Mentre eravamo in macchina, Stiles mi chiese come mi sentivo.
"Sono un po' scossa, ma sto bene" dissi.
"Sei sicura?"
"Sì, grazie per l'interessamento". Mi resi conto che mentre eravamo da Derek Stiles non mi aveva tolto gli occhi di dosso neanche un attimo. Era preoccupato, e mi chiesi cosa lo spingesse a interessarsi così tanto della mia salute, dato che ci conoscevamo da pochissimo tempo.
"Anche io sono stato catapultato in questa realtà in brevissimo tempo, credo di capire come ti senti" disse, come se avesse sentito i miei pensieri "Anche se non sono nella tua stessa situazione"
"Tutto questo è molto strano"
"Sì, ma ci farai l'abitudine. Alla fine può essere anche divertente"
Lo guardai come se avesse detto una cavolata. Lui scoppiò a ridere. Mi resi conto che aveva una risata bellissima.
"Mi avevi detto che mi avresti portata a fare cose normali" dissi.
"Pensavo fossi stanca"
"Ho bisogno di un po' di normalità"
"Come vuoi, andiamo a fare un giro in centro?" mi chiese. Io accettai.
Non capii bene il perché, di punto in bianco, mi stessi affidando così a Stiles. Forse avevo solo bisogno di aggrapparmi a qualcuno, qualcuno di totalmente umano e normale. Non potevo contare su mio padre, non volevo metterlo in mezzo. Stiles era la persona adatta.
Lo osservai mentre guidava in mezzo al traffico. Sembrava concentrato, ma aveva sempre quel sorrisino sulle labbra. A dispetto dell'apparenza, era un ragazzo tanto complicato quanto intelligente. Era come un indovinello che nessuno riusciva a risolvere: si fermavano tutti ai primi passaggi, senza andare in fondo. E lui desiderava qualcuno che andasse avanti, fino ad arrivare alla soluzione. Mi resi conto che volevo arrivare alla fine di quell'indovinello, alla soluzione.
Come facessi a sapere quelle cose, bhe, non saprei dirlo. Lo sentivo, lo sapevo e basta.
Forse eravamo simili sotto questo punto di vista: anche io come lui non mi lasciavo scoprire facilmente. Nessuno si era mai fermato a osservarmi bene, a cercare di capirmi fino in fondo.
"Meg? Ci sei?" la voce di Stiles mi riportò alla realtà.
"Sì, sì, sono qua. Che succede?"
"Siamo arrivati"
Mi resi conto che aveva posteggiato la jeep e aveva spento il motore.
"Scusa, stavo pensando. Andiamo?" chiesi, scendendo dall'auto. Avevo riacquistato la vitalità che fino a poco fa avevo perso.
"Certo"
Scendemmo dalla macchina, e ci incamminammo verso l'area pedonale. Il centro di Beacon Hills era davvero carino: non c'erano tanti negozi, ma il tutto sembrava molto suggestivo.
"Vuoi prendere un gelato?" mi chiese Stiles. Sembrava che mi trattasse come una statuetta di vetro fragilissima, come se avesse paura che potessi rompermi da un momento all'altro.
"Sì, mi piacerebbe" ammisi. Lui fece strada verso una gelateria, che notai essere l'unica nei dintorni. Quando entrammo i tavoli erano tutti occupati, e c'era fila al bancone.
"Forse ci vorrà un po'.. c'è confusione" sentenziò Stiles.
"Va bene, aspetteremo" dissi io. L'attesa durò quasi un quarto d'ora, e quando fu il nostro turno non potevo crederci. Ordinai un cono al cioccolato, e Stiles prese la stessa cosa. Inoltre si offrì di pagare per me, ed io accettai. Intanto non c'erano ancora tavoli liberi, e decidemmo di mangiare il gelato mentre passeggiavamo.
Fuori il sole stava tramontando, e il cielo stava iniziando a colorarsi di arancione. Il tramonto era sempre stato uno dei miei momenti preferiti.
"Quindi dove lavora tuo padre?" mi chiese Stiles ad un tratto. Stava evidentemente cercando un pretesto per attaccare bottone e per distrarmi dagli scorsi avvenimenti.
"In un'impresa edile. Il tuo?"
"Mio padre è lo sceriffo"
"Bello!"
"Sì, è un bel lavoro, ne va proprio fiero"
"E anche tu ne sembri fiero" dissi sorridendo. Stiles fece spallucce.
"Da grande vorresti seguire le sue orme?" gli chiesi.
"Non lo so.. mi piacerebbe, ma non so se ne sono all'altezza"
"Perché non dovresti?"
Intanto avevamo oltrepassato la strada piena di negozi, e ci eravamo seduti su una panchina di ferro.
"Non credo di riuscire a diventare bravo come lui"
"Secondo me puoi farcela, sei così intelligente"
"Non serve solo l'intelligenza"
"Se non ho capito male, sei tu la mente geniale del gruppo" dissi.
"Sì.. Tu cosa vorresti fare?" chiese, cambiando discorso. Non volli insistere.
"Fino a poco tempo fa mi sarebbe piaciuto entrare in qualche squadra sportiva nazionale. Ma adesso non so se è davvero quello che voglio"
"Potresti farcela, sai? Sei davvero brava a.." il ragazzo fu interrotto dalla suoneria del suo cellulare. Lo prese dalla tasca anteriore dei pantaloni e rispose.
"Pronto?"
"Stiles, dove sei?" chiese la voce dall'altra parte. Riuscivo a sentire la conversazione. Mi sentii terribilmente a disagio: non volevo sentire nulla, non volevo invadere la sua privacy. Cercai di concentrarmi su altro, ma senza risultato.
"Papà.. Sono in centro adesso"
"Sei con Scott?"
Per distrarmi, presi il mio cellulare cercando di fare qualcosa.
"No, con Megan..."
"Chi è questa Megan?"
Stiles ogni tanto mi lanciava occhiatine, ma feci finta di essere concentrata sul dispay del mio telefonino.
"Quella ragazza nuova.."
"Capisco. Non fare tardi, ti raccomando. Anzi, perché non le chiedi di venire a cena?"
"Papà!" disse il ragazzo, accompagnando la parola con un gesto della mano. Purtroppo diede una manata nella mia direzione, facendo finire il gelato rimasto sulla mia maglia e sulla mia faccia. Stiles farfugliò un veloce "ciao" e riattaccò.
"Oddio, scusa scusa scusa" mi disse, cercando di pulire la maglia con le mani. Purtroppo peggiorò solo la situazione.
"Fermo, Stiles. Tranquillo, non è nulla" dissi, prendendo un pacco di fazzoletti dalla tasca dei miei pantaloni. Avevo questo vizio di avere sempre dei fazzoletti con me. Mi pulii la faccia e cercai di fare altrettanto con la maglia, ma ormai c'era una grossa macchia marrone. Intanto Stiles era diventato rosso come un pomodoro.
"Forse meglio andare.." disse alzandosi. Era imbarazzatissimo.
"Senti, devo dirti una cosa.."
"C-che c'è?" chiese.
"Ho sentito tutto. La telefonata, intendo. Ma non l'ho fatto apposta, non volevo, ti giuro"
Se possibile, diventò ancora più rosso. Iniziò a gesticolare con le mani, farfugliando qualcosa.
"Stiles, parla lentamente, non ti capisco se fai così" gli dissi mentre tornavamo alla Jeep.
"Allora vuoi v-venire?"
"Non lo so, non vorrei disturbare e.." e dopo cena aspettavo Derek.
"Non disturbi per nulla. Dopo posso riaccompagnarti a casa"
"Allora va bene.. Devo solo avvisare mio padre" mandai un SMS a mio padre spiegandogli che mi sarei fermata a cena da un mio compagno di classe, aggiungendo che mi avrebbe riaccompagnata dopo cena.
Arrivammo alla Jeep e, dopo essere saliti, Stiles mise in moto.**********************************************************************************
Nuovo capitolooo :3
Credo che rispetto agli altri sia il più "normale": una passeggiata in centro, fila in gelateria, gelato che finisce sulla maglia... insomma, cose che capitano tutti i giorni.
Spero che vi stia piacendo leggere la mia storia tanto quando a me piace scriverla.Ah, siete già passati a leggere la mia one-shot sui gemelli? La trovate sul mio profilo, ci tengo davvero tanto!
Domanda del giorno: cosa vi piacerebbe fare in un pomeriggio con Stiles?
Risposta: passeggiare, mangiare (always) e poi chiacchierare taaaaanto :3
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All these supernatural things
Hayran KurguNuova città, nuova scuola, nuova vita. Megan ha traslocato da poco insieme al padre ed è pronta a ricominciare da zero. Ma qualcosa non va nella tranquilla Beacon Hills: l'aria sa di misteri, segreti e cose non dette. Meg si ritrova in un mondo tot...