Capitolo 6.

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•IN BAGNO•

Avete presente quando vi svegliate nel bel mezzo della notte grazie al dolcissimo suono di un tuono?
Ecco, sono sveglia dalle 3:53 di notte e non riesco a dormire.

Sono immobile nel mio letto mentre ammiro la pioggia cadente sui grattacieli.
Sono persa nei miei "pensieri vuoti". Sto pensando a niente.

C'è tanta quiete in casa mia, molto silenzio. Sono cosi immersa in questo vuoto silenzioso che non riesco nemmeno a sentire il lieve russare di mia madre.

A volte, adoro vedere la maestosità della pioggia nel cader giù.
Mi rilassa in qualche modo.

D'altro canto, odio ascoltare il silenzio. Se viene ascoltato un po troppo potrebbe far salire a galla molti ricordi. Ecco perché odio il silenzio.

Come quella volta in cui fui vittima di bullismo e rimasi in silenzio, senza parlarne con nessuno; nemmeno con mia madre e la mia migliore amica.

Come quella volta in cui all'era delle medie andai nel bagno della scuola per tagliarmi; lacrime che cadevano in silenzio.

Come quella volta nel funerale di mio padre; giustamente ero molto piccola ma non piansi. Rimasi in silenzio. Ero circondata da tante persone piangenti, ma io fui senza rimpianti. Ci tenevo molto a lui, gli volevo davvero bene; ma non piansi.
Solo adesso capisco l'errore che feci nel non piangere. Chi non piange soffre molto più.

Piangere e soffrire sono due cose molto diverse; Piangere basterebbe a sfogarmi, basterebbe a farmi sentir meglio. Ma soffrire, è come un dolore senza scadenza. Una croce che va portata a vita.
Questa è la mia teoria nell'essere tristi.

Come ad esempio me; quand'ero in Italia avevo una comitiva di amici i quali uscivano ogni giorno, ringiovanendo le antiche stradine di Venezia grazie alle nostre brigate. Ma adesso? Dove sono i miei amici? Dove sono le brigate adolescenziali per le strade?
Qui vedo solo macchine e turisti dappertutto. Vedo solo indicazioni stradali. Vedo solo una città piena di icone e nessun ragazzo divertirsi.

Se devo dirla tutta, vedo solo ragazze pronte in selfie fra le famose strade che arricchiscono New York.

Non vedo felicità, d'altronde neanche io indosso felicità.

Sospiro stendendomi sul letto.

Per quanto possa essere bella Manhattan, preferisco sempre e solo l'Italia. Non credo che le atelier italiane spingerebbero le ragazze ad odiare il proprio corpo perché "bisogna essere magre per essere modella". Non credo.
Qui vedo solo enormi cartelloni con tanto di modelle in pelle ed ossa, dov'è questa bellezza? Mostrare ossa? Sarebbe questa la bellezza? Perché le ragazze "in carne" non sono perfette? Cosa c'è che non va in loro? Sono perfette così come sono. Ognuno è perfetto così com'è che sia bianco o nero, snello o obeso.

La penso così.

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Il dannato suono della sveglia mi colpisce i timpani in una maniera orrenda. Sarà la seconda sveglia che rompo questa settimana.

Presumo che mia madre non me ne comprerà più.

Ho un mal di testa orribile stamattina, fuori piove anche. Che bella giornata.

Dalla Parte Sbagliata {Z.M.}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora