Pettegolezzi

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Varcando la porta scorrevole dell'aeroporto, l'aria pesante e umida mi colpì.
Questo non mi era mancato.
Per fortuna l'afa di agosto era passata, a settembre si respirava già di più.

Ci dirigemmo verso la macchina, parcheggiata poco distante, e mentre mia madre andava a pagare il biglietto del parcheggio io presi le chiavi, caricai le valigie e presi posto nel sedile del guidatore.
Ah, quanto mi era mancato guidare!

Mia madre mi raggiunse e occupò il posto affianco al mio con un sorriso sulle labbra, come per dire non cambierai mai.

"Ma sì invece, mamma, sono molto cambiata."  Avrei voluto gridare. "Ma non voglio riempirti il cuore con quello che ho passato.
Non hai bisogno di sapere, ti rattristerebbe.
Preferisco che tu creda che io abbia già dimenticato, che in fondo non era così terribile e che mi siano bastati un paio di mesi per gettare tutto alle spalle."

Una stretta al cuore.

Basta. Ora non volevo pensarci.
Misi in moto l'auto ed uscii lentamente dal parcheggio.
Una volta in autostrada, iniziai ad accelerare. Sapevo che mia madre aveva paura dell'autostrada, perciò l'anticipai e le dissi di stare tranquilla.
Lei mi sorrise, un po' sollevata.

La guardai con la coda dell'occhio: erano passati nove mesi, ma non sembrava invecchiata, anzi.
La vedevo più bella, più serena.
Forse era quel filo di trucco che prima non metteva, o forse aveva meno pensieri per la testa e la perenne ruga che aveva nella fronte ogni volta che qualcosa la preoccupava era sparita.

Iniziò a raccontarmi le solite cose, ad aggiornarmi sulle novità del paese.
Ero lontana anni luce da quella realtà, ma era così impegnata a descrivermi ogni dettaglio che la ascoltai interessata.
- Ah, la ragazza che abita nel condominio sopra il macellaio è incinta!
- Oh, i vicini si sono separati: sembra che il marito la tradisse da anni con la tabaccaia. Dicono che quando la moglie l'ha scoperto gli abbia preparato la valigia in tutta fretta e, dalla sera al mattino, il poveretto si sia trovato senza casa.

"Poveretto mica tanto, pensai, nessuno gli ha detto di essere infedele. Non sopporto l'infedeltà, è una delle cose peggiori che possa esistere.
E chi ha amato, amato davvero...
Basta Juliet!" 
Mi sforzai di tornare alla realtà.

In quel momento la mia cara mamma stava raccontando della nuova apertura di un Wok Sushi nel nostro paesino.
Certo, era una grande novità, in un paese dove bisognava percorrere 25km per trovare un McDonalds.
Tuttavia, una cosa non capivo: in una zona come la nostra, dove alcuni sindaci avevano vietato l'apertura di ristoranti di kebab al fine di "promuovere la cucina nostrana" (ecco un altro motivo per il quale non tornavo così spesso a casa, per non sentire stupidaggini simili...), come mai ora lasciavano aprire un ristorante cinese-giapponese?
Ah certo, i ristoranti cinesi guadagnavano bene.
Alla faccia della difesa della nostra cucina tradizionale...

Un'ora dopo, stavo entrando nel mio paese: ecco la piazza, la Chiesa, l'edicola.. Nulla era cambiato.
Ah, qualcosa sì. Avevano trasferito la farmacia due edifici più in là: ora, era molto più spaziosa...

Sembrava che il tempo non intaccasse la vita dei cittadini, la quale procedeva a rilento: l'apertura del Wok Sushi aveva destato chiacchiere per un mese, ogni pettegolezzo dava vita ad intrecci totalmente fantasiosi ed inesistenti: il protagonista si trovava, a sua insaputa, al centro di un romanzo. In un paese così, si poteva fare poco senza che la gente sputasse il proprio giudizio, non richiesto e spesso severo: una gonna troppo corta, una chiacchiera in più col marito dell'amica erano musica per le orecchie delle malelingue.

Avevo lasciato tutto questo dietro di me, ma questa era casa mia.

E mi sentivo così fuori luogo.

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