Capitolo 2

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La mattina dopo non sentii il corno che suonava, e mi dovette svegliare Andrea scuotendomi la spalla. Senza spiccicare parola, scesi dal letto e mi vestii. Poi, in fila, andammo in mensa a fare colazione.
-Sei sempre così loquace al mattino?- chiese Andrea, seduto vicino a me. Non mi presi neanche la briga di aprire la bocca. Annuii, e lui si mise a ridere.
Finita la colazione, ci spiegò il programma di quel giorno. Al mattino avremmo fatto tiro con l'arco e dopo pranzo combattimento e canoa.
Marco mi salutò con un sorriso e cercò un arco che mi andasse bene. Mi mise una faretra piena di frecce in spalla e mi spiegò che posizione adottare per utilizzare l'arco e come lanciare le frecce. Forse dovrei spiegare: nel bersaglio ci sono cinque colori sistemati a cerchi concentrici; dall'esterno verso l'interno i colori sono bianco, nero, azzurro, rosso e giallo. Io, al primo colpo, presi l'azzurro, molto vicino al rosso.
-Ottimo come primo tiro- la voce di Marco mi spaventò, presa com'ero a fissare la freccia che avevo scagliato. Mi girai e vidi Percy dietro di me che mi fissava sbalordito. -Come hai fatto?
Io mi misi a ridere, ricordandomi che lui era una frana nel tiro con l'arco. Probabilmente il massimo che avrebbe mai ottenuto sarebbe stato il nero.
-Dai- mi incitò Marco. -Riprova.
Presi la seconda freccia dalla faretra. Nel farlo notai che anche Andrea e Chirone mi stavano osservando, e inizia ad agitarmi. Cercai di mirare più in basso per centrare il bersaglio, ma mandai la freccia troppo in basso e centrai il nero. Mi fecero continuare a provare e due volte centrai il rosso, molto vicino al centro giallo.
Dopo pranzo ci spostammo nell'arena e Percy ci fece da istruttore, con Annabeth che lo aiutava per le dimostrazioni. Ci mostrò alcuni colpi base e ce li fece provare, prima sui manichini e poi a coppie. Visto che non conoscevo nessuno, Andrea si offrì di stare con me. Era bravo, anche se non aveva niente a che fare con Percy e Annabeth, che duellavano a una velocità impressionante. Dopo pochi minuti mi ritrovai bagnata fradicia, ma riuscii a disarmare Andrea due volte. Alla terza lui mi guardò sbalordito e chiamò Percy. Lui arrivò subito e ci fece combattere. Per la quarta volta, lo disarmai facilmente.
-Annabeth, prova tu- propose Percy. Oddei, no, pensai.
-Vacci piano- la avvisai.
-Farò come devo.
Percy ci diede il via e iniziammo a combattere, ma Annabeth riuscì a disarmarmi dopo pochi minuti.
-Impressionante- constatò Percy.
-Cosa?- dissi io col fiatone. -Mi ha disarmata facilmente.
-È normale, Annabeth qualche volta riesce a battere persino me- mi fece notare lui. -È strano che tu sia durata così tanto! Hai un talento. Andrea, domani la faccio allenare io a parte.
Lui acconsentì con un cenno della testa.
-Adesso tutti al laghetto delle canoe, su.
Meno male, perché quella spada non era ben calibrata e pesava troppo per me. Mentre ci avviavamo verso il lago, Percy mi si avvicinò.
-Hai un talento con la spada, ma quella non andava bene per te. Domani te ne cercherò una più piccola e leggera, e se non c'è chiederò a un figlio di Efesto di forgiartene una.
-Grazie.
-Figurati. Adesso vediamo come te la cavi a remare- conclude facendomi l'occhiolino.
Dopo averci spiegato come guidare la canoa, ce ne assegnò una ciascuno e ci fece salire, poi lui si mise davanti al gruppetto delle canoe e ci disse di seguirlo. Alcuni andavano al contrario, e in tre o quattro si rovesciarono. Io, invece non avevo nessuna difficoltà a seguire Percy, e ben preso divenni la prima della fila. Lui si fermò qualche minuto per permettere a chi si era perso di tornare e io non resistetti. Mi allungai e toccai l'acqua. Di colpo, il dolore alle braccia per aver tenuto la spada prima, e per aver remato poi, sparì. Il mio cuore perse un battito, ed ebbi quasi la tentazione di avvicinarmi a Percy, rubargli la penna dalla tasca e tagliarmi il braccio con la spada per vedere se l'acqua mi avrebbe guarita. Ma non lo feci. Non dissi nemmeno a Percy che l'acqua mi aveva rinvigorita, per paura di sbagliarmi e fare una figuraccia.
-Oh, ma guarda, c'è la novellina!- era la voce di Clarisse. Aveva preso una canoa e si stava dirigendo verso di me di gran carriera.
-Clarisse, non credo che vorresti farti un bagno- disse Percy.
-Io no, ma lei nemmeno- ribattè Clarisse indicandomi.
Non mi ero neanche accorta che si fosse avvicinata così tanto a me, ma toccò la punta della mia canoa e questo servì a farla ribaltare. E io finii in acqua. Nuotai verso l'alto e, mentre lo facevo, mi avvicinai alla canoa di Clarisse. Mi ci aggrappai e anche lei cadde in acqua. Mi voltai verso Percy, aspettandomi che si avvicinasse a me per aiutarmi a risalire sulla canoa, ma lui mi stava fissando, sbalordito.
-Cosa c'è?- gli chiesi io.
-C'è che credo che tu sia mia sorella- rispose lui balbettando.

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