-Siete sicuri di non voler andare in ospedale?- chiese Erin. Kim sembrava non stare troppo bene: l'impatto con l'acqua alla velocità con cui era caduto era pericoloso quasi quanto quello con il suolo. Sulla sua schiena infatti si erano già formati dei lividi violacei di aspetto preoccupante. Ma lui scosse la testa.
-Sto bene- assicurò. Guardò fuori dal finestrino dell'automobile di Erin, assorto per un attimo nei suoi pensieri -Quindi questa è Los Angeles- commentò dopo un po', con un misto di riverenza e incredulità nella voce.
-Già- disse la ragazza, non sapendo bene che altro aggiungere. Quei due ragazzi erano strani: avevano più o meno la sua età, sedici anni, anche se Axel poteva anche essere un anno più grande. Eppure reagivano in modo così strano alle cose più normali come un'automobile, con sorpresa nascosta goffamente.
-Posso farvi una domanda?- chiese lei. Axel, dal sedile posteriore si limitò ad annuire, gesto che Erin vide dallo specchietto retrovisore.
-Come avete fato a piovere dal cielo?- si sentì subito stupita per questa domanda e per il modo in cui l'aveva posta.
-È stato grazie ad Axel- iniziò a spiegare Kim ma il suo amico lo interruppe prontamente.
-Zitto-sibilò -non dire altro. Ha già visto troppo-
Queste parole fecero scivolare un brivido lungo alla schiena di Erin che strinse con più forza il volante dell'auto. Avrebbe tanto voluto fermare la macchina e farli scendere ma c'era qualcosa, in Kim, che glielo impediva. E poi si trattava solo di un passaggio fino alla stazione dei treni, nulla di più.
-Non importa. Non voglio saperlo- disse lei. Lanciò uno sguardo a Kim che si stava passando una mano tra i capelli scuri ancora bagnati, nel vani tentativo di pettinarli.
-Meglio così- tirò corto Axel. Anche se li conosceva da poco tempo, sapeva già di preferire Kim al suo amico. Se il secondo poteva essere un po' arrogante e tendeva spesso a fissare il suo riflesso nel finestrino, Axel era fin troppo scostante e silenzioso. Il suo volto sembrava scolpito nel marmo ed era incapace, almeno secondo Erin, di mostrare un'espressione diversa dalla noia e dell'aria di superiorità -Non avrei certo voluto spiegare a te...-
Le parole di Axel vennero troncate da un botto improvviso. Fu come se la gravità cessasse di esistere e l'unica cosa che contava fosse la forza che li spingeva in avanti e verso l'alto. La macchina aveva cappottato. Un urto forte, con la terra sopra di loro e il cielo sotto e il veicolo cominciò a rotolare.
-Axel!- gridò Kim.
-Si si, lo so- rispose lui, con voce calma. Come se non fosse nel bel mezzo di un'incidente -Dammi un attimo-
La rotazione si interruppe di colpo. Erin vide Axel penzolare dai sedili posteriori, trattenuto dalla cintura di sicurezza, con gli occhi chiusi e i capelli dritti sulla testa. Aveva le mani stese di fronte a se, chiuse a pugno. Poi quando le ruotò lentamente sentì che la macchina seguiva i suoi movimenti. Era lui a farla muovere!
-Pazzesco- commentò. Tirò un sospiro di sollievo quando sentì che le ruote avevano toccato l'asfalto con un tonfo appena udibile.
-Resta qui- disse Kim a cui era appena morto il sorriso sulle labbra. Spalancò la portiera con un calcio e balzò fuori dal mezzo. Il tempo di assicurarsi che la macchina fosse al proprio posto (anche se Erin non aveva ancora capito come avesse fatto) e anche Axel era saltato fuori.
La ragazza fece come gli era stato detto. Attraverso il parabrezza percorso da una lunga cicatrice bianca vide la scena che si stava svolgendo di fronte a lei. I due ragazzi se ne stavano fianco a fianco, vicini al cofano dell'auto. Un'altra figura si stava avvicinando dall'altro lato della strada. Era vestita in modo alquanto bizzarro, con un lungo mantello nero e l'elsa di una spada che ne faceva capolino. Era una ragazza, sui sedici anni, con lunghi capelli neri. Una manica dello strano abito era stracciata, come se un cane enorme l'avesse aggredita.
Un altro strano sconosciuto si avvicinava invece da dietro di loro. Sembrava trovarsi nel punto in cui la macchina aveva cappottato. I suoi capelli marroni erano un groviglio sporco e c'era qualcosa in lui, di...animalesco. Nel modo in cui camminava e in cui sembrava fiutare l'aria.
Dal finestrino ridotto in frantumi riuscì a sentire la conversazione tra la ragazza e i due ragazzi, Axel e Kim.
-Non pensavate di ucciderci con un trucchetto così stupido- urlò Kim -è stato un gioco da ragazzi per Axel rallentare il veicolo e salvarci- disse, scoppiando poi in una calorosa risata.
-Volevamo fermarvi- puntualizzò la ragazza -E Bred è dotato di una forza e una resistenza particolari, tra le altre cose. Neppure lui si è fatto un graffio nell'urto con il vostro mezzo di trasporto. Vero Bred?- chiese la ragazza, rivolgendosi all'ultimo sconosciuto.
Perché tutti, si chiese Erin, parlavano come se non avessero idea di cosa fosse una macchina?
Il ragazzo che si trovava dietro all'auto annuì -già- disse, scoprendo degli inquietanti canini appuntiti.
-Come ci avete trovato?- domandò Axel. Come al solito la sua voce era gelida.
-È stato grazie al fiuto di Bred naturalmente- spiegò la ragazza.
-Cosa vuoi, Kira?- Kim tentava di apparire tranquillo ma si capiva dalla tensione delle spalle quanto fosse teso, pronto a scattare.
Erin si guardò attorno: la loro auto era rotolata lontano dalla strada, in una zona verde ben curata. Eppure l'auto ammaccata era ben visibile dalla carreggiata ma le auto di passaggio sfrecciavano senza neppure rallentare o fermarsi per controllare l'accaduto.
-Secondo te?- chiese lei con ironia -magari sapere dove si trova mio fratello Peter. Oppure sapere dove ci troviamo noi. Anche tornare a casa non sarebbe tanto male-
Kim e Axel si scambiarono un'occhiata divertita.
-E perché mai dovremmo aiutarvi anche in una sola di queste cose?- domandò Kim. Kira sorrise, un sorriso che non piacque minimamente a Erin.
-Ti avevo detto che non sarebbero stati collaborativi- sottolineò Bred accompagnando queste parole ad uno strano verso, un misto tra una risata e un latrato.
Kira annuii come se si aspettasse la loro reazione. Dopo essersi guardata attorno per qualche secondo il suo sguardo incrociò quello di Erin.
I suoi occhi avevano un colore molto particolare, molto probabilmente finto, cioè viola scuro.
Erin sostenne il suo sguardo solo un secondo, il tempo di un battito di ciglia ma il tempo sembrò dilatarsi all'infinito. La ragazza sentì un brivido correrle lungo la schiena e strinse con più forza il volante a cui era rimasta aggrappata. Poi Kira spostò lo sguardo e tutto tornò come prima.
Erin si riscosse. Che stava facendo? Perché era ancora in macchina quando ricordava benissimo che Kim le aveva detto di seguirlo fuori? Era proprio un caso disperato, pensò, mentre apriva la portiere e posava i piedi nell'erba umida.
-Torna in macchina!-gridò Kim. Sembrava furioso, ma Erin non ne capiva il motivo: stava solo facendo ciò che lui le aveva detto.
-Ma tu mi avevi detto di seguirti- disse lei, irritata dal suo comportamento. Axel e Kim si lanciarono uno sguardo di intesa.
-No, io non l'ho mai fatto- disse lui avvicinandosi a Erin. Axel intanto continuava a tenere sotto controllo i due avversari -É Kira che te lo sta facendo credere- Kim si passò una mano tra i capelli, spettinandolo ancor di più -non chiedermi come, ma lei può manipolare i ricordi degli altri a suo piacimento, può indurti a pensare di aver vissuto effettivamente qualcosa mai accaduta, può cambiare eventi passati nella mente altrui e può cancellare interi anni. Ma può farlo solo se la guardi negli occhi, quindi non farlo-
Erin annuì. Ricordava la sensazione che aveva provato incrociando lo sguardo di Kira.
-Visto che non volete collaborare- disse Kira, posando la sua mano su l'elsa della spada in modo minaccioso- vorrà dire che dovrò costringervi ad aiutarmi. Magari Erin sarà un incentivo sufficiente?-
Una parte della ragazza si chiese come conoscesse il suo nome, ma la maggior parte di lei era impegnata a terrorizzarsi alla vista della ragazza sconosciuta che correva verso di lei brandendo una spada luccicante.