RIVELAZIONI

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Stropicciai gli occhi e feci uno sbadiglio, mi sentivo intorpidita. Una scia di luce leggera illuminava il mio viso. Ero intrappolata nella morsa dell'abbraccio di Buschini che, considerando la cadenza del suo respiro, dormiva ancora a pieno sonno. Sorrisi beatamente: riposare tra le sue braccia era stata la cosa più bella della mia vita.

"Carmine..." gli sussurrai, girandomi verso di lui e accarezzandogli il mento. Sembrava un bambino indifeso, l'espressione angelica, le sopracciglia lunghe posate sulle guance fini e le labbra leggermente sporte, quasi fossero in attesa di un bacio. Avrei potuto osservarlo dormire per l'eternità, solo che era tardi, era quasi spuntata l'alba, dovevo ritornare a casa prima che i miei genitori si fossero accorti della mia assenza. Cominciai a baciargli il collo, la mandibola, le guance, e poi le labbra. Quando toccai quest'ultime ebbe un piccolo fremito. Si svegliò.

"Che bel risveglio" mi sussurrò sulla bocca, la voce ancora impastata dal sonno.

"Devo tornare a casa, ho paura che i miei si sveglino e non mi trovino"

"Ma che ore sono?"

"Non lo so, è quasi giorno" Carmine prese il cellulare dalla tasca del cappotto e guardammo lo schermo: erano le cinque. Se tutto filava liscio la sveglia di mio padre sarebbe suonata alle sei. Ce la potevo fare.

"Dai forza andiamo" lo presi per il braccio, ci alzammo insieme e scendemmo dal castello.

Passeggiammo velocemente e tenendoci per mano, poi quando arrivammo finalmente sotto casa mia lo salutai.

"Mi prometti che mi ci porterai ancora lì?"

"Tutte le volte che vorrai" lo baciai un'ultima volta e poi salì. Fu davvero poco divertente dover entrare in casa, spogliarsi, mettersi il pigiama e infilarsi nel letto facendo finta di aver dormito tutta la notte. Per qualche minuto vissi il panico che i miei genitori mi sentissero. Però andò tutto bene, unico effetto collaterale le due profonde occhiaie che mi si formarono, quasi fossi stata presa a pugni da un giocatore di boxe.

I giorni seguenti passarono piuttosto bene, ero serena e priva di grandi pensieri. Carmine veniva a prendermi a scuola ogni giorno, avendo orari diversi dai miei, e mi riaccompagnava a casa. Papà spesso si affacciava al balcone per vederci arrivare. Alla fine lui e Carmine cominciarono a salutarsi, non conoscendosi neanche. Ero sicura che il momento giusto sarebbe arrivato da solo.

Quasi ogni pomeriggio ci vedevamo al parco, ci siedevamo nel castello, nell'angolino in cui ci eravamo addormentati la prima volta, e parlavamo, ridevamo, ci baciavamo...o ci stringevamo solamente. A noi bastava questo. Mi bastava solo la sua presenza affianco per sentirmi a posto.

L'equilibrio che si era creato nelle nostre vite si ruppe all'improvviso, una sera. Io, Carmine e la nostra solita comitiva di amici decidemmo di andare in un locale. Ballammo, mangiammo poco e bevemmo molto. Noi ragazze ci limitammo alla birra e qualche drink leggero, che comunque mi resero brilla. Mentre i ragazzi ci andarono giù con la vodka liscia, pesantemente. Quello che ebbi modo di notare fu che Carmine era poco raccomandabile da ubriaco: diventava irascibile, e troppo disinibito. Dopo aver ballato fino a farci dolere i piedi, andammo via barcollando, ridendo e urlando come pazzi e decidemmo di andare alla piscina dell'amico di Carmine per farci passare la sbornia. Non potevamo tornare a casa in quelle condizioni. Lì accadde quello che non doveva succedere. Carmine era davvero messo male: aveva bevuto da fare schifo e non riusciva neanche ad articolare parole di senso compiuto. Lui e gli altri ragazzi decisero di andare in bagno a sciaquarsi la faccia per riprendersi, e così fecero anche le ragazze, che raggiunsero la toilette per aggiustarsi un po'. In piscina rimanemmo solo io e Luca, i due che avevano bevuto di meno.

"Sei la mia migliore amica e non mi dici più nulla" mi disse all'improvviso. Mi colpì il suo tono di voce: era proprio deluso.

"Sei tu che non mi contatti spesso" cercai di difendermi.

Quando la realtà supera i sogni ||Carmine Buschini||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora