VIENI CON ME

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Passarono tre settimane da quella sera. Sara mi vide tornare abbracciata a Carmine e mi promise che non avrebbe detto nulla ai nostri genitori finchè non gliene avrei voluto parlare io. Ci voleva lui per trovare per la prima volta l'appoggio di mia sorella, dopo quindici anni.

In tutti i modi ne parlai ai miei, una sera, a cena.

"Ho cominciato a vedermi con un ragazzo" avevo già previsto la reazione dei miei genitori e infatti non mi stupii di ritrovare una faccia contrariata e infastidita da mio padre e una curiosa da mia madre.

"Ah si? Da quando?" domandò papà. Il suo tono era da caricatura, lo usava sempre quando era nervoso.

"Due settimane e mezzo circa"

"Quindi tutte le volte che ci dicevi che uscivi con le tue amiche non era vero ma ti vedevi con lui?" si stava inquietando. Immaginavo avrebbe reagito così, soprattutto lui. In fondo avevo mentito e una sgridata me la meritavo.

"Non ogni volta" prima che mio padre sbottasse definitivamente mia madre lo guardò, scrupolosa e attenta a prevenire il peggio e l'indesiderato. Il suo sguardo diceva: "Calmo, non agitarti subito. Non è stato corretto il suo comportamento, ma vista la sua età e vista la situazione cerchiamo di comprenderla". Avevo sempre apprezzato mia madre per la sua tranquillità d'animo e la sua apertura mentale. Cercava sempre di mettersi nei miei panni e infatti con me non ne sbagliava mai una. Anche quella volta la ringraziai infinitamente.

"Giulia, lo sai che dovevi dircelo. Non devi mai mentire è la cosa che ci dà più fastidio e ci fa perdere la nostra fiducia in te"

"Lo so mamma, mi dispiace. Avevo paura"

"Non ci dire più bugie altrimenti non esci più" annuì e abbassai lo sguardo. Avevano ragione da vendere.

Tuttavia gioii internamente, il discorso stava andando meglio di quanto avessi pensato.

"Possiamo sapere qualcosa su questo ragazzo?" eh si, non mi avrebbero mai creduto.

"Ha diciotto anni e frequenta lo scientifico. E' amico di un amico di Gianmarco. Ci siamo conosciuti al ristorante giapponese una sera"

"E come si chiama?"

"Carmine Buschini" rimasi scioccata dalla paradossale indifferenza dei miei genitori. Erano ovvio curiosi di sapere più informazioni possibili sul ragazzo, ma quando citai il nome "Carmine Buschini" in loro non ci fu nessuna reazione particolare. Non guardavano Braccialetti Rossi in tv, figuriamoci se conoscevano i nomi degli attori. Ora come glielo dicevo?

"Avete presente Leo di Braccialetti Rossi? La fiction che guarda sempre Sara?"

"Si ma cosa c'entra ora?"

"E' lui" l'espressione che dipinse i volti di entrambi i miei genitori in quell'istante fu un qualcosa che non dimenticherò per il resto della mia vita.

"E poi che hanno detto?" Carmine non la smetteva di ridere. Gli stavo raccontando cosa era successo la sera prima a cena. Si stava facendo le migliori risate.

"Tu ridi perchè me la sono dovuta vedere io nello spiegare la faccenda" gli dissi saccente, dandogli però un buffetto giocoso sulla spalla.

"Avresti preferito che mi presentassi direttamente a casa tua?"

"Meglio di no" pose fine alla discussione catturandomi le labbra in un bacio. Mi strinsi a lui utilizzando la presa che avevo sul suo cappotto e lui mi mise una mano sulla guancia per approfondire il contatto. Ero seduta sulle sue gambe, accovacciati insieme su una panchina del giardino del suo complesso. Ci vedevamo spesso lì negli ultimi giorni. Avevamo trovato un angolino dove stare in pace senza il timore di essere visti da qualcuno. Sarei stata con lui anche nel posto più inverosimile della terra, solo che lì, attorno al prato, con gli alberi di pini a farci ombra e il leggero cinguettio degli uccelli primaverili a rompere il silenzio, si stava veramente bene.

Quando la realtà supera i sogni ||Carmine Buschini||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora