La luce del sole morente illuminava i capelli biondi di Erin, rendendoli rossicci. La ragazza strinse le mani sulla sabbia raccogliendone un po' nel pugno chiuso. Lentamente le portò di fronte a sè e lasciò che i granelli cadessero verso il basso. Immaginò che ognuno di quei granelli fosse uno dei suoi problemi che volava via da lei, lasciando la sua mano più leggera.
La scuola. La famiglia. I suoi genitori.
Fu un attimo. Il tempo di pensare a quanto avrebbe voluto che il tempo potesse tornare indietro, per avere la possibilità di vederli anche una sola volta, e fu come se la sabbia si riavvolgesse tornando nel suo palmo. Con un battito di ciglia tutto tornò come prima. Erin scosse la testa: era stanca. Era stata solo una sensazione.
Aprì il palmo della mano e lasciò scivolare la sabbia tutta assieme.
Si alzò in piedi, spazzolandosi la sabbia dai pantaloni e dalle mani. Non le piaceva il mare, perché i granelli di sabbia restavano addosso ed erano fastidiosi, ma era un bel posto dove guardare il tramonto.
Un grido terrificante squarciò il silenzio. Erin si guardò attorno, cercando di capirne la provenienza.
Poi sentì delle gocce d'acqua bagnarle il volto.
Si voltò verso il mare e quello che vide la lasciò stupita: un'alta colonna di spruzzi come quelle che si vedono a volte nei film, dopo le esplosioni subacquee. Quindi non era un grido quello che aveva sentito. Ma allora di cosa si trattava?
Erin notò del vapore salire dalla superficie dell'acqua, ancora increspata per il movimento. La combinazione tra quello e gli spruzzi ancora sospesi creava una sorta di arcobaleno proprio di fronte a lei.
Non poté che urlare quando vide quello che uscì dal mare. Fece qualche rapido passo indietro ma inciampò su i suoi stessi piedi e cadde di nuovo seduta, mezza sprofondata nella sabbia calda. Lentamente, come nelle scene di un film, una creatura umanoide stava uscendo dall'acqua. Aveva il volto piegato verso il basso e quindi i cappelli neri, bagnati, gli ricadevano sul volto. I vestiti che inossava sembravano bruciati in molti punti, ma la pelle sottostante era intatta. Il ragazzo mise un piede fuori dall'acqua, poi l'altro. Solo in quel momento alzò lo sguardo, puntando i suoi occhi dritti contro di lei. Erano neri, ma c'erano come dei riflessi rossi che venivano assorbiti dalla pupilla. Un gioco di luce probabilmente, causato dal sole infuocato, perchè erano gia scomparsi.
La pelle pallida luccicava al riverbero del sole ed era ricoperta da molte gocce che scendevano verso il basso. Sarebbe potuto sembrare un eroe, addirittura un giovane dio appena caduto dal cielo. Ma Erin era troppo spaventata per simili pensieri.
Perchè era appena caduto dal cielo. Ed era ancora vivo.
Erin rabbrividì e si strinse nel giacchetto come se quel misero strato di stoffa avrebbe potuto proteggerla da quel mostro.
Ma lui si limitó a sorridere, poi cadde sulle ginocchia. Gli occhi si chiusero e finì con la faccia nella sabbia umida, con le onde che sferzavano il suo corpo e giocavano con i suoi capelli scuri.
Vattene. Bisbigliò una voce nella sua testa, ma Erin non lo fece: aspettava sempre che anche la piccola vocina buona, sempre un po' più lenta dell'altra, la consigliasse. Che stai aspettando? Non hai sentito? Vattene!
E siccome Erin non faceva mai nulla che il suo buonsenso le consigliasse, si rialzò ancora una volta in piedi e si avvicinò con passo tremante al ragazzo piovuto dal cielo.Kira si alzò barcollando. Le piante avevano frenato la sua caduta ma l'impatto era stato comunque forte. Strinse la mano destra al petto: un profondo taglio la percorreva lungo il palmo. Era dove aveva stretto la presa su Sanda, mentre Axel scivolava via dalla sua presa nel vortice in cui lei aveva scaraventato entrambi. Per fortuna si era tenuta stretta la lama della spada, in modo che non andasse persa chissà dove.
Sentì un ringhio provenire da dietro un cespuglio. Quello doveva essere Bred che l'aveva tenuta stretta fino alla fine (il suo braccio sinistro era percorso da cinque profondi solchi rossi, causato dai suoi artigli, ma per una volta era grata che Bred avesse quei cosi al posto delle unghie. Altrimenti adesso si sarebbero separati)
-Bred?- chiese. Lui si alzó, un po' incerto sulle gambe. Aveva un brutto taglio sulla fronte ma non sembrava essere ferito gravemente.
-Dove siamo?- chiese lui. Kira ebbe l'impressione che stesse annusando l'aria, incuriosito e intimidito dai nuovi odori. Per un momento infatti la ragazza aveva pensato che non si fossero mossi dalla foresta in cui si trovavano, ma poi la luce del sole (troppo forte) e l'odore punge nell'aria (che Bred doveva percepire molto più chiaramente di lei) le avevano fatto cambiare idea. Si trovavano molto, molto lontano da casa.
Peter? Niente. Nessuna risposta.
-Andiamo- rispose Kira -lo scopriremo presto-