Capitolo 21

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C'erano due letti, ma Stiles era l'unico paziente in quella stanza. Era sdraiato, con il cuscino leggermente rialzato e il lenzuolo rimboccato fin sotto al mento. Mi avvicinai al letto e presi posto su una sedia accanto ad esso. Stiles aveva gli occhi chiusi, e pensai che stesse dormendo.
"Mmh" mugugnò
"Sei sveglio?" dissi piano.
"Sì" disse con un filo di voce.
"Ti fa male?"
"Credo che mi abbiano dato qualcosa.. un antidolorifico. Non c'era nulla di rotto.. ma la botta è stata fortissima"
"Ci credo, mi dispiace tanto"
"Non sei stata tu a farmi fare quel volo" commentò cercando di ridere, ma evidentemente muoversi troppo gli faceva male. Anche su un letto di ospedale non perdeva la sua allegria. Io sorrisi.
"Quanto tempo ti terranno qua?"
"Un paio di giorni, credo"
Sentii dei passi nel corridoio. Per un attimo temei di essere scoperta, ma sentii anche la voce di Melissa. Stava dicendo qualcosa alla persona che stava per entrare, convincendola a fare qualcos'altro.
"Devo andare ora, o mi beccheranno" dissi alzandomi.
"Aspetta ancora un po'.." implorò il ragazzo. Lo guardai: sembrava un'altra persona in quel momento. Nella voce c'era ancora una nota del ragazzo di sempre, ma aveva un'aria stanca e dolorante.
"Devi dormire" gli dissi. "Devi rimetterti in forza"
"Hanno.. hanno avvisato mio padre?" chiese con un fil di voce. Non sapevo se era stato avvisato, immaginai che Scott l'avesse chiamato.
"Credo di sì. Se vuoi passo a casa tua per vedere come sta" dissi, nonostante la casa di Stiles fosse abbastanza lontana dall'ospedale e dalla mia.
"Sì, non voglio che rimanga solo" parlava con sincerità, come se la sua prima preoccupazione in quel momento fosse suo padre. Ero disposta ad andare fin lì a piedi nonostante l'ora, così gli promisi che sarei andata immediatamente là.
"Adesso vado davvero" mi alzai dalla sedia, accostandola al muro. "Buonanotte" dissi, salutando il ragazzo con un bacio sulla guancia.
Lui chiuse li occhi e appena mi fui allontanata sentii che il suo respiro si fece regolare.
Aspettai un po' prima di uscire, assicurandomi che non ci fosse nessuno nei corridoi. Tornai all'ingresso e notai che Melissa era andata via: al suo posto c'era un uomo alto, sulla quarantina.
Uscii dall'ospedale, diretta a casa Stilinski. Fuori c'era un po' di vento, ma non mi dava alcun fastidio. Mi incamminai sotto la luce dei lampioni. Erano le nove, per strada non c'erano pedoni, solo qualche macchina che passava a tutta velocità. Una di esse si fermò accanto al marciapiede su cui stavo camminando. I finestrini erano oscurati, non si riusciva a vedere chi c'era dentro.
Mi preoccupai, perché ero da sola in strada. Ma quando i finestrini si abbassarono spuntò una faccia familiare.
"Che ci fai tutta sola a quest'ora?" mi chiese Peter dall'abitacolo.
"Devo andare a casa di Stiles" risposi.
"Non è in ospedale? Derek ha detto così"
"Ti ha mandato lui qua?"
"Io e Derek non abbiamo un bel rapporto: mi parla solo se è strettamente necessario. Lo capisco, non è facile fidarsi di me dopo quello che ho fatto. Ma sono cambiato"
Non sapevo cosa aveva fatto di così terribile da tradire la fiducia di suo nipote, ma Derek non era il tipo di persona che si fidava ciecamente di qualcuno.
"Posso darti un passaggio se vuoi" disse. Una parte di me mi implorava di rifiutare: in fondo non lo conoscevo, non sapevo cosa aveva fatto e se Derek non si fidava di lui forse non avrei dovuto farlo neanche io. Ma un'altra parte di me sapeva che quell'uomo non era cattivo, che era realmente pentito.
"Va bene, grazie mille" dissi. Aprii la portiera e presi posto accanto a Peter.
Lui mise in moto, senza fiatare.
"Derek tiene tanto a te" disse ad un tratto.
"Ci conosciamo da così poco..."
"Avete scoperto delle verità abbastanza delicate. Ha sempre odiato John Moore. Ricordo quando, da piccolo, mi diceva che avrebbe voluto ucciderlo con le due mani. È cresciuto credendo che quell'uomo era venuto solo per nuocere, e che il frutto di quel male fosse stato il bambino. Provava repulsione per quella creatura che cresceva dentro sua madre. Ma quando ti ha incontrata, quando ha scoperto chi sei realmente, ha cambiato idea. Sente di doverti proteggere, sa di doverlo fare"
Rimasi un po' stupita da quella dichiarazione. Avevo sempre desiderato un fratello, e anche se Derek non era esattamente un fratello era l'unico che si avvicinasse tanto a quel ruolo. Tecnicamente sentivo di conoscerlo quasi da sempre, come se avessi sempre saputo che lui era lì.
"Siamo arrivati" la voce di Peter mi riportò alla realtà. Eravamo fermi davanti al vialetto di casa Stilinski.
Scesi dalla macchina, ringraziando Peter. Gli dissi che sarei tornata a casa a piedi, e lui non insistette.
Mi avvicinai alla porta e bussai con la mano tre volte. Lo sceriffo venne ad aprire.
"Salve, scusi per l'orario. Mi ha chiesto Stiles di venire qua"
"Ti hanno fatta entrare? Quando sono andato io mi hanno detto che l'orario delle visite era finito"
"Diciamo che mi sono intrufolata"
"Dimmi, come sta il mio ragazzo?"
"Si riprenderà, non aveva nulla di rotto. Stia tranquillo, è in buone mani"
"Grazie per essere passata" disse lo sceriffo. Mi invitò ad entrare, ma rifiutai gentilmente. Lui mi disse che era a completa disposizione nel caso in cui avessi avuto bisogno di qualcosa.
"Grazie mille, buonanotte" dissi allontanandomi e incamminandomi verso casa.

Quando arrivai mio padre era davanti alla tv,
"Scusa se ci ho messo tanto, sono passata dal padre di Stiles" dissi.
"Hai cenato?"
Non avevo fame, così gli dissi che lo sceriffo aveva insistito perché mangiassi con lui. Mio padre non obiettò.
"Come stai?" gli chiesi, sedendomi accanto a lui.
"Sto bene"
"Non mentire" gli dissi gentilmente e lui portò una mano sul petto.
"Già, già, avevo dimenticato questa cosa.. ecco, dovrò farci l'abitudine"
"Qualunque cosa accada, io rimarrò sempre Megan, tua figlia"
"Sì.. ma.." iniziò a singhiozzare. L'ultima cosa che volevo era vederlo star male. "Non voglio perdere anche te"
Quell'"anche" scatenò una fitta dentro di me. Ricacciai indietro le lacrime.
"Non mi perderai, perché io sono qua. Sarò sempre qua"
Mio padre mi abbracciò, stringendomi forte. Restammo in quella posizione a lungo, stretti in un abbraccio che avrei voluto non finisse mai.



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Scusate se ho aggiornato con qualche giorni di ritardo, ma sono stata praticamente sempre fuori casa e non ho trovato il tempo di accendere il pc. 
Questo capitolo fa un po' pena, me ne rendo conto. Nel prossimo capitolo ci sarà un altro colpo di scena eheh. 

All these supernatural thingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora