la cosa mi faceva molto piacere.

Dopo due settimane, mi arrivò una chiamata.

《Heather, il telefono!》mi disse Nicole.
《Oddio...》dissi io, pietrificata.
《Chi è?》
《Il medico che cura Patrick...》
《Sbrigati, rispondi, cosa aspetti?!》

《Pronto?》dissi al telefono.
《Heather, non ho tempo di spiegare, vieni qui, è urgentissimo》rispose il medico e riattaccò.

Ho la mia vita tra le bracciaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora