The Darkness of Pompeii

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Video: Pompeii dei Bastille.
Il video parla di un ragazzo che, improvvisamente, scopre che la popolazione della città si è tramutata in delle strane creature uguali a degli esseri umani, tranne che per gli occhi che sono completamente neri.

Storia:

Caro Diario,

Sono il dottor Daniel Campbell Smith. Sono- o meglio ero- lo scienziato più influente e promettente delle Mercury Lab. E sono deciso a trasmettere quello che so sulla malattia, il D-11, che ormai io chiamo l'Oscurità.
Come faccio a saperne tanto? Semplice: sono stato io a crearla.
Spero che qualcuno, un giorno, trovi questo diario (a cui allego in fondo le ultime carte sui miei studi) nella speranza che aiutino i sopravvissuti a creare dei giorni migliori.
Sempre se ce ne sono, di sopravvissuti.
Altrimenti, scriverò solo per restare sano di mente.
Ma partiamo con ordine, dalla mattina della fine del mondo.

-Dan? - la voce di Jane arrivava ovattata dalla cucina. Io aprii gli occhi, irritato dalla luce che filtrava dalle grandi finestre. La vista su Pompeii mi lasciò senza fiato, come sempre.
In comune con la sua omonima pietrificata nel tempo non aveva proprio nulla: qui l'unica attrazione era un laboratorio. Ufficialmente lavoravamo per creare coltivazioni del futuro ma sottoterra facevamo esperimenti ben più rischiosi per conto degli Stati Uniti. Il nostro ultimo lavoro, che coordinavo e che mi rendeva ogni giorno più fiero, consisteva in un virus per applicazioni belliche che, credevamo a quel tempo, avrebbe reso più luminoso il futuro dell'America.
Il virus D-11 agiva sulle connessioni del cervello che agivano sul pensiero razionale, inibendole e allo stesso tempo stimolava gli istinti aggressivi e animali dell'individuo. In pratica potevamo far impazzire un esercito nemico e lasciare che fosse lui stesso a sconfiggersi.

Per adesso però eravamo ancora in altro mare: i soggetti acquisivano una forza sovraumana rendendoli quindi una potenziale minaccia.
Un tocco di classe erano poi gli occhi completamente neri, senza traccia di iride o del bianco che la circondava. Ero fiero di quel miglioramento.

-Dan- chiamò nuovamente Jane, questa volta a voce più alta. Mi sbrigai ad andare in cucina, dove la trovai seduta al tavolo. Stringeva convulsamente il cellulare tra le mani ed era visibilmente sconvolta. Brutto segno: erano poche le cose che la potevano sconvolgere.
-Che è successo? -chiesi. La luce rossa del sole nascente si rifletteva sui suoi lunghi capelli biondi legati in una coda, rendendoli quasi rosa.
-Mi hanno chiamata dai laboratori- disse lei. Anche Jane lavorava ai Mercury. Era addetta alla sicurezza: ciò significava che nulla entrava o usciva senza il suo permesso. -È successa una cosa terribile, Dan. Una delle tue cavie è scappata, se n'è andata in giro tutta la notte-

Io mi sedetti: non sentivo le gambe troppo sicure. -Quale cavia? - chiesi.
-Non lo so- Jane sembrava aver riacquistato il controllo di se. -Uno dei cani. L'anno abbattuto poco fa, ma...- la ragazza prese un respiro profondo, e io mi preparai a sentire quello che giá avevo immaginato e che popolava i miei incubi -ha morso un passante. E poi un altro e...l'epidemia si sta diffondendo-
-Dobbiamo andare subito ai laboratori- dissi io. Balzai in piedi e lei mi imitò. In mano stringeva la sua pistola ma dubitavo che potesse fare qualcosa.
L'apocalisse era iniziata e noi stavamo per tentare di fermala con solo dei farmaci e delle provette.

Per chi non avesse ancora capito come si trasmette la malattia ve ne farò una breve descrizione: in tutti i modi. Per contatto, per via aerea, con i fluidi corporei. Ma il modo prediletto dai Caduti, gli infetti, è il morso. Sempre se non ti uccide, il morso di uno di questi mostri porta al contagio. Il virus poi attende: finché il soggetto è troppo debole o troppo in forze, se l'ambiente non è favorevole non si sviluppa. Ma quando lo fa, è inarrestabile.

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