Capitolo 22

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"Dov'è Stilinski?"
"Coach, è ancora in ospedale" rispose il portiere della squadra.
"Quando si rimetterà? Abbiamo una partita domani sera" chiese il coach.
"Anche se venisse dimesso oggi, non sarebbe in grado di giocare domani" dissi io. Il coach si grattò la testa con una mano, poi chiamò una riserva dicendogli che avrebbe preso il posto di Stiles l'indomani.
"Adesso andate ad allenarvi, vi voglio in perfetta forma" disse, accompagnando la frase con un fischio che mi rimbombò nelle orecchie.
Iniziammo con una semplice cosa intorno al campo. Come al solito, mi misi accanto a Kira e iniziammo a muoverci all'unisono. Quelle rare volte in cui lei non era stata presente agli allenamenti, io mi ero sentita spaesata. Non avevo legato con nessun altro, a parte i ragazzi del branco. Dopo un paio di giri Kira iniziò a rallentare leggermente. Il suo battito era aumentato per la fatica, ma nonostante questo non si fermava.
"Meg... Megan.." mi chiamò la ragazza, con il fiatone. "Aspetta, fermati"
Mi accorsi solo in quel momento che l'avevo superata, e che ero quasi in testa al gruppo di giocatori. Rallentai immediatamente, finchè Kira non mi raggiunse.
"Stavi andando troppo veloce... Devi cercare di non dare così nell'occhio, o gli altri si accorgeranno che qualcosa non va"
"Non mi ero accorta"
"Lo so.. credo sia normale all'inizio. Cerca di controllarti"
La nostra conversazione fu interrotta dal coach, che ci invitò a continuare soffiando nel suo fischietto.

Dopo gli allenamenti, decisi di andare a far visita a Stiles. Dentro l'ospedale c'era un fortissimo odore di disinfettante. Arrivata davanti alla posta della stanza, bussai piano con una mano. Una voce dall'interno mi invitò ad entrare.
"Allora sei sveglio" dissi, chiudendomi la porta alle spalle.
"Sì, non ce la faccio più a star qua fermo" disse Stiles. Era meno pallido del giorno precedente e sembrava più attivo.
"Come ti senti?" chiesi, sedendomi sulla sedia accanto a lui.
"Meglio... ma mi fa ancora male"
"Sai quando ti dimetteranno?"
"Nei prossimi giorni, mi tengono qua solo per fare dei controlli. Gli altri stanno bene?"
"Sì, stiamo bene" risposi, e gli raccontai degli allenamenti e della partita che ci sarebbe stata l'indomani.
"Anche Scott all'inizio aveva difficoltà a controllare la sua velocità e la sua forza"
"Ma non mi ero accorta di stare correndo in quel modo"
"Ti ci abituerai, è normale. Così sono di nuovo l'unico totalmente umano nel gruppo" aggiunse, con un sorriso. Gli sorrisi di rimando, ma mi accorsi che in effetti era meglio essere esattamente come lui. Okay, magari i poteri tornavano utili, ma non avevo mai chiesto nulla di tutto ciò. Volevo solo ricominciare da zero e vivere la mia adolescenza come una comune ragazza della mia età.
"Adesso è meglio che io vada" gli dissi.
"Di già?" chiese. Fui stupita da quella domanda, anche la sera precedente mi aveva chiesto di fermarmi. Dedussi che si sentiva solo chiuso lì tutto il giorno, così gli dissi che avevo sentito Scott dire che sarebbe passato a trovarlo.
"Va bene, stai attenta quando torni a casa"
"Certo, stai tranquillo. Ci vediamo" dissi, e uscii dalla stanza.

Uscendo dall'ospedale, mi incamminai verso casa. Mio padre era a lavorare, così avrei avuto la casa tutta per me. Non avevo nulla in programma, mi sarei limitata a stare in pigiama e a leggere qualche libro.
"Hey, Megan!"
Mi girai, cercando di vedere a chi appartenesse quella voce. Danny stava correndo verso di me, e si fermò a riprendere fiato.
"Ti stavo cercando, Kira mi ha detto che stavi venendo in ospedale"
"Sì, ma adesso sto tornando a casa. Che succede?"
"Nulla, mi chiedevo se potessi aiutarmi con l'economia"
"Eh?"
"Sono rimasto un po' indietro, e dato che tu sei molto più brava di me.."
"Non so, non credo di essere così brava a dare lezioni.. non credi che Lydia sia più brava?"
"Non ci parliamo mai, mentre noi ci vediamo quasi tutti i pomeriggi. Mi è sembrato più logico chiedere a te, ma se non puoi.."
"No, tranquillo. Seguimi" dissi, incamminandomi verso casa.

"Non ci capisco nulla" esclamò il ragazzo, lasciando cadere il libro sul tavolo. Stavo cercando in tutti i modi di fargli capire l'argomento, ma a quanto pare spiegarlo era molto complicato. Eravamo nella mia stanza, Danny era seduto alla scrivania e io ero in piedi accanto a lui.
"Niente, non riesco a concentrarmi" sospirò.
"Qualcosa non va?" gli chiesi. Era strano chiedergli una cosa del genere, perché nonostante ci vedessimo ogni giorno non ci conoscevamo per nulla. Non sapevo nulla di lui, dei suoi interessi, della sua famiglia..
"No, tranquilla, va tutto bene" rispose lui, passandosi una mano tra i capelli. Ma stava mentendo. Decisi di non insistere, aveva i suoi motivi per non parlarne e di certo non mi andava di intromettermi più di tanto.
"Va bene" risposi. "Proviamo ad usare gli schemi, magari i concetti ti saranno più chiari" dissi. Andai vicino alla libreria, cercando qualche foglio pulito da poter utilizzare. Poi, ad un tratto, qualcuno suonò alla porta.
"Aspettavi visite?" mi chiese il ragazzo.
"No. Puoi andare ad aprire? Sarà sicuramente Kira, o qualcuno dei ragazzi"
Danny si alzò e scese al pianterreno per andare a vedere chi era.
Fu quando il ragazzo era vicino alla porta che capii chi fosse la persona dall'altro lato. Cercai di chiamarlo, di dirgli di non aprire, ma ormai era troppo tardi. Corsi fuori dalla stanza e mi precipitai all'ingresso scendendo due scalini alla volta. Quando arrivai Danny aveva appena aperto, e sentii il suo cuore battere all'impazzata davanti all'omega che lo guardava famelico.


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Ebbene sì, il nostro amichetto solitario è tornato.
Vi ricordo di passare a leggere la mia nuova storia, Take Shelter: mi sto impegnando tanto a scriverla, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.
Se non andate a leggerla, vi mando l'omega a casa.

Domanda del giorno: Che fine farà Danny?

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