Capitolo II (step 2)

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Kira? Dove sei? Non riesco a sentirti...tu mi senti? È strano...
Kira si svegliò con un grido, certa che quelle parole fossero parte del suo sogno. Erano delle ore che si trovava in quella terra sconosciuta eppure non aveva mai sentito la voce di Peter.
Ma era reale e la poteva avvertire perfino adesso.
Non so dove sono. Axel mi ha trascinato qui dentro e forse c'è qualcosa che blocca le comunicazioni...se riesci a sentirmi, sta tranquilla. Ci rivedremo presto.
Si, si sarebbero rivisti. Tutto sarebbe andato bene.
Peter! Eccomi, sono qui. Un repentino mal di testa colpì la ragazza. Non riusciva a comunicare, per quanto ci provasse. Era come se i suoi pensieri fossero bloccati e adesso anche quello di Peter erano scomparsi. Ma che stava succedendo?

Quando Erin toccò la pelle esposta della spalla del misterioso ragazzo, in modo da far leva per voltarlo con la faccia rivolta verso l'alto, sentì che era asciutto e che scottava.
-Sv...svegliati- sussurrò non sapendo bene che altro fare. Sentì che il ragazzo stava borbottando qualcosa....un nome. Axel forse.
-Non sono Axel- disse lei anche se probabilmente il moro non poteva sentirla. Esaminò con più attenzione anche i suoi vestiti: erano strani. A parte la scorta di armi come pugnali, coltelli da lancio e altre cose che non riusciva ad indentificare, anche la stessa stoffa scura non pareva ordinaria. Forse era cuoio, ma non ne era sicura.
Uno spostamento d'aria colpì Erin che alzò velocemente lo sguardo verso l'altro.
-Oh mio Dio- disse.
Sotto ai suoi occhi un secondo ragazzo stava piovendo giù, dritto da delle nuvole in cui aveva scavato un buco, come un'enorme proiettile in un pezzo di carta. A causa dei suoi capelli bianchi e della carnagione pallida sembrava che un po' della nuvola gli fosse rimasto impigliato addosso.
Ma la cosa per cui Erin lo fissava a bocca aperta non era quella: questo secondo ragazzo stava andando dritto sulla spiaggia, pronto a diventare una frittella. E lei non sapeva proprio che fare per evitarlo.
Continuò a fissare il ragazzo che cadeva, sempre più veloce, che allargava le mani e piedi come facevano a volte i paracadutisti. Solo che dalle mani sembravano fuoriuscire piccole scariche elettriche, di colore rosa-viola, che creavano un arco con il terreno. Lentamente, mentre lui rallentava, la sabbia iniziò ad alzarsi da terra seguendo le linee di corrente elettrica. Quando lo sconosciuto finalmente posò un piede a terra era completamente avvolto in un vortice di granelli.
Erin non sapeva che fare quindi, con quel briciolo di coraggio che aveva ancora in corpo, si spostò leggermente verso il ragazzo steso a terra, allungando un braccio verso di lui come a volerlo proteggere.
Dal vortice di sabbia uscì il ragazzo che aveva visto cadere poco prima. Nei fini capelli chiari aveva intrecciati granellini di sabbia che rendevano l'insieme un po' più scuro. Qualcuno era intrappolato anche nelle ciglia e cadeva ad ogni loro battito.
-Kim!- gridò correndo verso Erin e il ragazzo il cui nome doveva essere appunto Kim. Senza degnarla neppure di uno sguardo lui la spinse via e si inginocchiò accanto all'amico.
-Kim...dai, svegliati- disse scuotendolo per una spalla.
Erin notò che le proprie mani stavano tremando, come tutto il resto del corpo, quindi le mise in tasca. Quelle del misterioso ragazzo biondo d'altro canto erano sicure e ferme.
Un'ondata bianca colpì il volto del ragazzo a terra che, con un colpo di tosse, scattò a sedere. Kim scosse la testa, visibilmente frastornato.
-Axel?- chiese portando una mano alla testa e facendosi sprofondare il viso -dove siamo?- chiese attraverso le dita.
-Non ne sono sicuro- replicò il biondo -ho creato il portale in fretta...-
-Portale?- chiese Erin. Anzi, urlò  Erin. -Ma di che state parlando? E...e siete appena caduti dal cielo? Ditemi di si vi prego, non sto impazzendo- I due si voltarono all'unisono come se si fossero accorti solo in quel momento della sua presenza sulla spiaggia.
-Anzi-ritrattò lei -ditemi di no. Vi prego-


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