-Cosa? Perché?
-Sei asciutta.
Me ne resi conto solo in quel momento. In effetti non avevo i capelli attaccati alla faccia e nemmeno la maglietta. Ero perfettamente asciutta.
-La lezione è finita!- urlò Percy. -Tornatevene tutti a riva.
-Nuota fino a riva sott'acqua e dimmi se respiri, alla canoa ci penso io- mi intimò poi lui. E così feci. E respiravo. Respiravo sott'acqua. Arrivai a riva e uscii, senza una goccia d'acqua addosso.
-Allora?- mi chiese Percy. Intanto Andrea si era avvicinato. -Respiri?
Annuii.
-Porca puttana!- esclamò Andrea. -Sei figlia di uno dei pezzi grossi!
-Sì- disse Percy. -Ma perché mio padre non l'ha riconosciuta né ieri né adesso?
-Te la farò pagare, novellina- mi sussurrò Clarisse all'orecchio, bagnata fradicia, e se ne andò.
-Magari la riconoscerà stasera- ipotizzò Andrea.
-Vieni, Marty. Andiamo da Chirone.
Lo trovammo nella terrazza della Casa Grande che giocava a carte con il Signor D.
-Ah! Perry Johnson!- esclamò il signo D. -E questa bella signorina chi è?
-È la ragazza di cui abbiamo parlato ieri, signor D, Martina- gli spiegò Chirone. -Come mai siete qui, comunque?
-È appena caduta nell'acqua- disse Percy. -E come puoi vedere è asciutta. Respira sott'acqua. Chirone, è mia sorella! È figlia di Poseidone.
-È stata riconosciuta?
-No- intervenne Andrea. -È questa la cosa strana.
-Allora per adesso dovrà rimanere nella undici. Non possiamo farla trasferire da te, Percy, finché vostro padre non la riconoscerà.
-Quindi tu saresti un'altra figlia del vecchio Barba d'Alghe?- volle sapere il signor D. -Poverina.
-Andate adesso, dopo cena ci sarà la caccia alla bandiera.
Tornammo verso le capanne. Ero un po' frastornata, lo ammetto. Sfido io, avevo appena scoperto di essere figlia di Poseidone, il dio dei mari, e di essere la sorella del mio idolo -fino a ieri inesistente- Percy Jackson!
-Che ore sono?- chiese Percy.
-Boh, saranno le cinque, cinque e mezza- risposi io guardando il sole. Mi avevano insegnato a capire l'ora in base alla posizione del sole in quarta elementare, e fu una delle poche cose che mi insegnarono a scuola che probabilmente ricorderò per tutta la vita, perché è veramente molto utile.
Percy si girò a guardarmi. -Ti va se ci alleniamo con la spada fino a prima di cena? Stasera vorrei che girassi insieme a me, visto che io e la casa di Ermes saranno alleate stasera, e non voglio che ti trovino impreparata, anche se potrei proteggerti benissimo. Insomma, vorrei che dessi un vero contributo alla squadra, anche se sei arrivata ieri.
Annuii.
-Percy!- la voce di Annabeth ci giunse da lontano. Quando arrivò correndo da noi, con il fiatone disse: -Chirone mi ha parlato... di Martina.
Mi guardò, e io abbassai lo sguardo. Mi sentivo quasi in colpa per non essere stata riconosciuta.
-Vieni ad allenarti con noi, Annie?- chiese Percy.
-Sì, se non mi chiami più così.
-Andre, vieni anche tu?- domandai io. Non volevo essere il terzo incomodo.
-Se vuoi sì.
-Andiamo allora!- ci incitò mio fratello.
Ci mostrò parate e steccate, affondi e mosse di disarmo. La spada non era quella giusta, ma Percy mi consigliò di bagnarmi la testa con un po' d'acqua e andò meglio, la spada non era più così pesante. Andrea sembrava impegnarsi molto di più e in effetti mi disarmò parecchie volte. Duellai una volta con Percy, ma non ci fu gara. Lui aveva sei anni di allenamento alle spalle e quattro anni in più di me.
Dopo cena, Chirone ci radunò al limitare del bosco.
-Le regole sono sempre le stesse- gridò il centauro per farsi sentire da tutti. -Vietato ferire e uccidere, tutti gli oggetti magici sono permessi. Oggi la squadra blu è composta dalle case di Poseidone, Atena, Ermes ed Efesto e detiene la vittoria, quella rossa da Afrodite, Ares, Apollo, Demetra, Dioniso e Zeus. Avrete dieci minuti per dividervi poi suonerò tre volte il fischietto per far iniziare la partita. Pronti? Andate!!
Percy mi prese per mano e mi trascinò nel folto della foresta. Correva velocissimo, se non mi avesse tenuto probabilmente non sarei riuscita a stargli dietro, e Andrea fece molta fatica. Quando finalmente ci fermammo, chiesi: -Allora, Annabeth, qual è il piano?
-La nostra bandiera è più a est, e supponiamo che quella degli avversari sia a nord. Noi attaccheremo, quindi adesso io metto il mio cappello dell'invisibilità e faccio un giro di perlustrazione per cercare la bandiera e vedere chi c'è alla sua difesa. Voi aspettate qui e vedete se arriva qualcuno a darci una mano, e se riuscite mettete KO qualche avversario.
-Vietato ferire, no?- le ricordai. Lei sorrise.
-Questa- mi spiegò. -È una regola che non segue nessuno.
Si infilò il berretto degli Yankees e sparì.
-Chirone ha nominato anche la casa di Zeus, prima- feci notare a Percy. -C'è anche Jason?
-Sì, lui e Piper sono arrivati prima di cena.
-Ah, ok. Non li ho notati prima.
Mi sedetti su una pietra di fianco ad Andrea, ma dopo poco sentimmo i cespugli muoversi e qualcuno che stava chiaramente correndo. Ci alzammo di colpo e tirai fuori la spada, ma non ne ebbi bisogno. Era Silvia che correva verso di noi.
-Uno dei fratelli di Annabeth mi ha detto di raggiungervi che erano già in tanti in difesa. In realtà credo che pensasse che sarei stata solo un peso e mi ha scaricata a voi- concluse con una punta di amarezza nella voce. Era carina, per essere una figlia di Efesto. Aveva i capelli lunghi e castani legati in una treccia a spina di pesce e due grandi occhi verdi. Era anche piuttosto alta, poco meno di Andrea.
-Tranquilla, uno in più non fa mai male.
Annabeth si materializzò dal nulla con un gran sorriso sulla faccia.
-Quelli di Ares sono stati molto stupidi. Hanno messo la bandiera proprio attaccata al fiume, ma ci sono Jason, Clarisse e qualcun'altro di Ares di guardia. Sono parecchi ma sembrava che non si aspettassero un attacco, almeno non uno frontale. Jason stava volando annoiato lì sopra.
Il ghigno di Percy quasi mi spaventò. -Sorellina, è ora di far vedere a papino i tuoi bei poteri da semidea. Andiamo.
-Aspetta Percy- lo fermò Annabeth. -Cosa intendi fare?
-Esattamente quello che non si aspettano. Un attacco frontale. Tu, Andrea e Silvia vi occuperete di quelli di Ares, io e Martina di Jason.
Lo guardai. -Ehm... Jason, io? Ne sei proprio sicuro?
-Sì. Lui non ti conosce, potresti farlo parlare e distrarlo, io lo prenderò da dietro. Prima, però, dovrai combattere contro quelli di Ares per fargli vedere di che pasta sei fatta, senza fargli notare che sei figlia di Poseidone. Possiamo andare adesso?
Annabeth sembrava un po' perplessa, ma non disse niente, si infilò il suo berretto e sparì. Questa volta Percy corse molto più piano e in modo più silenzioso, per non mettere sul chi va là gli avversari. Quando fummo così vicini da riuscire a vedere la bandiera, mi guardò e mi fece un segno come per dire "faccio il giro da dietro". E sparì fra gli alberi. Io, Andrea e Silvia ci guardammo a vicenda, poi partimmo alla carica. Vidi Jason che veniva verso terra e mi avventai verso uno di Ares. Feci molta fatica perché non mi ero bagnata prima di partire, ma riuscii comunque a batterlo, ferendolo su una spalla e al fianco. Vidi Clarisse che combatteva contro Annabeth poco più in là e Andrea e Silvia contro altri tre avversari, due lui e uno lei. Mi girai e mi trovai davanti a Jason.
-E tu chi sei?- mi chiese sorpreso. -Non ti ho mai vista.
-Sono arrivata ieri. Mi chiamo Martina.
-Forse ci andrò piano con te, allora.
E mi attaccò. Era più o meno allo stesso livello di Annabeth con la spada, e per pochi secondi dovetti concentrarmi molto per non essere ferita. Lui probabilmente capì che me la stavo cavando un po' troppo bene, ma io stavo arretrando per entrare con i piedi nell'acqua. Quando vi riuscii mi sentii subito molto meglio. Gli sorrisi.
-Ho sempre sognato batterti, sai Jason Grace?
Lui fece una smorfia sorpresa. Si alzò in volo, ma io sentii una stretta alla bocca dello stomaco, e l'acqua si raccolse sotto i miei piedi e creò un'onda in grado di tenermi in piedi alla sua stessa altezza. Lui mormorò qualcosa che somigliava molto a "Jackson" e cercò Percy lì intorno con lo sguardo, ma io risi.
-Non ti scomodare a cercare Percy. Sono io.
Notai che dietro Jason, tutti ci stavano osservando, da Clarisse che si teneva un braccio da cui sgorgava sangue a Silvia che mi fissava con gli occhi sbarrati. Non vidi, però, Percy, così tornai a concentrarmi sull'avversario, che aveva una faccia concentrata e allo tempo stesso infastidita, probabilmente per il fatto che una novellina stesse combattendo così contro il grande figlio di Giove.
Al diavolo, pensai, e provai una tecnica di disarmo che mi aveva appena insegnato Percy. Funzionò. La spada di Jason volò via, e lui si ritrovò con la punta della mia alla gola. Alzò le mani in segno di resa. Tornammo entrambi a terra e io riposi la spada nel fodero. Percy comparve da dietro il cespuglio con un gran sorriso sulle labbra. Alzò entrambi i pollici.
-Non sei venuto ad aiutarmi- notai con un leggero disappunto.
-Non ne avevi alcun bisogno- rispose Annabeth al posto suo. -Direi che tocca a te portare la bandiera rossa in base.
La sfilai dal terreno e mi avviai verso est, con Andrea, Percy, Annabeth e Silvia al seguito che mi guardavano le spalle. Arrivammo in fretta. I difensori della nostra squadra stavano combattendo con un paio di nemici, ed esultarono quando ci videro. Chirone arrivò al galoppo e iniziò a battere le mani, e tutti gli altri seguirono il suo esempio. Diventai tutta rossa. Ero molto timida e non mi piaceva stare al centro dell'attenzione in quel modo.
Chirone ci fece andare a dormire subito, visto che era piuttosto tardi, e quando gli passai di fianco mi rivolse un sorriso che forse avrebbe voluto essere comprensivo, ma che servì solo a farmi arrabbiare. Dopo tutto quello che avevo fatto, possibile che quel cretino di mio padre non mi avesse riconosciuta? Mi sentii subito in colpa per quello che avevo pensato. In fondo, aveva aiutato spesso Percy in battaglia, e non avrebbe nemmeno dovuto, non era tenuto a farlo. Posai la spada e l'armatura nell'armeria, poi andai alla capanna undici, mentre molti ragazzi mi davano pacche sulle spalle in modo amichevole.
Mi cambiai in fretta e mi infilai subito sotto le coperte. Ero esausta!
-Marty?- sussurrò Andrea.
Mi voltai verso di lui con la testa. -Sì?
-Sei stata davvero forte prima, al fiume. Mi dispiace che tuo padre non ti abbia riconosciuta, ma volevo avvisarti. Ho la brutta sensazione che non rimarrai al campo ancora molto a lungo. Ma hai la mia assoluta stima.
Rimasi in silenzio per un po' dopo quelle parole. -Grazie- dissi sorridendo.
Lui sembrava un po' in imbarazzo dopo quello che aveva detto, ma per non peggiorare la situazione feci finta di non essermene accorta.
-Be', allora buonanotte- mi augurò dopo qualche secondo di silenzio.
-Buonanotte- mormorai io in risposta.
Non mi ero mai addormentata così velocemente. E mai avevo avuto un incubo come quello.
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Incroci
FanfictionMartina è una ragazza come tante altr... No, riformulo. Martina è una ragazza problematica. È stata espulsa da tutte le scuole ed è stata adottata da cinque famiglie diverse. Ma lei si sente a suo agio solo quando legge. Da buona lettrice, capisce s...