Capitolo VIII

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-Cosa?- chiese Erin. Axel e Kim invece erano fin troppo sconvolti per parlare. Bred aveva un ghigno sulla faccia che si spegneva sul lato destro della faccia, composta da pelle rossa e tesa.
-Non lo sapevi?- chiese Kira -non te lo hanno detto?-
-Cosa stai dicendo?- chiese Kim -lei non può essere lei...-
-Perché?- il sorriso di Kira era fin troppo largo.
-Ha ragione- disse Axel, con un filo di voce -per quello che ne sappiamo potrebbe benissimo essere lei-
-È lei- assicurò Kira. Si avvicinò con lentezza, un lento passo dopo l'altro.
Erin si accertò di non guardarla negli occhi.
Sentì la mano di Kim stringerle il braccio e farla indietreggiare. Kim è mio fratello. Siamo fratelli.
Non sapeva perché questa consapevolezza la spaventasse più di ogni altra cosa aveva saputo fino a quel momento.
Anche Axel si rialzò e si mise di fronte a loro.
Quella era il suo posto, pronto a difenderli e a morire per i figli del re. Anche qui, a secoli di distanza, le sue abitudini erano troppo radicate in lui. -Non siamo qui per combattere- lo rassicurò Kira, che aveva notato i suoi movimenti -siamo qui per raccontare una storia-
-Una storia?- chiese Erin scettica. Kira annuì.
-Si. E ti riguarda da vicino- posò lo sguardo su Kim e Axel -Ma avrò bisogno del vostro aiuto in alcune parti-
-Ascoltiamo allora- disse Erin, ignorando lo sguardo di fuoco di Kim.
-Aspetta- disse Axel. -Sarebbe meglio se le raccontassimo noi tutto, Kim. Glielo dobbiamo-
Kira gli fece il cenno di incominciare. Non sembrava triste di essere stata sollevata dall'incarico.
-Fu da prima che tu nascesti- disse Axel- che già Kim aveva capito ciò che tu, la tua esistenza, avrebbe provocato. Tu eri l'erede legittima del re-
-E io no- continuò Kim. Il dolore nel suo sguardo era chiaro e lampante. Ma lei non provava pietà. Lo amava, lo aveva capito quando le era stato rivelato che erano fratelli. Ma adesso veniva a sapere che le aveva mentito tutto il tempo. Sulla ragazza che stavano cercando, su di lui. Tolse il braccio dalla sua stretta con un gesto secco. Lui se ne accorse ma continuò a parlare.
-Il re mi aveva cresciuto come figlio suo- Erin ricordò che era la stessa cosa che gli aveva raccontato quando aveva parlato della sua famiglia -ma in realtà non era così. Saresti stata tu la principessa, la regina. Io sarei rimasto nell'ombra, a farmi strappare ciò che era mio, non per diritto di nascita ma per merito? Ero il più bravo, il più forte. Avevo studiato, rinunciato e cambattuto tanto per il mio futuro e adesso la tua sola nascita me lo avrebbe strappato via-
Erin si allontanò di qualche passo. Gli occhi di Kim si stavano facendo rossi.
-Quindi la notte della tua nascita Axel ti rapì sotto mio ordine- continuò Kim. -Suo preciso dovere era quello di proteggere il re e i suoi eredi. Ma soprattutto la monarchia e sapeva che io ero il candidato ideale. Ti ha spedita in uno dei suoi tunnel-
-Poi avete dato la caccia a noi- disse Kira -a me e alla mia famiglia, sostenendo che noi avevamo ucciso Kaylin a causa delle nostre divergenze, dico bene? Il re ha preso il nostro tentativo di radunare alleati una dichiarazione di colpevolezza- disse indicando Bred -Avete ucciso molti miei amici, miei parenti per coprire un vostro crimine dettato dalla cupidigia e dalla gelosia-
Kim rise ma la sua risata non era più affascinante come quella di un tempo. Era una risata folle.
-Come lo hai capito?- chiese. Kira si strinse nelle spalle.
-Ho letto i ricordi di Erin...o Kaylin- spiegò -e ho visto il suo primo ricordo. Suo padre e sua madre erano il re e la regina. Come sarebbe stato possibile se non così? Il resto l'ho tirato ad indovinare....ho avuto un aiuto-
In quel momento una figura entrò nella caverna. -Peter- speigò Kira.
Erin scosse la testa. -Lui non è Peter. È il mio patrigno-

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